Rosa~Prologo

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C'è chi dice che il mondo è inclusivo...chiunque lo dica deve imparare a sparare meno cazzate!
Il mondo non è mai stato inclusivo. Non lo è mai stato e credo che mai lo sarà. Che poi...cosa significa inclusività? La Treccani dà una definizione a questa parola, una definizione come le altre, solo per farci sapere cosa significa la parola dal punto di vista strettamente lessicale.

Inclusività: In particolare, capacità di includere più soggetti possibili nel godimento di un diritto, nella partecipazione a un'attività o nel compimento di un'azione; più in generale, propensione, tendenza ad essere accoglienti e a non discriminare, contrastando l'intolleranza prodotta da giudizi, pregiudizi, razzismi e stereotipi.

Questo è quello che dice il dizionario. Le definizioni non piacciono a tanti. Sono etichette appicciate alla fronte di ognuno di noi in base a ciò che facciamo, ciò che mangiamo, ciò che indossiamo. Le definizioni aiutano a capire ma limitano la libertà di ognuno imprigionandolo in un determinato gruppo, di una determinata classe e di un determinato carattere. Quindi cos'è l'inclusività dal punto di vista umano? Probabilmente è solo il cercare di seguire la definizione del dizionario. Vedere qualcuno da solo e fare la buona azione di andarci a parlare. Accogliere il nuovo compagno di classe di origini straniere per fare felice il professore o la professoressa. Ci sono stati passi avanti rispetto al passato? Sì, certo. Un esempio banalissimo è quello del lavoro. Ora tutti hanno la possibilità di andare al lavoro, indistintamente dal loro colore della pelle, dal loro sesso, dalla loro religione. Ovviamente non dappertutto è così. Ci sono ancora paesi in cui le donne non lavorano o qualche minoranza religiosa viene ancora perseguita. Ma perché abbiamo fatto questi passi avanti?

Le risposte sono due: o qualcuno ha obbligato la gente a essere inclusivi per essere incluso nel grande gruppo della società (cosa molto probabile visto che l'essere umano è una razza che ha bisogno del gruppo e della sua approvazione per vivere in pace), oppure qualche brava persona ha semplicemente trasmesso il suo pensiero che non mira a odiare in silenzio chi è diverso.

Discorso scontato. Lo so. Eppure non se ne parla mai abbastanza, di quello che succede oggi. Non si parla mai abbastanza dei pregiudizi che ognuno di noi ha impiantati nel cervello. Basta prendere come esempio i colori, il rosa e il blu nello specifico. Il rosa è per le bambine e il blu è per i bambini, da quando mondo è mondo le cose funzionano così. I fiocchetti colorati per festeggiare i nuovi nati sono bellissimi, nulla da dire, ed effettivamente un bambino piccolo nasce con il suo genere; se è maschio è maschio, se è femmina è femmina. È il percorso della vita il punto. La vita è come una scala, si può salire e si può scendere. E, durante questo percorso, si fanno delle scelte. Scelte dettate sia dal cervello che dal cuore.

Chi ami? Che lavoro vuoi fare? Qual è il tuo colore preferito? Chi sono i tuoi amici? Che materia scolastica ti piace di più? I capelli li preferisci corti o lunghi? In sostanza, chi sei?

La domanda sul nostro essere è un quesito che tormenta da "anni" ogni essere umano. Quasi tutti sappiamo chi siamo. Sappiamo il nostro nome, il nostro cognome, la nostra età e tutto il resto. Ma quanti sanno con precisione chi amano? Quanti ragazzini hanno le idee chiare su che lavoro fare? Quanti ragazzi possono dire di stare bene nel loro corpo e poi all'interno del sistema? Sparate un numero e non riuscirete nemmeno ad avvicinarvi. Sembra quasi che la società sia un gruppo, una setta. Una setta dove possono entrare solo coloro che hanno svolto un rituale. In fondo lo diceva pure Ligabue: Ci han concesso solo una vita Soddisfatti o no qua non rimborsano mai.

La società è, quindi, una setta che mira al caos. Odia e fa in modo che chi la segue odi. La società si può travestire da sostenitrice dei diritti ma non lo sarà mai. Non so perché esista questo meccanismo di odio e di caos ma so che non si fermerà. Non siamo distanti dagli anni in cui si prendevano a sassate due ragazzi che si tenevano per mano. Non siamo distanti dagli anni in cui, se una ragazza faceva il maschiaccio, era diventata lesbica. Non siamo lontani dagli anni dei figli dei fiori e dei punk. Non siamo così lontani da quegli anni, non siamo cambiati così tanto. Ci sono voluti secoli per reinventare la scienza che i greci avevano già sviluppato. Non ci vorranno pochi anni per includere nel gruppo, di quelli che vengono chiamati normali, tutti coloro che esprimono il proprio essere in modo diverso.

Anche ora c'è chi ti guarda e ti parla alle spalle oppure sussurra un insulto quando ti passa accanto. Questo è quello che voglio raccontare, la storia di una ragazza nata nel corpo sbagliato, diversa dalla massa. Chissà quante ne avrete sentite di storie come questa...chissà quante volte avrete letto frasi come quelle sopra. Non mi interessa. C'è bisogno di raccontare, c'è bisogno di dire a qualcuno tutto ciò che si è costretti a passare per la paura dei giudizi, tutti quegli anni passati a nascondersi, passati a fuggire e a rinnegare quello che si è. Anche queste parole le avrete sentite un miliardo di volte; ma sapete perché? Perché le storie che racconta la gente che ha sofferto possono sembrare tutte uguali, e forse lo sono veramente. A volte per scarsità di immaginazione ma a volte, invece, per la cattiveria di ogni singolo essere umano che non riesce a tacere alla vista di qualcosa di diverso.

Blu o Rosa?Onde as histórias ganham vida. Descobre agora