Blu~Capitolo 23

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BreatheIt's only bad day, not a bad life.Johnny Depp

Gio uscì dalla sua stanza con l'intenzione di stare fuori casa tutta la sera. Ettore era seduto sul divano davanti alla televisione, vicino a lui una scodella di popcorn. La sera prima i due avevano litigato e Gio non voleva stare in casa con lui una serata intera fingendo che andasse tutto bene.

«Io vado papà. Ci vediamo domani mattina.»

Ettore lo guardò mentre apriva la porta, avrebbe voluto chiedergli scusa e avrebbe anche voluto abbracciarlo ma non lo fece.

Gio scese le scale con le mani nelle tasche della felpa e, quando uscì, dal suo condominio si rese conto che non aveva idea di dove andare.

Potrei andare da Gaia ma non voglio romperle i coglioni sempre. Anche lei merita un po' di pausa dai miei drammi interiori. Potrei andare da Brandon allora...

E non fece nemmeno in tempo a pensarlo che aveva già preso la sua bicicletta per iniziare a pedalare verso la casa del ragazzo.

Quando arrivò sotto casa sua ed ebbe legato la sua bici a un lampione la paura che il ragazzo potesse non essere in casa lo assalì. Cosa avrebbe fatto in quel caso? Non voleva disturbare Gaia ma non voleva nemmeno tornare a casa. Ancora meno voleva andare a chiedere a Filippo se lo lasciava dormire da lui...suonò il campanello.

«Sì? Chi è?»

Una voce femminile uscì dal citofono e Gio calcolò velocemente la possibilità di non rispondere ma l'opzione di andare a dormire da Filippo gliela fece immediatamente cancellare.

«Sì salve. Sono un amico di Brandon. Lui è in casa?»

«Per ora no caro, ma tornerà tra pochissimo. Sali. Così lo aspetti al caldo almeno.»

La porta emise un suono metallico, segno che era stata aperta, e Gio entrò nel condominio senza fare troppe storie. Sebbene fosse maggio, infatti, l'aria della sera era ancora abbastanza fredda. Salì due rampe di scale prima di trovarsi davanti una donna sulla quarantina che lo aspettava su una porta. La signora indossava una camicia verde a righe bianche e dei pantaloni beige un po' troppo stretti. Aveva gli occhi contornati da un pesante strato di trucco blu che si notava ancora di più per gli occhiali a fantasia di coccodrillo che la donna portava. I capelli erano legati in uno chignon disordinato tenuto su da un sacco di forcine colorate. Una di quelle era a forma di Stregatto.

«Ciao caro! Io sono Penelope, la zia di Brandon. E tu sei?»

«Salve, piacere di conoscerla. Io sono Gio. Posso dirle che ha veramente un bel nome?»

«Ma grazie caro, ho il nome di una donna dei miti greci. Il che è divertente visto che studio proprio letteratura antica. Comunque dammi pure del tu, sono la zia di un tuo amico non una tua professoressa.»

«Oh bè, ok allora.»

Penelope lo fece entrare e si assicurò che si sedesse almeno su una sedia, la cosa buffa era che aveva usato la stessa frase che gli aveva detto Brandon quella sera in cui erano fuggiti dalla festa: "per carità siediti che mi sento una terribile padrona di casa."

«E quindi tu e Brandon andate nella stessa scuola?»

«No. Io vado nella stessa classe di Filippo, ci siamo conosciuti al suo compleanno.»

«Ah. Sai che non mi ha mai parlato di te? E non mi pare che ti abbia mai invitato qui...»

«No, non sono mai stato qui. Ma mi è capitato di accompagnarlo a casa un paio di volte assieme a Fil.»

La donna lo stava studiando con occhio attento, come se fiutasse il fatto che Gio le stesse nascondendo qualcosa. Effettivamente Gio non poteva dire molto, non sapeva nemmeno se si poteva considerare fidanzato! In quel momento di crisi interiore, e prima che Penelope potesse fare altre domande, la porta dell'appartamento si aprì e Brandon entrò in casa trovandosi quella scena davanti.

