Rosa~Capitolo 14

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L'essere umano è un essere che vive in branco ma che, allo stesso tempo, cerca di fuggirne, alla ricerca di una libertà che non otterrà mai.

Tutto era iniziato con un «Alé ragazzi! Voi ci siete alla festa della Russo vero?» pronunciato da Filippo con la sua r moscia e quel suo sorrisetto furbo da gatto ma era sfociato in un pomeriggio passato a casa di Gaia che sceglieva cosa mettersi per andarci.

 La Russo era una delle ragazze più popolari della scuola. Non perché fosse bella, ricca o chissà cos'altro...ma perché se la tirava molto ed era riuscita a fidanzarsi con Alessio Micci, ex presidente del gruppo di lingue che aveva fatto vincere qualche premio all'istituto. 

Comunque, Gaia ci teneva a fare colpo su di lei per delle ragioni che Gio ignorava del tutto. 

«Dovresti farti bello pure tu Gio, ci sarà anche Brandon alla festa. Me l'ha detto Filippo.» 

«Perché la Russo ha invitato anche quelli dell'artistico?»

Fu la prima domanda che al ragazzo venne da fare. L'artistico era staccato dagli altri licei che, invece, erano stati raggruppati nello stesso istituto. Infatti non erano in tanti a invitare anche gli studenti d'arte alle feste. 

Gaia fece spallucce, a lei non interessava. O meglio, lo sapeva ma non voleva dire a Gio che era stato Filippo a convincere la Russo a chiamarli solo per fare venire anche Brandon. 

«Non mi interessa.»

Gli disse infatti continuando a frugare nel suo armadio alla disperata ricerca di qualcosa da mettere. 

«Voglio solo che tu ti diverta e riesca a parlare con lui come una persona normale, senza filtri.» 

Gio si lasciò cadere sul letto pieno di vestiti dell'amica.

 «Facile a dirsi. Hai presente il grillo parlante di Pinocchio? Ecco, io ho una cosa simile che mi dice: "non dare false speranze a quel ragazzo."» 

Gaia si tolse la maglietta rimanendo in reggiseno e gliela lanciò contro. 

«Smettila di dire queste cose! Non gli darai false speranze! Parli solamente con un ragazzo che, a differenza di molti altri, ti vede per quello che sei. Ossia un ragazzo! È tanto difficile da capire per te?» 

Gio non rispose. Rimase fermo a fissare il soffitto mentre l'amica si infilava un top azzurro e si guardava allo specchio a figura intera appeso all'armadio gonfiando il petto.

 «Sei gnocca, te lo concedo.»

Le rispose infine facendole spuntare un piccolo sorriso sul viso. 

«Grazie Gio, ma ora dobbiamo pensare anche a te.» 

«Oh no!»

Esclamò melodrammatico Gio mentre si premeva un cuscino sulla faccia per proteggersi da Gaia. Purtroppo la ragazza era come i mostri sotto il letto, non importava quanto tu fossi nascosto, lei ti sapeva comunque raggiungere. 

«Forza!»

Gli disse trascinandolo per i piedi.

«Facciamoti figo per il tuo principe azzurro.» 

Gio disse qualcosa ma le parole si persero nel cuscino ancora premuto sul suo viso. Gaia rise, pensando che c'avrebbe pensato lei a fare da concorrente a quel grillo parlante stronzo che il suo amico aveva nella testa. E si mise nuovamente a frugare nell'armadio alla ricerca di qualche felpa abbastanza carina per Gio.

***

Brandon aveva trovato una porta finestra che dava su un terrazzo allestito come un giardino e vi ci era rifugiato. Lui non odiava le feste. Odiava quella sensazione di solitudine e di invisibilità che creavano. Perché nessuno faceva mai caso a chi avesse vicino, alle feste. Nessuno si accorgeva della persona lì nell'angolo da sola che aspettava solamente di essere salvata dal suo buco di solitudine. 

