Connettori

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-"Sai come ci si sente
ad essere speciali?"
"No, come?"
"Non lo so, speravo
potessi dirmelo tu"-



Tristan Brightwood's POV

Il quel breve lasso di tempo, il mio cervello staccò qualche filo connettore.
Direi parecchi, in realtà.

Mia madre entrò con il solito viso giovanile che si ostinava a tener nascosto dietro i capelli biondo freddo, e lui la seguì poco dopo con il volto chino.
Quando lo alzò a me, trovai l'altra parte del viso graffiata sulla mandibola.
Sussultai rimanendo immobile.

Vetri.
Schegge.
Grida.
Il mio nome.
Il suo nome.
Rosso.
Trasparente.

Doveva essere stato il lampadario di vetro del salotto. Quella notte, di cui praticamente non ricordo nulla.
Entrarono lentamente e si fermarono poco distante dal mio letto.

Odiavo rimanere sdraiato lì.
Il medico diceva che se volevo uscire quanto prima, dovevo rimanere fermo e regolarizzare i miei battiti.
Cosa davvero difficile quando avevo vicino Eileen.

L'infermiera dopo di loro ci rivolse un sorriso e se ne andò chiudendosi la porta dietro di sé.
Fu quello il momento in cui la testa smise di funzionare.

Mia madre parlò con la voce rotta, e il mio cervello assimilò le parole senza farmi comprendere il significato.
Solo che quando smise... Avevo un groppo in gola.

Poi cominciò lui.
E la rabbia che credevo avrei provato, semplicemente non si palesò.
Parlò finché la voce non gli si incrinò e buttò fuori tutto quello che non avrei mai pensato provasse.

Non mi chiese perdono.
Ma mi abbracciò.
Dopo quattro anni, Devon Brightwood mi abbracciò come il padre che era, e l'uomo che era sempre stato.
E fu lì che il mio cervello riprese a funzionare.

Mi ritrovai con le sue braccia attorno alle mie spalle, e il mio viso infossato sul suo collo.
E lui... Aveva gli occhi lucidi.

"Sei sempre stato troppo per noi, Tristan"

Non credetti alle mie orecchie.
Come... mi aveva chiamato?
Tristan...?

Mi strinse più a sé e io non riuscii ad allontanalo come volevo.
Invece mi ritrovai a portare la mia mano sulla sua spalla e ad afferrarla timidamente e con fare incerto.

E fu lì che le lacrime vennero a bussare dietro le retine e minacciarono di uscire.
Sentii un secondo paio di braccia iniziare a stringermi e il familiare profumo di mia madre che mi ero costretto ad odiare, mi solleticò il naso.
Non capii cosa fosse successo.
Forse non lo capirò mai, ma non so dirvi quanto io fossi libero in quel momento.

Forse troppo, per un cuore che aveva appena iniziato a ricucirsi.






Eileen Harrison's POV

Tornò a casa due settimane dopo.
Io avevo passato più tempo che mi era permesso con lui.

Shannon e Jacob un pomeriggio erano venuti a casa nostra e mi avevano assillato di domande.
Sembravano davvero preoccupati.

Sotto consiglio della zia, e con il triste consenso di Tristan, dissi loro che si era preso una brutta influenza e che non poteva vederli.
Mi fece male il cuore doverli liquidare con una tale risposta, ma capii che per lui era stato già abbastanza difficile parlarne con me, e quindi non insistetti.

Quando fummo a casa, Tristan rimase in piedi all'ingresso per parecchi secondi, tanto che pensai che si fosse incantato.
Poi abbassò la testa e la scosse demoralizzato.

Cavolo se mi era mancato.

Aveva una grossa fascia bianca su tutto il petto, e sapevo che cercava di nasconderla con abiti larghi.
Tuttavia, io non trovavo nulla di brutto in quello.

Tristan era magnifico, anche con qualche taglio e qualche cicatrice.

"Tutto bene?" gli chiesi, cominciando a preoccuparmi.

Lui mi guardò con una strana malinconia negli occhi. Poi sorrise mestamente.

"Ora sì"

E se ne andò camminando a fatica di per le scale.



Tre giorni dopo, non si parlava d'altro se non di Tristan Brightwood e della sua malattia.

La rabbia che mi circondava era insopportabile, e poteva essere facilmente intuibile chi avesse dato la notizia alla scuola intera.
Marc Jones se ne andava in giro atteggiandosi da re, e sghignazzava tutte le volte che Tristan gli passava di fianco.

All'inizio non capii come fosse possibile che lui lo sapesse.
Ne parlai con Shannon e lei mi disse che probabilmente era stato suo padre a riferirlo.

Zia Beryl era d'accordo sul dire anche al preside Jones che quella di Tristan era stata solo una forte influenza, ma lui aveva detto che era tutto ok.

In effetti, sembrava davvero tutto ok.
Lui non sembrava arrabbiato, né nervoso o infastidito.

Tristan ignorò qualsiasi provocazione nei suoi confronti.
Solo una volta lo avevo visto vacillare, e allora io gli avevo stretto la mano di nascosto. Lui l'aveva guardata confuso e poi aveva puntato i suoi occhi nei miei. Mi sorrise e strinse la presa.

Alla fine di gennaio, Tristan poté togliere la fascia nel petto e la sua vita tornò normale.

La mia no.
La mia era cambiata totalmente.
E ora che lui stava meglio, sarebbe andato tutto in modo diverso.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora