ventisette

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Ringrazio elec2003 per avermi aiutata e per avermi dato un idea per questo capitolo!
Siamo a 12k letture e 1k stelline, grazie a tutti!

Rientrai in casetta con un sorriso sul viso, un sorriso che si spense appena vidi Filippo da solo con le lacrime agli occhi mentre si fumava una sigaretta, probabilmente l'ennesima della giornata.
Mi avvicinai a passo svelto verso il mio ragazzo e lo fissai per qualche secondo negli occhi, quegli occhi sempre tanto belli ma che in quel momento erano pieni di lacrime.

"Che succede, Filo?" domandai, allontanando la sigaretta dalla sua bocca.

"È ritornato a galla quel discorso di merda che ancora non riesco a buttare giù" disse sedendosi e buttando la cicca della sua sigaretta.

Capii che si riferiva alla casa discografica e al contratto che non fece esprimere al meglio la sua arte.

"Sono stato fermo un anno, cazzo" continuò Filippo "non potevo esprimere la mia arte, ma dovevo scrivere per qualcuno. Che cazzo me ne frega a me di scrivere canzoni per lui?"

"Filo, adesso quel contratto non esiste più. È inutile che ci continui a pensare. Adesso sei qui, esisti solo tu e la tua musica" gli sussurrai.

"Appunto, se sbaglio è solo colpa mia e per me significherebbe sbagliare il doppio."

"Così come se hai successo è solo grazie a te e al tuo modo di essere. Sei in grado di arrivare alle persone e questa è una delle qualità migliori per ogni essere umano" cercai di spiegargli. L'essere testardo era una delle sue principali caratteristiche, ma era testardo solo sulle cose che più gli interessavano.

Filippo si passò una mano sul viso e fissò il cielo per un tempo interminabile. Nessuno dei due voleva parlare, ma non era un silenzio imbarazzante poiché entrambi eravamo con la testa fra le nuvole.
Ad un tratto la mano di Filippo sfiorò la mia e colmò esattamente lo spazio fra le mie dita.

"Non posso dirti ti capisco o robe del genere, per il semplice motivo che non posso sapere come ti senti. Non ti sono stata accanto quando è successo tutto"

"Non devi farte una colpa però" mi interruppe, girando di scatto la testa verso di me.

"Stavo dicendo" lo guardai a mia volta "non ci sono stata, ma adesso sono qui. Questo discorso ti farà stare male in varie situazioni, immagino, ma adesso è tutto diverso. Adesso sei qui, siamo qui, ad Amici ed andrai lontano, Filo"

"Prima o poi dovrai spiegarmi come fai a calmarmi" sussurrò, passandosi una mano tra i capelli.
Sorrisi a quelle sue parole, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi lasciò un delicato bacio sulla guancia e appoggiò la sua testa sulla mia spalla, mentre giocherelleva con l'anello che portavo sempre al dito.
Sembrava un bambino, così indifeso e fragile ma così astuto.
Gli lasciai un bacio tra i capelli e appoggiai la mia testa sulla sua.

"Quando devi andare a provare?" gli domandai.

"Tra un'oretta, perché?" chiese, continuando a giocare con il mio anello.

"Vorrei stare qui per sempre, solo noi due" appena terminai di dire quella frase, Luca uscì insieme a Valentina e si misero seduti vicino a noi.
Iniziarono a parlare, disturbando la quiete che io e Filippo avevamo creato. Il ragazzo al mio fianco alzò la testa dalla mia spalla e mi rivolse uno sguardo veloce.

"Non ci hai ancora fatto sentire il secondo inedito" commentò Luca, rivolgendosi a me.

"L'ascolterete sabato, forse"

"E dai, Lu, come fai a dire no a questo faccino?" continuò lui. Notai Filippo alzare gli occhi al cielo, irritato, poi si alzò e rientrò in casetta.
Le opzioni erano due: continuare a dire di no a Luca o seguire Filippo. Scelsi la seconda, ovviamente.

"Filo" dissi semplicemente.

"Lo fa apposta, dai!" quasi urlò, indicando il giardino per far intendere Luca.

"Si chiama conversazione, non ha detto niente di male" dissi, incrociando le braccia al petto.
Filippo alzò gli occhi al cielo per la seconda volta.

"Filo, tu sei l'unica certezza in cui ripararmi. Dovresti averlo capito ormai" gli lasciai un bacio sull'angolo della bocca e, dopo avergli scompigliato i capelli, me ne andai.
Filippo rimase a fissarmi con un sorriso sulle labbra, sorpreso forse dalle mie parole.
Entrai in camera e notai Simone ed Emma parlare, così mi aggiunsi a loro. Simone stava provando una canzone con Emma, la quale gli dava dei consigli o lo aiutava a migliorare qualcosa. Stavano bene insieme, così dolci e puri.
Mi sdraiai sul lettino e, viaggiando nei miei pensieri, mi addormentai.

Fragile | Irama PlumeWhere stories live. Discover now