Ecco perché si rifugiava nel luogo più lontano dalle persone quando Filippo lo trascinava alle feste dei suoi amici. Si sentiva sempre un po' stronzo ad abbandonare il suo migliore amico, che comunque voleva farlo divertire, ma sapeva anche che Fil si sarebbe divertito anche e di più senza di lui.

Anche se, in questo caso, non mi ha trascinato. Ho accettato per Paolo...che cazzo!

 «Ciao...»

Brandon si voltò, Gio era in piedi davanti a lui. Il ragazzo sorrise, Filippo gli aveva detto che ci sarebbe stato anche lui ma vederlo era tutt'altra cosa.

 «Ciao.»

Ricambiò il saluto lui mentre Gio si sedeva accanto a lui su una panchina di ferro che dava sui tetti della città ormai sul procinto di addormentarsi. 

Brandon non poté non pensare, nuovamente, a quanto quel ragazzo fosse piccolino in confronto a lui. Sicuramente non superava il metro e sessantacinque e, il fatto che indossasse sempre felponi extra large, non lo aiutava di certo a somigliare più alto. Aveva un fisico gracile, quasi da donna e aveva quella voce un po' acuta che gli ricordava tanto quella di una ragazza. 

«Sigaretta?»

Gio lo guardò e annuì debolmente.  Gli porse la sigaretta e gliela accese, in quel piccolo gesto i loro visi si ritrovarono pericolosamente vicini. Fu solo un attimo però, perché Gio si ritrasse e tornò a guardare il panorama davanti a loro, lasciando l'altro con l'amaro in bocca. 

«Fa freddo stasera...»

Brandon si sentiva come le amiche di sua zia, una zittella annoiata che parlava del tempo. Tutto pur di fare conversazione, insomma. 

«Già...»

Gli rispose semplicemente l'altro mentre aspirava il fumo e lo ricacciava fuori dalla bocca in piccole nuvolette di fumo.

 «Comunque sta diventando un'abitudine quella di incontrarci mentre scappiamo dalle feste sai?»

Il ragazzo quella volta ridacchiò. 

«Vero, ma non è mica colpa mia se tu ti trovi sempre nei posti in cui io decido di rifugiarmi.» 

«Ah quindi sarebbe colpa mia?» 

«Bè ovvio! Di chi vuoi che sia?»

Gli chiese Gio portandosi la sigaretta alle labbra. 

«Magari di quelli che ci trascinano alle feste...»

Azzardò Brandon con un sorrisetto divertito che gi increspava le labbra. 
L'altro ragazzo lo guardò e sorrise. 

«Sì, mi piace. È colpa di Gaia e Filippo.» 

Ridacchiarono entrambi. Una bava di vento scompigliò i capelli ad entrambi e Brandon avvertì un brivido di freddo salirgli lungo la schiena, forse sarebbe stato meglio tornare dentro. 

«Ho capito che se ti voglio chiedere di uscire, tipo appuntamento, ti devo portare su un terrazzo o su qualcosa di simile allora.» 

Lo disse sorridendo ma a Gio scappò la sigaretta di mano, forse per il fatto che Brandon avesse tirato fuori quell'argomento così a caso. Infatti non rispose subito. Il ragazzo lo guardò mentre fissava la sigaretta che gli era caduta vicino alla scarpa da ginnastica, sembrava pensieroso, quasi combattuto. 

E menomale che Filippo era sicuro che io gli piacessi. Sembra che stia decidendo come morire. Ghigliottina o impiccagione. Dio, sto veramente paragonando questa situazione con Jack Sparrow? 

Alla fine Gio gli rispose. 

«Prima mi devi chiedere di uscire però.» 

Brandon sorrise mentre Gio si piegava per raccogliere il mozzicone di sigaretta e buttarlo nel posacenere posato sulla ringhiera del balcone. 

«Bè, per stasera ti chiedo di entrare. Che dici?»

Il ragazzo lo guardò stranito. 

«Ma dentro c'è la festa.»

Brandon gli sorrise alzandosi dalla panchina e spegnendo la sigaretta ancora integra nel posacenere.

«Lo so. Sei venuto in bici?»

Blu o Rosa?Where stories live. Discover now