Lui ricambiò

107 7 3
                                    

-Voliamo in alto,
lasciamoci indietro
il mondo, creiamone
uno nostro-


Eileen Harrison's POV

Dove si trovava, in quel momento?
Non potevo saperlo.
Lui non mi diceva mai dove andava quando dormiva.

Lo avevano operato la notte prima, poco dopo che era arrivato in ospedale.
Dicevano che Tristan si era lasciato andare, che aveva rinunciato a stare bene.
Non prendeva le medicine da due mesi, e non avevano idea di come fosse riuscito a resistere tanto.
Neppure io lo sapevo.

Era disteso davanti a me, con l'avambraccio pieno di tubicini e aghi.
Pensai che Tristan non era fatto per tenere gli occhi chiusi.

Con il passare dei minuti, curvavo sempre di più la schiena, e abbassavo la testa per guardare la sua mano bianca giacere sulle coperte.
Fredda e immobile.

Volevo tanto che aprisse gli occhi.
Quasi non ricordavo più com'era il suo azzurro.
Certo, portavo in me il ricordo di due mari profondi e chiari, capaci di farmi sprofondare e animare al tempo stesso, ma nulla di concreto.
Gli occhi di Tristan non si potevano immaginare, si dovevano vedere per cadere vittime del loro incantesimo.

Strinsi più forte la sua mano, come se il mio calore avrebbe potuto scaldare anche il suo cuore.

Mi domandai con rabbia perché mai mi avesse tenuto nascosto tutto ciò.
Ma una parte di me sapeva che Tristan voleva soltanto tenermi fuori dalla sua situazione per non sporcarmi di petrolio.
Ma avrei potuto aiutarlo.

Scossi la testa ripetutamente, tanto che la crocchia disordinata che avevo in testa si sciolse.
La molletta che la stringeva scivolò sulla mia spalla e cadde sul palmo aperto della mano di Tristan.
Pensai che fosse la mia immaginazione, ma vidi la sua pelle muoversi leggermente al contatto.

Sperai davvero che fosse reale. Con tutto il mio dannato cuore, che gli avrei ceduto se fosse stato possibile.

Approfittai del fatto che nessuno ci stesse guardando e mii chinai per posare le mie labbra sulle sue.
Le trovai fredde.
Nel petto, qualcosa di incredibilmente doloroso cedette.






Narratore's POV

Se qualcuno avesse potuto leggere gli occhi della ragazza, non avrebbe trovato altro che un amaro sconforto.
Di quelli dolorosi e destabilizzanti, che ti fanno male anche solo se guardi qualcuno che li prova.

Un tempo brillavano di verde, quegli occhi. E non era passato nenche tanto, da quel tempo, ma lei era la prova vivente che le persone cambiano e vengono influenzate da altre.

Nel volto del ragazzo, invece, non era possibile vedere nulla.
Non che una persona dormiente non mostri le proprie sensazioni, ma la beatitudine sul suo viso doveva essere niente.
Certo, era possibile interpretare quell'espressione di pace sul suo volto, tanto da farci credere che lui stesse bene.
Ma non era così.

Quello era niente, perché quando dormiamo dimentichiamo le nostre responsabilità, i nostri doveri, i nostri dolori.
Quella pace, era niente.

Se qualcuno avesse potuto leggere gli occhi di quella ragazza, avrebbe visto solo malinconia e una triste luce di speranza destinata a spegnersi nel tempo.

Forse, se lui avesse potuto stringerle la mano, lei avrebbe sorriso, o addirittura pianto.
Ma lui non lo fece, e le mani di lei continuarono a toccare quelle di lui senza che l'altro ricambiasse.
Quello era davvero triste.

Le infermiere le avevano chiesto chi fosse, per il ragazzo.
Lei aveva pensato a lungo a cosa rispondere.
"Sono sua cugina" aveva detto con animo vinto.

Lei non era sua cugina.
Lui non era suo parente.

Se qualcuno avesse guardato i due ragazzi uno di fianco all'altro dalla finestra, avrebbe potuto facilmente intuire che non erano due cugini.

Quel qualcuno avrebbe letto negli occhi di lei un amore quasi malato, per il ragazzo che invece, lo era davvero.
Nei sogni di lui, lei illuminava il buio, come solo il luccichio dei suoi occhi faceva.

E allora quel qualcuno avrebbe scoperto dov'era andato il verde brillante delle iridi della ragazza.
Perso nel sonno assieme a lui, avrebbe detto. Quando lui si sveglierà le luci si uniranno, così da poter brillare insieme.

Quel qualcuno avrebbe preso i loro respiri e sarebbe volato alto nel cielo, per portarli dove tutti dimenticano le proprie responsabilità.
Lei avrebbe sorriso, mentre lui apriva gli occhi, e lui avrebbe pianto mentre lei lo abbracciava.
Felici, come dovevano essere sin dall'inizio.

"Sai cosa ho sognato, mentre dormivo?" avrebbe detto lui.
"Cosa?" domandò lei interessata.
"Una persona mi diceva di svegliarmi, di venire da te, e io l'ho ascoltata"

Lei avrebbe sorriso e avrebbe stretto la presa nella sua mano.

Ma quel qualcuno non esisteva.
Nessuno li guardava dalla finestra, nessuno volava nel cielo per portare i loro respiri in alto, nessuno leggeva i loro occhi.
Qualcuno non era una persona.
Qualcuno erano loro due insieme.

Avrebbero dovuto leggere i loro stessi occhi, volare nella mente dell'altro e carezzare i sorrisi.
Insieme, come era destinato che fosse.

Lei strinse la mano di lui.
Lui ricambiò.
Lei sorrise.
Lui pianse.
Lei aprì le braccia, lui tornò.
Lei iniziò ad amarlo, lui lo aveva già fatto.









Siamo Sotto la Stessa PioggiaWhere stories live. Discover now