Coloriamo di verde

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Bussai timidamente e dopo un grugnito l'assenso, tirai giù la maniglia.

"Tristan?" lo chiamai, e lui alzò la testa dal libro.

Era seduto sulla sedia della scrivania, e mi dava le spalle. Quando lo raggiunsi gli posai una mano alla base del collo e mi chinai per lasciargli un piccolo bacio sulla guancia.
Lui si irrigidì appena, ma poi si rilassò mentre gli porgevo un bicchiere pieno d'acqua e una scatolina bianca.

"Tieni, Mariam ha detto di dartene una a quest'ora"

Lui scartò una pastiglia e se la portò alla bocca con fare elegante, nonostante vedessi bene quanto si fosse innervosito da quello che avevo appena fatto.

"Non mi piace che tu faccia tutto questo per me, lo sai"

Lo sapevo, ma non mi importava.
Scossi la testa.

"A me sì, invece. E poi sai che Zia Beryl ti ha affidato a me per questa sera mentre lei e Mariam sono alla cena dei Williams"gli ricordai. "Non voglio essere da meno a questo compito"

Alzai le spalle, e lui mandò giù la pastiglia con un sorso d'acqua.
Trattenni il respiro quando vidi il suo pomo d'Adamo andare su e giù e i suoi occhi che mi guardavano penetranti.
Mise giù il bicchiere e guardò scoraggiato i quaderni e i libri sopra la scrivania.

"Hai molto da fare?" chiesi con una punta d'amarezza. Speravo di passare un po' di tempo con lui, quella sera.

"Parecchio, in realtà. Passare quasi un mese in ospedale non mi ha risparmiato tutti i compiti che hanno svolto in classe" Scosse la testa e si massaggiò le tempie. "Penso che impazzirò"

Gli strinsi le spalle con le mani e mi chinai a sussurrargli all'orecchio:
"Puoi fare una pausa, se vuoi"

Lui girò la testa e mi guardò attraverso i capelli.
Lo scorsi alzare un sopracciglio e sorridere assottigliando gli occhi.

"Probabilmente hai ragione"

E prima che potessi rispondere, mi ritrovai distesa sul letto con lui sopra che mi carezzava con un sorriso malizioso che non gli avevo mai visto fare.

Risi e lui si posizionò di fianco a me, mettendo i gomiti i lati della mia testa.
In quella posizione, sarebbe bastato un nulla per far combaciare le nostre labbra.

Ed è proprio quello che fece Tristan, quando mi catturò la bocca e mi baciò con lentezza.
Il mio cuore scalpitava, letteralmente.
Lo sentivo battere nella cassa toracica come una stella cadente in preda alla smania di volare.

Tristan si muoveva lento e io non potei  fare altro che assecondare ogni suo movimento, venerando la sua bocca.
Lui sospirò, e i nostri fiati si mischiarono. Quella volta glielo dissi.

"Adoro quando sospiri così" sussurrai sfiorando le sue labbra morbide.

Sorrise e mi prese una guancia con la mano fredda.
Ogni parte di me si gelò a quel tocco e un brivido dolce e pungente mi salì per la spina dorsale.
Si spinse su di me e mi baciò ancora e ancora. Entrambi avevamo gli occhi socchiusi.

Rotolammo di fianco, e io fui sopra di lui.
Tristan mi morse il labbro inferiore e lo succhiò con un lentezza.
Gli afferrai le spalle e lo strinsi a me come avevo fatto quella notte in mezzo alla pioggia.

Lo strinsi come quando c'era solo il sole di una finestra d'ospedale ad illuminare le nostre anime rotte e a brandelli.
Come quando gli diedi quel bacio silenzioso mentre dormiva, ma che urlava di dolore e di un amore mai provato.

Lo amai come mai avrei pensato di amare qualcuno, e come mai avrei pensato si potesse amare qualcuno.

Lo amavo già da prima di quella notte, solo che ancora non lo avevo detto a me stessa.
Lo amavo da molto prima di sapere che volesse dire amare una persona.

