Ti vedo pieno di colori

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Eileen Harrison's POV

Per le successive due ore, la stanza d'ospedale di Tristan fu un continuo via vai di persone.
Neppure quando i medici e infermieri finirono i loro controlli, potei stare con lui. Zia Beryl entrò con gli occhi lucidi e restò a parlare con Tristan per parecchio tempo.

Io ero seduta sulle sedie in corridoio, e un fastidioso tic continuava a percorrermi la gamba.
Volevo andare a parlare con lui, e vedere quegli occhi azzurri che tanto mi erano mancati.
Accavallai le gambe e mi morsi nervosamente l'interno guancia.

Quasi non mi accorsi quando una mano mi sfiorò la spalla.
Alzai la testa disorientata, e trovai Mariam ad osservarmi in piedi.

"Posso sedermi?" mi chiese con il suo solito tono serio. Ma questa volta c'era qualcosa di leggermente diverso nella sua voce.
Non capii di che si trattasse.

Spostai la mia borsa dalla sedia accanto a me, e me la appoggiai in grembo, leggermente impacciata.
Lei si sedette con la schiena dritta e la postura signorile, e per un attimo mi parve di aver davanti Eliza.
Mi scossi e abbassai la testa a guardarmi le mani in silenzio.

"Il signorino Brightwood ha rischiato molto, lo sa questo, vero?" domandò con un'indifferenza che fece trasparire un po' di amarezza e rimprovero.

La guardai negli occhi grigi e vissuti, e un leggero brivido mi percorse la schiena.
Annuii piano e lei distolse lo sguardo per scrutare l'interno della stanza di Tristan dalla finestrella sulla porta.

"Da piccolo aveva sempre un'attitudine a mettersi nei guai, sa?" disse a bassa voce. Mi parve di veder luccicare qualcosa nella sua pupilla. "Era molto minuto, ma quello non lo impediva di attaccar briga anche coi più grandi" Scosse la testa e sorrise in modo malinconico. "Non penso che fosse cattivo, affatto. Aveva piuttosto una profonda rabbia dentro che si costringeva, invano, a soffocare con le botte. Ha sempre lottato per capire la verità, e non ha mai smesso di porsi domande" Si girò verso di me. "Era un bambino curioso, sa? Le prime volte che è venuto a trovarci a casa di sua zia, continuava a passare il tempo a chiedermi perché accadessero determinate cose nei libri d'avventura che leggeva. Aveva una luce nello sguardo... L'avevo vista negli occhi di pochi bambini, mi creda. E lui non ha mai smesso di chiedere, di informarsi, e quando veniva deluso, le domande crescevano, e con loro cresceva anche lui"
Si prese un breve momento per fare un grosso respiro. Io trattenevo il respiro.
"Col tempo, il signorino Tristan perse interesse e le domande svanirono nell'aria. E quella luce... Si affievolì. Ma quando è arrivata lei" si girò verso di me e il suo tono si intensificò. "Quando è entrata da quella porta, lui è cambiato di colpo. Dalla dispensa dei farmaci, le sue pastiglie si accumularono piano piano, e io capivo, capivo che stava combinando qualcosa"
Forse si accorse di aver parlato molto, e chiuse gli occhi e sospirò sommessamente.
"Con questo voglio dirle, signorina Harrison, è che quello che avete fatto è stato pericoloso" mi guardò dritta negli occhi, e io sentii sulle spalle tutto il peso di quello che mi stava dicendo. "Perché non gli ha detto che era sbagliato?"

Ed ecco che finalmente mi veniva fatta quella domanda. Perché?
Strinsi gli occhi, mentre Mariam mi guardava preoccupata.
Respirai profondamente e sentii un groppo formarsi in gola.
Poi presi fiato e parlai.

"Io non sapevo della sua... condizione" sussurrai con voce rotta. "Non me ne aveva mai parlato, non sapevo che fosse sotto farmaci, altrimenti non gli avrei mai permesso di smettere di prendere le medicine. Lui è importante per me, Mariam, non gli avrei mai permesso di rischiare la vita. Non ora che..."

Eravamo felici

Non guardai Mariam, ma sentii i suoi occhi addosso finché non mi prese la mano tra le sue.
Per la prima volta mi strinse, come a volermi consolare, quando il dolore che provavo io, era lo stesso che aveva lei.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaWhere stories live. Discover now