Rosa~Capitolo 22

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Le bombe scoppiano anche
se chiedi loro di non farlo.

Gio passò il pomeriggio a prepararsi e a stare in chiamata con Gaia che gli ricordava di non perdere la pazienza con sua zia.

«Se succederà, succederà. È una strega quella, e sarebbe anche ora che qualcuno le dicesse qualcosa!»

Aveva risposto lui ogni volta che lei l'amica tirava fuori l'argomento. Alla fine Gio si era ritrovato davanti allo specchio, appannato dal vapore, con un asciugamano attorno al corpo. I capelli gli erano appiccicati alla fronte e la stanza era avvolta in un silenzio innaturale, non si sentiva neppure suo padre, che Gio aveva lasciato a preparare la tavola in cucina. Il suo sguardo si abbassò sul suo petto dove, evidenziato dall'asciugamano, si vedeva il seno che lui cercava in ogni modo di nascondere. Scosse la testa vestendosi e asciugandosi i capelli. Quando tornò a guardarsi allo specchio si sorrise, in quel momento si sentiva veramente nel suo corpo. Un paio di jeans e una felpa, non ci voleva tanto.

***

La zia fu puntuale come un orologio svizzero. Appena la lancetta si posò sulle sei il campanello suonò. Gio strinse gli occhi e fece un respiro profondo mentre suo padre andava ad aprire. Mentre il rimbombo dei tacchi sui gradini di marmo saliva per la tromba delle scale Gio sentì l'agitazione mista a rabbia salirgli dallo stomaco. Maria Diletta entrò nell'appartamento con il suo vestito rosso, la sua pelle abbronzata, i suoi capelli ramati raccolti in uno chignon, il suo sorriso smagliante e quella sua aria da diva di Hollywood. Ettore l'abbracciò e la salutò con un: "carissima!"

«Dio Ettore! Da quanto tempo non ci vediamo!»

Esclamò la donna per poi spostare i suoi occhi verdi circondati da rughe sulla figura di Gio che, fino a quel momento, se n'era stato posato allo stipite della porta della cucina.

«Oh mio Dio! Non mi dire che questa è la piccola Giorgia!»

Urlò mentre si dirigeva verso di lui con le braccia aperte. Per il ragazzo fu come abbracciare uno scheletro, sua zia aveva sempre avuto la fissa della dieta e della palestra.

«Come sei cresciuta cara! Ma...che fine hanno fatto i tuoi capelli?»

Non ce la facevi a trattenerti eh zia?

Pensò Gio mentre faceva spallucce.

«Volevo cambiare. I capelli lunghi mi davano fastidio.»

Era una mezza verità.

«Che peccato. Erano così belli lunghi. Assomigliavi a tua madre...»

Come colpire una persona nel suo punto debole by Maria Diletta Rosari.

La serata si prospettava lunga e complicata.

***

«E ti sei trovata il fidanzato Giorgia?»

Ovviamente! Quale zia non chiede alla propria nipote se si è accasata?

«No zia, non ancora.»

Gio abbassò lo sguardo dal piatto cercando di cancellare dalla sua testa l'immagine di Brandon, come se sua zia avesse potuto leggergli nel pensiero.

«Comunque è un vero peccato che tu ti sia tagliata i capelli cara, stavi così bene e poi erano così belli. Ora assomigli a un maschio.»

«Ti ho già detto che lunghi mi davano fastidio, e comunque non sono affari tuoi. A me piacciono così, anche se assomiglio a un ragazzo.»

Rispose aggressivamente il ragazzo, il nervoso che gli era salito improvvisamente. Sua zia lo guardava con gli occhi sbarrati, suo padre gli stava lanciando un'occhiata di fuoco.

«Oh, ma certo. Lo capisco benissimo. I giovani hanno bisogno di un cambiamento ogni tanto...»

Gio pensò che la conversazione fosse finita lì ma, ovviamente, sua zia aveva un altro jolly da giocare. Sembrava quasi che lo facesse apposta.

«Magari potremmo andare a fare shopping assieme, ti servirebbe qualcosa di femminile da indossare per trovare un ragazzo. Hai sempre avuto la passione per le cose da maschio...come tua madre del resto.»

Gio sbatté i pugni sul tavolo alzandosi in piedi. Poteva sentire lo sguardo sconvolto di suo padre addosso ma, in quel momento, non si preoccupò della sua reazione.

«La devi sempre tirare in mezzo tu, eh? Non ti basta giudicare ogni mia scelta? Non ti basta? No! Devi per forza tirare in mezzo anche mia mamma?!»

Maria Diletta lo guardava con gli occhi sbarrati, non riusciva a rispondere.

«Anche quando lei era ancora qui tu non facevi altro se non giudicare me e il suo modo di crescermi! Non sai fare altro che giudicare gli altri anche se la tua vita è più triste di quella mia e di mio padre. Sei riuscita a sputare veleno pure quando la mamma è andata via...io non ce la faccio più!»

Il ragazzo si voltò verso suo papà che lo guardava sconvolto quasi quanto la zia.

«Scusa papà.»

Disse infine prima di uscire dalla cucina e andare a chiudersi in camera sua. 

Blu o Rosa?Where stories live. Discover now