E quel giorno, bagnati dalle lacrime di un cielo che piangeva solo per noi, io lo strinsi come avevo sempre fatto e in un modo che mai avrei potuto replicare.

Lo amavo tra baci, carezze, schegge e cicatrici.
Amavo ogni frammento del suo corpo frantumato e della sua fragile anima.

Perché se non fosse mai arrivata quella notte, io non avrei mai creduto che si potesse arrivare a tenere ad una persona in un modo così completo.

Perché non capisci il vero valore delle cose, finché non le perdi davanti ai tuoi occhi, vero?

Avevo capito di aver avuto Tristan nell'esatto momento in cui credetti di averlo perso per sempre.
E allora lo urlai, lo gridai.

Perché?
Perché ti sei lasciato andare?
Perché mi stavi abbandonando?
Perché, Tristan?

Nell'istante un cui una goccia cadde dalla mia guancia e scivolò nella sua, lui fermò il bacio e mi allontanò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
Ma io tornai a stringerlo con forza, premendo il naso sul suo petto e affondandoci il viso.

Lo strinsi perché non lo avrei più lasciato.
Mai più.

"Perché lo hai fatto, Tristan?" inveii, con il cuore a pezzi.

Non volevo che sentisse il peso che mi portavo dentro da quella notte, ma lui aveva già capito tutto.

In effetti, lui aveva un pezzo del mio cuore, incastrato nel suo.
E io ne avevo uno del suo.

Nel momento in cui i nostri petti si erano sfiorati la prima volta, lui aveva capito tutto di me.
Aveva preso tutto di me.
E io non volevo riprendermelo.

"Mi sentivo bene" sibilò. "Grazie a te, Eileen. A te, e a nessun altro". Mi afferrò il viso e mi stampò piccoli baci umidi sulle guance. "Nulla faceva più effetto se non tu, Eileen, che eri la mia salvezza. Ho smesso di prendere i farmaci, ho smesso di credere che un giorno sarebbe andato meglio perché tu eri il mio presente e io non desideravo altro che vivere il momento con te"

Arrivò alla mia bocca e mi baciò con tutto il dolore che aveva in corpo.

Con tutto il petrolio che aveva dentro il suo cuore nero, con le crepe di un'anima che lo aveva guardato cadere, invece di aiutarlo a reggersi.

Ma mi baciò anche con tutta la dolcezza che aveva tenuto sotto chiave per anni, con tutta la luce di quegli occhi azzurri che vedevano tutti ma che possedevo solo io.

E io ricambiai, come aveva fatto lui stringendomi la mano quella mattina all'ospedale, quando la luce dei miei occhi tornò a brillare.

E poi risi, davanti a tante emozioni una dopo l'altra.
Risi perché era stupido ridere davanti ad una tale confessione.
Risi perché le lacrime sarebbero scese a dirotto, altrimenti.

"Anche io voglio vivere il momento con te, Tristan" mormorai in preda ai suoi baci. "Lo voglio, più di qualsiasi altra cosa"

Ti voglio, più di chiunque altro

Si picchiettó la mano bianca sul torace, e fece segno con la testa.

"Vuoi anche questo cuore rotto?" chiese. "Posso sporcarti di petrolio, e giuro di provare a ripulirti, se mai accadesse. Ma quando sarà tutto finito, Eileen, quando finalmente staremo bene, coloreremo tutto di verde, ricordi? Quello dei tuoi occhi e quello imprigionato nel mio petto. Quello che mi hai donato senza che ti implorassi di farlo, e quello che mi colora da cima a fondo" Strinse coi palmi le mie guance. "È questo che vuoi, Eileen?"

Sorrisi e appoggiai la fronte alla sua.

"Voglio te, Tristan. In tutte le tuo crepe e in tutte le tue luci. Solo tu, perché gli altri non sono nessuno"

Tristan mi baciò.

E gli altri erano davvero nessuno.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaWhere stories live. Discover now