56. Tradire è una pallottola nel petto

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Il vento fresco si scontra contro la mia pelle e i miei vestiti bagnati dal sudore.
Stringo la coda di cavallo alta sulla mia testa e aumento il ritmo della corsa passando davanti al bar che sta solo a pochi minuti da casa mia.
La musica mi pompa nella orecchie, andando a ritmo con il cuore.

Non penso a nulla se non ad arrivare a casa per farmi una doccia calda.
Stasera fa freschino, ma ho comunque deciso di fare una corsa serale.
Forse non avrei dovuto. Non voglio ammalarmi a solo una settimana dall'inizio della scuola.

Intravedo casa da lontano e più mi avvicino più vedo una figura possente venirmi incontro correndo.
Inquietante.
Deglutisco pesantemente, togliendomi da in mezzo alla strada, per avvicinarmi maggiormente alle case.
Sembra un fottuto maniaco.
Perché mi sta correndo incontro?
Afferro il telefono, pronta a chiamare aiuto, ma quando alzo di nuovo lo sguardo sussulto.
È Tyler.

Cosa ci fa in giro a quest'ora?
È ovvio che abbia avuto la mia stessa idea.

Faccio finta di nulla, ma non posso nascondere a me stessa il battito accelerato del mio cuore quando si trova praticamente davanti a me, vestito con solo dei pantaloncini e una canotta stretta al petto muscoloso.
Fingo di non conoscerlo nemmeno e continuo a correre contraendo la mascella, per non fare cazzate.
Sussulto quando passiamo uno al fianco dell'altra, sfiorandoci soltanto le braccia di pochissimo.
Come due estranei. Come due semplici persone.

Fa male. Mentire è una merda.
Ma cosa dovrei fare dopo tutto quello che mi ha fatto?
Fingere è l'alternativa più semplice.

Sto per svoltare verso il giardino di casa quando una mano mi afferra per il braccio e mi strattona leggermente all'indietro, facendomi cadere una cuffietta.
Non ho neanche il tempo di pensare che una mano si posa sulla mia bocca.

«Non urlare» sento sussurrare al mio orecchio e subito mi calmo, «Sono io» sussurra Tyler facendomi venire mille brividi sulla schiena sudata e fredda.
Mi lascia andare e io indietreggio con il fiato corto.
«Cosa ci fai in giro da sola a quest'ora?» domanda con tono di rimprovero sporgendosi in avanti per sovrastarmi.
Osservo le sue labbra muoversi. Piene e rosse come sempre.
Distolgo lo sguardo, puntandolo nel buio della notte.
«Ho dei genitori Tyler» sussurro con distacco, incrociando le braccia al petto per il freddo.
Lui osserva ogni mio movimento, rimanendo in silenzio.
Sto per voltarmi per ritornare a casa quando lui parla di nuovo.

«Ti va di correre insieme?» domanda, scompigliandosi i capelli con una mano.
Ho già corso, sono stanca e ho freddo, ma non so per quale strano motivo il mio corpo lo vuole.
Annuisco prima di pensarci su e infatti un secondo dopo me ne pento, ma oramai è troppo tardi.
Fa scontrare ancora per un secondo i nostri sguardi dopodiché prende posto al mio fianco e insieme iniziamo a correre, superando le nostre case.

Ho ancora una cuffietta nell'orecchio, ma senza musica.
Sarebbe da persona scortese metterla e farmi gli affari miei come se lui non fosse al mio fianco.
Le raccolgo e le infilo in tasca, sentendo immediatamente il freddo alle orecchie.
Corro a testa alta, come se questa situazione non mi toccasse affatto.
Mi sento male ad ogni passo che facciamo, dato che gli occhi di Tyler sono posati sulla mia figura.

Perché deve fare così? Perché continua a torturami in questo modo?

