trentasei

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Erano giorni che non riuscivo a chiudere occhio, mi svegliavo sempre di soprassalto e poi non riuscivo a chiudere occhio.
Così, come i giorni precedenti, mi trovavo distesa sul letto a pensare, scrivendo di tanto in tanto delle frasi su un foglio bianco. Stavo cercando di scrivere un testo e stava uscendo relativamente bene.
Poi i miei occhi caddero su una foto che tenevo sulla scrivania, ritraeva me e Filippo seduti sull'amaca del mio giardino. Quel giorno avevamo litigato pesantemente e mio padre, vedendoci finalmente tranquilli, ci scattò quella foto.

Flashback:
"Lulu, c'è Filippo che vuole parlarti. Gli ho detto di aspettarti in giardino" mi informò mio padre.
Sgranai gli occhi ed incrociai le braccia al petto.

"Non ci voglio parlare con quello. Digli che sono molto impegnata e che se ne può tornare a casa" affermai convinta.

"Lucrezia" mi canzonò mio padre, sedendosi al mio fianco "devi lasciargli la possibilità di parlare"

"E cosa ti fa credere che non ne abbia avuto modo?" chiesi, offesa da quella sua affermazione.

"Perché quando qualcuno tradisce la tua fiducia o fa qualcosa che a te non va bene, ti chiudi in te stessa e non lasci parlare nessuno"
Sbuffai udendo le sue parole, sapendo che aveva perfettamente ragione. Mio padre mi conosceva meglio di quanto pensassi.

Raggiunsi il giardino e mi misi seduta al fianco del ragazzo. Non dissi una parola, mantenni solo lo sguardo fisso davanti a me. Fu lui, quindi, a prendere l'iniziativa e a parlare.

"Lucrezia, so che sei arrabbiata con me ma se non ti ho detto ninete ci sarà un motivo" disse. Non vedendo nessuna mia reazione, continuò "e poi, perché devi frugare nelle mie cose quando io non ci sono?!"

"Oh, adesso è mia la colpa, Filippo?" quasi urlai, incrociando le braccia al petto.

Il castano alzò gli occhi al cielo e mi prese il viso tra le mani, "è vero, andrò un mesetto in Finlandia ma ne ho bisogno, Lu, devo staccare da tutto e da tutti"

"Anche da me?" quella frase uscì dalla mia bocca come un sussurro.
Il ragazzo annuì ed io abbassai, logicamente, lo sguardo.

"Ma non perché io sia stufo di te, ma perché ho bisogno di stare un po' da solo"

"Spero tu possa essere felice da solo, allora" dissi alzandomi e dirigendomi verso casa.

"Perché non vuoi capire?" urlò, attirando la mia attenzione.

"Non voglio capire? Io ho capito tutto, Filo. Se vuoi andare da solo è perché non hai bisogno di me" dissi, incamminandomi verso di lui.

"Tu non sei arrabbiata solo per il biglietto, vero?" mi domandò, passandosi una mano tra i capelli.
Scossi la testa e sorrisi.

"Sono contenta che Sofia possa venire con te" gli risposi acida con un sorrisino falso sulle labbra.
Avevo incontrato Sofia, nonché una mia vecchia amica, e mi aveva raccontato tutto.

"Sofia mi ha solo aiutato a trovare un hotel" spiegò scocciato.
"Sei proprio una bambina, stiamo litigando per una cazzata"

Abbassai lo sguardo, alla fine era solo un viaggio e se voleva stare da solo avrà avuto i suoi motivi.
"Anche tu ti stuferai di me, Filo" ammisi. Questa era la mia paura più grande, anche lui se ne sarebbe andato un giorno.

"Non mi stancherò mai di te, Lucrezia. Come posso stancarmi di una persona che passa dall'essere incazzata, all'essere triste fino ad essere felice?" mi chiese con un sorriso.

E ripensando a quel giorno, decisi di fare una pazzia.
Il mattino seguente, nonostante il giorno prima non avessi dormito in granché, chiamai Lorenzo e gli chiesi di accompagnarmi da Maria - la ragazza che mi fece il mio primo tatuaggio e un'amica d'infanzia. Naturalmente il ragazzo accettò e mi venne a prendere sotto casa.
Maria, appena mi vide, nonostante non avessi preso l'appuntamento, mi fece accomodare - dato che non c'era nessuno.
Il secondo tatuaggio è per te, Filo.

Spazio Autrice:
Ieri sera c'è stato il serale, woo.
Sono contenta abbia vinto Lauren - per quanto riguarda la categoria ballo.

Comunque, secondo voi cosa si sarà fatta tatuare Lucrezia? Sono curiosa di sentire le vostre idee.

Fragile | Irama PlumeWhere stories live. Discover now