Rosa~Capitolo 4

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La mente vede quello che gli occhi le trasformano.

Filippo era riuscito a fare stare quattro classi da diciassette persone circa l'una in un appartamento di centocinquanta metri quadrati, aveva tutta la stima di Gio. Le bottiglie di alcol erano accatastate tutte sul tavolo della cucina, dei festoni pendevano dal soffitto, tre casse sparavano musica a tutto volume e Gio non sapeva cosa illuminava la stanza con una luce viola. Assomigliava di essere a una di quelle feste americane con i bicchieri di plastica rossi e con il bordo bianco...infatti c'erano pure quelli.

«Che figata pazzesca!»

Gli urlò Gaia per sovrastare il suono della musica. Gio fece spallucce mentre la sua amica lo trascinava verso la cucina dove Filippo stava parlando con una ragazza, la sua ex ragazza per la precisione, stringendo una bottiglia tra le mani.

«Ehi razza di vecchiaccio!»

Gli urlò Gaia nelle orecchie mentre lui si voltava e l'abbracciava sotto gli occhi attenti e omicidi della sua ex. Gio abbracciò il suo amico cercando di non incrociare gli occhi con quelli di Caterina. Quando Filippo si staccò da lui Gio fece qualche passo indietro, Cate lo stava ancora guardando male.

Oddio, e ora che vuole questa?

Si chiese prima di accorgersi che Filippo stava uscendo dalla cucina.

«Ehi dove vai festeggiato?»

Gli chiese ridendo dello stranissimo look che caratterizzava l'amico quella sera: pantaloni a righe viola e blu, camicia a fiori, occhiali da sole con lenti violette e il suo solito cappello.

«Vado a cercare una persona. Un amico che avevo invitato ma che se l'è già data a gambe!»

Gli rispose Filippo prima di scappare dalla cucina lasciando Gio da solo con Gaia che aveva già iniziato a parlare con Caterina. Le due non avevano mai parlato in vita...ma Gaia era una persona chiacchierona e curiosa e voleva sapere tutti i dettagli possibili della rottura tra lei e il riccio.

Mentre la sua migliore amica passava all'interrogatorio, Gio scivolò lentamente verso il salotto. Ok, non si stava comportando da amico modello ma le feste, soprattutto quelle molto numerose, non erano il suo ambiente.

Si diede un'occhiata intorno: Paolo era seduto sul divano e si baciava con una ragazza che Gio aveva già visto in una classe del classico, due ragazzi stavano giocando al gioco della bottiglia in un angolo, una ragazza si stava scolando una bottiglia senza etichetta sotto gli occhi attenti delle sue amiche e un gruppetto formato sia da ragazzi che da ragazze stava giocando a quel gioco dove si doveva bere se avevi fatto una determinata cosa.

Gio scosse la testa e si avventurò lungo il corridoio dell'appartamento. Era già stato a casa di Filippo nel corso di quei tre anni in cui si conoscevano, per di più per dei progetti scolastici.

Si diresse verso la camera del suo amico, che per fortuna non era chiusa a chiave, e aprì la finestra che dava sull'ultimo pezzo delle scale antincendio. Uscì e se la richiuse alle spalle prima di salire quella rampa di scale che portava a un tetto piatto che la mamma di Filippo usava come giardino privato.

L'aria era fresca e le stelle avevano già iniziato a fare la loro comparsa nel cielo. Gio sospirò stringendosi nella sua felpa extra large che aveva indossato quella sera assieme a una fascia per non far vedere il seno. Si sentiva stupido a farlo ma voleva assomigliare il più possibile a un ragazzo...magari così anche suo papà se ne sarebbe accorto senza che lui dovesse dirgli nulla.

«Ti prego non dirmi che Filippo ti ha mandato a cercarmi...»

Una voce lo distolse dai suoi pensieri facendolo voltare verso la direzione da cui l'aveva sentita provenire.

Blu o Rosa?Where stories live. Discover now