Sui miei fianchi

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-Tu sospiri, sussurri,
gridi, piangi.
E il tuo dolore me
lo prenderei io-


Eileen Harrison's POV

Mi incatenò ai suoi occhi, senza lasciarmi una via per liberarmi.

Mi stringeva il polso con un'inaspettata delicatezza, stuzzicando con l'indice il dorso della mia mano.

Un brivido mi scosse violentemente la spina vertebrale.
Nella sua espressione impassibile, vidi il suo sguardo soffermarsi sul mio mento.

Poi, con lentezza allarmante, cominciò a risalire il mio voltò finché non mi ebbe completamente.

Riuscivo a vedere riflessi i miei occhi nei suoi, e il suo alito caldo mi solleticava il naso.
Alzò la mano libera e me la mise sotto il naso, porgendomela.

"Balliamo?"

Afferrai per la prima volta la sua mano, e sentii fremere la pelle al contatto.
Entrambi stavamo guardando l'intreccio.
Chiuse lentamente la mano sulla mia, e alzò gli occhi a me.

Trattenni il fiato.

Si girò portandomi con sé.
Sentii una leggera pressione sul fianco, e abbassai la testa quel tanto che bastava per vedere la sua mano appoggiata al sottile tessuto del mio vestito.

Pensai che quella stretta così leggera, rispecchiava perfettamente l'essere del ragazzo vicino a me.

Continuando a sentire un debole battito nel petto, raggiungemmo il centro della sala dopo che sembrò esser passata un'eternità.

Allora si voltò verso di me e mi spinse verso di lui.
Gemetti a quel contatto.
Lui sembrò accorgersene, e mi sussurrò suadente.

necessario."

Premette la mano sulla mia schiena, toccando la pelle nuda della scollatura.
Tremai violentemente a quel tocco, e sperai non se ne accorgesse.
La sua mano fredda mi torturò la pelle, e si fermò a metà, squarciandola.
Continuando a non staccarmi gli occhi di dosso, portò il viso vicino al mio.

"Per le danze" si giustificò mormorando.

Sentivo il suo petto fasciato dalla camicia bianca premere contro il mio, e una strana sensazione si irradiò nel mio corpo.

Doleva molto, ma in fondo era... piacevole.

La mano libera afferrò nuovamente la mia.
Alzò lo sguardo, e guardò l'orchestra in fondo alla stanza.
Poi spostò ancora la testa, e giurai di veder spuntare un sorriso soddisfatto sull'angolo delle sua labbra.

Quando la musica fece una pausa, lui si preparò per ballare.
Fu lì che diventai finalmente conscia di quello che sarebbe accaduto.

"Tristan..." mi ritrovai a sussurrare.

Lui abbassò il volto e quella che vidi era una leggera preoccupazione. "Io non so... ballare."

Mai.

Neanche una volta, mi ero trovata  in una situazione come quella.

Lui alzò un sopracciglio, guardandomi sarcastico.

"Davvero" cercai di convincerlo. "Ti farò fare brutta figura..."

La sua presa sul mio fianco si rafforzò.
Avvicinò la bocca al mio viso, e mormorò con voce roca:

"Non pensarlo neanche. Loro non sono nessuno."

Tremai, ma qualcosa dentro mi me mi fece sentire al sicuro.
Alzai la testa, fino a poco prima china per il disagio, e cercai di ricordare quei pochi consigli che mi diede a suo tempo mia madre.

"Segui me" soffiò.

E così feci.

Mi affidai a tutto e per tutto a lui.

Mi lasciai guidare.

Seguii i suoi passi sicuri mentre volteggiavamo per la stanza.
La sua mano stringeva la mia, mentre le gonne delle altre ragazze ci sfioravano.
Molte lanciavano occhiate a Tristan, ma lui non le guardava.

E i suoi occhi... erano fissi sui miei.

Il mio verde perso nel suo azzurro.

Le mie mani strette nelle sue.

La mia pelle toccata dalla  bianca di lui.

Mi ritrovai lì, come se tutto intorno sfumasse, mentre il mio petto sobbalzava ogni volta che ci muovevamo.

Tristan rendeva il ritmo costante e ripetitivo qualcosa di sempre nuovo, plasmandomi a suo piacimento come fossi creta.
Nel momento in cui la canzone si faceva più movimentata, i nostri occhi non si staccavano, e il mio cuore si era sincronizzato al suo.

Volteggiavamo veloci, e io seguivo ogni cosa che mi diceva di fare.

Il suo sguardo severo mi dava dritte silenziose su come migliorare, e io le seguivo senza esitare.
Arrivammo ad un punto in cui non capivo più dove finiva uno e iniziava l'altro.
Ci eravamo fusi in un unico movimento.

Il suo caldo era il mio, il mio confine il suo.

Una strana sensazione mi invase il ventre, mentre la testa si alleggeriva.

Solo lui.

Aveva ragione.
Gli altri non erano nessuno.

Mentre la musica si faceva più calma, anche i nostri movimenti rallentavano.

Calava piano piano, finché la mia mano si liberò dalla presa.

Sentii entrambe le sue mani stringermi i fianchi, e la terra mi mancò sotto i piedi.

Letteralmente

Tristan mi aveva sollevata, e io appoggiai le mie sulle sua spalle.

Abbassai gli occhi sui suoi, allarmata.

Li trovai già fermi su di me.
Lui mi stava guardando.

E fu allora, sospesa in aria retta solo dalle sue braccia forti, che cominciai a ridere.

Sorrisi perché era impensabile sorridere in quel momento.

Mentre la musica scompariva, mi mise giù lentamente, e ci fermammo uno davanti all'altro.

Lui aveva ancora le mani sui miei fianchi, e io sulle sue spalle.
Nel suo sguardo, un'espressione mai vista.
Sembrava quasi che fosse sereno, libero.

E... il velo?
Dov'era andato il velo?

Non c'è, Eileen. L'ha tolto.

Lo scroscio degli applausi riempí la stanza, e mi guardai attorno spaesata.

Le danze erano terminate.

Guardai davanti a me, e Tristan mi liberò dalla sua presa.

Lo guardai negli occhi.

Ma quella luce...
Scomparsa.

Si ricompose, e poi si voltò verso di me.

"Te l'avevo detto" disse con una sfumatura seria.

Senza rivolgersi più a me, si voltò e si diresse verso la porta del giardino.
Lo guardai andare via, mentre il sorriso di poco prima mi svaniva sulle labbra.

La porta si chiuse.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora