Rosa~Capitolo 28

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E crolla il muro su cui sbatteviHai visto cos'era, soltanto un pensieroLuciano Ligabue

Qualche settimana dopo quella semi-riconciliazione le cose erano tornate abbastanza alla normalità tra i ragazzi. Se non si contava Filippo che era sempre meno allegro e Gaia che, invece, sembrava più leggera che mai. Brandon sorrideva molto di più e Gio avvertiva un piccolo tremolio alle gambe ogni volta che lo vedeva e immaginava le sue mani sotto la sua maglia e sul bordo dei suoi jeans.

Quel pomeriggio uscì da scuola con Gaia, come sempre e, come sempre, i due ragazzi stavano in piedi davanti al cancello del cortile in loro attesa. Appena vide Brandon quel tremolio alle gambe tornò a fargli visita come succedeva da settimane. Gio non sapeva dire se fosse eccitazione o paura.

«Ciao ragazzi!»

Trillò Gaia posandosi, come di sua abitudine, con il gomito alla spalla di Filippo che, ormai, non provava nemmeno più a togliersela di dosso.

«Ciao Gaia, come stai?»

«Io tutto bene ciminiera, grazie. Ma non è a me che dovresti chiederlo.»

Gaia aveva preso l'abitudine di chiamare Brandon ciminiera. "Fuma come fosse un treno" si giustificava quando Gio la rimproverava scherzosamente dicendole che la metteva in imbarazzo.

«Smetterò di farlo allora. Farò finta che tu non esiste.»

Le rispose Brandon mentre si voltava verso Gio allargando il suo sorrisetto che gli increspava le labbra.

«Ciao Gio. Come stai?»

«Cosa vuoi che ti dica Brand? Sto bene, sto.»

Era una delle risposte più classiche del mondo. Eppure Brandon sembrava che ci credesse veramente alla sincerità di quelle parole. Sembrava guardare Gio come per studiarlo ed essere sicuro che non gli mentisse propinandogli la solita storiella del "tutto bene."

«Sta per succedere...»

Bisbigliò Gaia a Filippo mentre Brandon si avvicinava a Gio e, prendendogli il viso tra le mani, lo baciava delicatamente. Solitamente quando succedeva Gio aveva il cappuccio tirato su per non farsi vedere troppo, quel giorno commise l'errore di lasciarlo giù. Appena Brandon si staccò da lui si sentì afferrare per un braccio e tirare bruscamente di lato.

«Noi dobbiamo andare! Ci vediamo lunedì ragazzi! Non sentite troppo la nostra mancanza nel weekend!»

Urlò Gaia in modo isterico mentre trascinava l'amico verso la strada. Prima di svoltare l'angolo, però, lanciò un'occhiata a Filippo per assicurarsi che avesse capito. Fortunatamente il ricciolino aveva tanti capelli in testa per qualcosa e non per nascondere la mancanza di un cervello. Quindi Gaia si sentì abbastanza sicura di lasciarlo da solo con Paolo che si avvicinava.

***

«Ciao frocetto! Da quanto tempo non ci vediamo!»

Brandon alzò gli occhi al cielo sbuffando.

«Mi mancava proprio vederti Paolo. Fil? Ce ne andiamo?»

Filippo alzò lo sguardo sul suo migliore amico e annuì piano.

«E dai ragazzi, un secondino. Anche perché, Brandon, ti devo fare una domanda.»

Il ragazzo lo squadrò dall'alto in basso e lo incitò a continuare con un leggero cenno della testa.

«Da quand'è che sei passato dalla sponda giusta?»

«Come scusa?»

Chiese Brandon strabuzzando gli occhi e lanciando anche una rapida occhiata a Filippo che, almeno sembrava a lui, era sbiancato.

«Sì insomma...da quand'è che ti piacciono le ragazze? Non posso neanche più chiamarti frocetto ora.»

«Guarda che a me le ragazze non piacciono.»

Paolo sorrise malefico puntandosi le braccia sui fianchi.

«Come no? Ma se ne stavi baciando una proprio pochi secondi fa?»

Filippo osservava la scena con gli occhi sbarrati e le mani che gli tremavano all'interno delle tasche dei jeans, avrebbe tanto voluto tappare la bocca di Paolo ma, ormai, era troppo tardi.

«Pochi secondi fa stavo baciando Gio, Paolo.»

«Appunto. Gio cos'è? Una papera? È una femmina.»

«Cos...? No! Tu mi stai prendendo in giro!»

Urlò Brandon voltandosi allo stesso tempo verso Filippo che, però, semplicemente guardandolo gli diede subito tutte le risposte.

«Aspetta, vuoi dirmi che pensavi fosse maschio? Dio mio Brand! Allora hai veramente qualche problema!»

Paolo si mise a ridere.

«Mi spiace.»

Disse Filippo sussurrando.

«Gio mi aveva chiesto di mantenere il segreto, non voleva si sapesse in giro che era trans...non così almeno.»

Nella mente di Brandon si stava verificando un vero e proprio assemblamento di pezzi. Improvvisamente gli venne in mente il suo pensiero su Gio, la prima volta che lo aveva visto: "sembra proprio una ragazza." Perché lo era.

«Merda...»

«La piccola Giorgia un travestito, chi l'avrebbe mai detto vero?»

Fu più veloce di qualsiasi altra cosa. Non ci fu nemmeno il tempo di ragionarci su. Il pugno di Brandon si schiantò con il naso di Paolo che, non aspettandoselo, cadde all'indietro.

«Brandon! Fermo! Dai, andiamo via! Ti spiegherò tutto, ma tu devi lasciarlo stare!»

«Chiama di nuovo così Gio e io ti ammazzo bastardo!»

Solo dopo aver urlato quelle parole Brandon si lasciò trascinare fino alla sua macchina. Era sconvolto, tremava per l'adrenalina e gli faceva male la mano con cui aveva colpito Paolo. Posò la testa al sedile.

«Spara...»

«Gio non aveva intenzione di farti soffrire, tantomeno di ingannarti. La sera del mio compleanno era la sua prima esperienza nel suo nuovo look. È stata Gaia a convincerlo a uscire dal suo guscio. Se l'avessi visto qualche mese fa non lo avresti riconosciuto. Il giorno dopo non ti voleva nemmeno rispondere, aveva paura che tu ti incazzassi scoprendo tutto. È stato difficile per lui lasciarsi andare Brand, credimi. Certo, io e Gaia abbiamo fatto di tutto perché voi due vi avvicinaste ma per lui è stata una vera e propria guerra interiore.»

Vedendo che l'amico non rispondeva Filippo si convinse a continuare.

«La sera che ti sei ubriacato l'ho aiutato a togliere tutte le sue foto dal muro, per questo la mattina dopo i muri erano totalmente vuoti. Voleva dirtelo...voleva veramente dirtelo ma aveva paura.»

«Ma di cosa? Paura di cosa?»

«Di farti schifo.»

Brandon strinse gli occhi e si conficcò le unghie nella carne delle mani.

«Ci devo parlare.»

Concluse poi.

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