«Emma» richiama la mia attenzione pronunciando il mio nome come solo lui sa fare.
Con quella voce così profonda e roca.
«Non uscire più da sola di notte» volto la testa di lato per guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
Non sarà lui a dirmi quello che devo o non devo fare.
«Voglio saperti al sicuro» aggiunge, guardandomi dall'alto con le labbra leggermente schiuse e il respiro affannato.
«Ti prego» sussurra, aprendo i suoi occhi sul mio viso sudato e stanco.

Distolgo lo sguardo per impedirgli di recepire le mie emozioni.
Voglio saperti al sicuro.

La nostra agonia dura per ancora qualche minuto, fino a quando io mi fermo.
Non ci riesco. Non ce la faccio a mentire così a lungo con lui al mio fianco.
Devo tornare a casa. Devo stargli lontana.

«Sono stanca. Torno a casa» annuncio, scuotendo la testa, come impazzita.
Non dovevo annuire. Cazzo se non dovevo.
«Ti accompagno» mi guarda come se fossi una bambina indifesa e lo odio.
Non sono debole. Non più.
«No!» quasi urlo, «Non ce n'è bisogno» aggiungo guardandolo con la coda dell'occhio.
«Emma è notte fonda e-» lo interrompo subito con un urlo strozzato.
«Smettila!» ansimo profondamente, mentre trattengo le lacrime.
«Smettila di fare così, cazzo!» conficco le unghie nei palmi delle mani chiuse a pugno.
«Non ti è importato per tutto questo tempo e ora improvvisamente si?» domando facendo una risata isterica, quasi da pazza.
Mi sta portando all'esaurimento nervoso, perché lo voglio al mio fianco, ma non posso.

Mi guarda spiazzato, con le braccia distese lungo i fianchi.
Perché siamo di nuovo insieme? Perché non facciamo altro che inseguirci a vicenda sussurrandoci l'amore che proviamo l'uno per l'altro quando in realtà non facciamo altro che ferirci in continuazione?
Perché voglio sentire quelle stesse braccia attorno al mio corpo, a stringermi contro il suo petto?

«Mi è sempre importato di te, Emma» sussurra ferito, guardandomi con occhi stanchi.
«Beh... ora non devi più farlo» sputo con disprezzo, «Tra di noi è finita. Non c'è più nulla se non un rapporto basico e forzato» fa male a me dirlo, figuriamoci a lui sentirlo.
Ma il cuore è così. Quando soffre fa fare alla mente cose inspiegabili.
«Non riesco a dimenticarti» sembra non aver nemmeno sentito la mia frase, ma so che l'ha fatto e che lo hanno ferito.
«Non ci riuscirò mai fino a quando sarò ancora in vita» muove dei passo in mia direzione è solo dopo due grandi falcate è davanti a me, imponente e forte.
«Mi stai dentro» sussurra flebile, con voce roca e rotta.
Graffia le mie orecchie, facendomi fin male.
«Ti appartengo come tu mi appartieni» afferra una mano e la posa sopra al suo petto, sul cuore.
«Ti amo con ogni fibra del mio corpo Emma» preme le nostri mani sul suo corpo, facendomi tremare.
«È impossibile scordarsi di te» si piega in avanti, sfiorando il suo mento con il mio naso.

Rimango attonita, atterrita e sconfitta. Senza più difese, senza più forze per combatterlo.

«Sei tutto ciò che voglio» sussurra prima di posare le sue soffici labbra sulla mia fronte sudata in un bacio inspiegabile.
Chiudo gli occhi, facendo cadere le lacrime accumulate. Sento il suo cuore battere sotto i polpastrelli delle dita.
E in un certo senso sento che batte per me, per noi.

E la mia mente combatte con il cuore in una lotta sanguinosa.



Note:
Ciao a tutti❤️.
Come state?
Spero bene.

Sono tornata solo da pochissimi giorni e già ho pronto il capitolo.
Amatemi😍.

Cosa ne pensate?
Vi è piaciuto?

Nei panni di Emma voi cosa fareste?
E in quelli di Tyler?
I nostri protagonisti riusciranno mai a stare insieme o no?

Fatemi sapere la vostra💜.
Un bacio😘.

YoungbloodWhere stories live. Discover now