3. A due passi da casa(letteralmente)

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È da due ore che sto provando senza sosta.
Per ora ho fatto bene anche se su alcuni passi ero incerta.
Il nostro insegnate mi ha assegnato una coreografia ed è davvero importante per me.
È il compito più alto a cui si può ambire. Voglio dire... io che decido come gli altri devono ballare.

Un sogno.

La canzone su cui dovrò fare la coreografia è Rock Your Body del mio amato Chris Brown e devo dire che sono già a buon punto.
Mi mancano alcuni passi di perfezionamento e ci sono.
Sono fiera del lavoro che ho fatto, non è niente male.

Ad un tratto parte Pull Up, la canzone di ieri sera.

Sorrido.

Ricordo ancora gli occhi di Tyler. Il suo sguardo era fuoco puro e io non sono riuscita a domarlo.

Inizio a ballare osservando la mia figura allo specchio, ma in realtà con la testa sono a ieri sera.
Scrollo il capo e mi concentro facendo ripartire la canzone.
In realtà è difficile come base perché ci sono un sacco di beat che bisogna fare con il corpo.

Mi metto in posizione sistemando il cappello sulla testa dopodiché parto.
Esplodo nel primo passo con tutta la forza che ho.
Il mio maestro dice sempre: "Fai il primo passo come se fosse l'unico che farai. È dalle prime mosse che si capisce quanto vali".
Seguo i passi che ho imparato a memoria e guardo il mio riflesso allo specchio che si muove leggero come l'aria.

Una volta finito mi accascio a terra con le gambe incrociate.
«Si cazzo!» grido sorridendo.
È la prima volta che mi riesce così bene e sono fiera di me stessa.
Ho il respiro affannato e il corpo bollente. Fa davvero caldissimo.

«Perché non la balli come ieri sera? Scommetto che i tuoi genitori ne sarebbero felici»
Volto di scatto la testa e mi alzo con un balzo.

Tyler?
Cosa ci fa nel mio garage?

Mi avvicino a lui, ma non troppo.

«È un piacere anche per me rivederti» dico neutrale alzando la visiera del cappello per guardarlo meglio negli occhi.

Inaspettatamente il suo braccio muscoloso si allunga fino ad arrivare vicino al mio viso.
La sua grande mano afferra la stoffa del cappello e lo solleva lasciandomi completamente scoperta.

Lo guardo accigliata mentre lo appoggia ad un tavolino lì vicino.

«Cosa pensavi di fare ragazzina?» domanda con profondità guardandomi attentamente.
Mi mordo il labbro inferiore e vedo il suo sguardo saettare propio dove i miei denti mordono la carne.
«Tu cosa pensi di fare?» chiedo sfacciata mostrandogli un sorriso malizioso.

La verità è che mi sento in imbarazzo perché sono sudata marcia e sicuramente puzzo.
E poi sono vestita da barbona.
Indosso dei pantaloncini di mio padre e una maglia bianca gigantesca.
Peggio di così non può essere.

Orripilante.

«Io propio un bel niente. Tu invece ragazzina?» domanda da stronzo.
«Ho un nome sai?» domando su di giri. Non mi piace che mi chiami ragazzina.
Okay ho sedici anni, ma non vuol dire niente.

Rimane in silenzio a guardarmi mentre io mi sto irritando.
«Ci sono altri eventi in questi giorni?» domanda incrociando le braccia al petto, ignorandomi palesemente.
«Sei lagnoso» sorrido leccandomi le labbra.
Mi piace prenderlo in giro.
«Avete comparto la casa?» chiedo speranzosa.
«Si... l'ho comprata. Ha bisogno di alcuni ritocchi e poi sarà come voglio io»
Ah... quindi abiterà da solo.
Beh... in effetti ha 26 anni.
«Bene» dico dondolandomi sui talloni.
«Allora?» chiede.
«Allora cosa?» chiedo guardandolo.
Mi rivolge uno sguardo che colgo al volo.
«C'è un evento al Weekend stasera e domani allo Strawberry. Felice?» chiedo sorridendo.
«Come una pasqua» ridacchia dopodiché indietreggia e se ne va senza dire più nulla.

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