Penelope si voltò di scatto verso il nipote salutandolo e facendogli notare il fatto che ci fosse uno dei suoi amici lì con loro, mentre Gio si limitò a un sorriso timido seguito da un'alzata di spalle che significava: "ti spiego dopo."

«Ciao Gio. Che ci fai qui?»

«Io...bè...ecco, è un po' complicato da spiegare...»

«Oh andiamo Brand! Vuoi dirmi che non capisci che il tuo fidanzato è venuto a trovarti semplicemente per vederti e passare del tempo assieme a te?»

Gio sgranò gli occhi mantenendo l'attenzione sulla donna mentre Brandon scuoteva la testa in uno stato palese di disperazione.

«Zia, tu devi sempre uscirtene con queste battute eh?»

Penelope rise per poi voltarsi verso Gio.

«Scusami caro. Io sapevo che Brandon aveva un fidanzato, quella sera che siete venuti qui avete lasciato le tazze sul tavolo. Ammetto che quando voglio so essere una vera ficcanaso. Ma mi sono divertita a parlare con te.»

Concluse prima di alzarsi e avvicinarsi all'appendiabiti per prendersi la giacca.

«Ora vi lascio. Passate una buona serata ragazzi.»

E, detto questo, uscì chiudendosi la porta alle spalle.

***

«Oook, dopo questa bellissima uscita di scena da parte di mia zia puoi dirmi perché sei qui?»

In quel momento tutta la consapevolezza del perché fosse lì assalì Gio. Il fatto che stesse mentendo a Brandon e anche il fatto che si fosse arrabbiato con sua zia proprio per quello che non gli poteva dire, gli bloccarono la gola.

«Gio?»

«È tutto un casino! Un grandissimo e immenso casino! Non riesco a fare niente, ho paura di tutto. Ho paura di quello che la gente e mio padre possano pensare di me...ho paura anche di quello che tu possa pensare di me. E tutto questo sta diventando troppo da sopportare, veramente troppo. E a volte mi dico: "dai Gio, non è così difficile. Basta aprire la bocca e fare uscire quelle tre parole che ti servono." Ma puntualmente io mi blocco e la mia mente va in tilt e continuano a passarmi davanti agli occhi immagini di come potrebbe andare tutto...e...e...»

A Brandon quella situazione ricordò molto quello che era successo con Filippo. Quindi si avvicinò a Gio e lo circondò in un abbraccio.

«Gio respira. Respira e tranquillizzati, ok? Non so cosa sia successo e non so nemmeno perché tu abbia paura di far schifo a me e al mondo ma ti prometto che tu non mi farai mai schifo, mai!»

«Lo dici adesso...»

«E continuerò a dirlo Gio. Non mi rimangerò la parola, nemmeno se scoprissi che ti nutri di scarafaggi.»

Quella battutina fece sorridere lievemente Gio e Brandon si sentì il cuore più leggero. In quel momento, che nella sua testa il ragazzo definì magico, gli venne naturale avvicinarsi alle labbra di Gio e baciarlo.

Inizialmente fu un bacio leggero che, però, si trasformò in un bacio più profondo che urlava il desiderio di entrambi i ragazzi. Gio finì con la schiena al muro e le braccia attorno al collo di Brandon mentre le mani gli passavano tra i capelli. Le labbra di Brand si spostarono sul collo dell'altro e Gio non poté trattenere un piccolo gemito. Aveva la mente offuscata e desiderava talmente tanto quello che stava succedendo da non accorgersi nemmeno che non doveva succedere.

Fu solo quando Brandon portò una mano ai suoi pantaloni che Gio gli afferrò il polso e lo allontanò di poco.

«Gio? Tutto bene?»

Gli chiese infatti Brandon stranito.

«No...no...»

Gio parlava con un filo di voce e scuoteva la testa mentre si allontanava dal ragazzo camminando rasente il muro.

«Gio...che succede?»

«Io...io devo andare.»

Rispose solamente il ragazzo fiondandosi fuori dalla porta e giù per le scale mentre nelle orecchie gli rimbombava la voce di Brandon che chiamava il suo nome.

Arrivato in strada non si preoccupò nemmeno di recuperare la bicicletta, si mise a correre verso casa sua.  

Blu o Rosa?Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz