10. One last night

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«Vuoi una sigaretta?» domanda Bryan mostrandomi il pacchetto.
«Mhm» annuisco e ne prendo una dopodiché me la lascio accendere da lui.
«Si sta bene stasera» sussurra Kessie buttando fuori dalle labbra il fumo.
«Già» annuisco pensierosa.

Il nostro silenzio viene interrotto dallo squillo del telefono di Kassandra.
Si alza dal mio portico e si allontana parlando al telefono.

«Come sta tua mamma?» domando al mio migliore amico.
«Tira avanti. Stanno quasi arrivando al divorzio» dice con un sorriso amaro sulle labbra.
«Bella merda» esclamo riempiendo i polmoni di fumo.
«Meglio così. Mio padre, se così si può chiamare, è uno stronzo egoista» dice con brutalità.
Mi volto nella sua direzione e gli afferro una mano.
Me la porto alle labbra e gli bacio le nocche lentamente.
«Sappi che io ci sono» sussurro guardandolo negli occhi.
Bryan è come un fratello per me. C'è sempre stato nella buona e nella cattiva sorte.

«B. mi accompagni a casa? Mia mamma ha la febbre e devo badare a mio fratello» Kassandra ritorna da noi e mette il telefono in tasca.
«Vuoi che venga ad aiutarti?» le domando.
Tanto i miei sono fuori città per lavoro.
«No tranquilla. Non vorrei attaccarti niente. Ci vediamo domani»
Viene nella mia direzione e mi abbraccia, cosa che fa anche Bryan.

Li saluto con la mano prima che vengano inghiottiti dal buio della notte.

Mi siedo di nuovo sul freddo portico di casa e appoggio la tempia sinistra al pilastro di legno.

«È un po' triste fumare da soli di notte» una voce che riconoscerei tra un milione parla vicino a me.
Sorrido amaramente.
Pensavo che dal nostro ultimo appuntamento non ci saremmo più rivolti la parola e invece...
«Io lo trovo estremamente bello» ribatto rimanendo ferma nella mia posizione anche se mi viene difficile dato che muoio dalla voglia di vederlo.

Si siede al mio fianco, facendo sfiorare le nostre braccia nude.
Trattengo un brivido.

Una scarica elettrica attraversa il mio corpo facendomi venire la pelle d'oca.
Immediatamente mi copro le braccia con le mani, incrociandole al petto.

«Come mai qui sola?» chiede girandosi nella mia direzione per guardarmi.
Faccio anche io lo stesso desiderosa di vedere le sue iridi azzurre.
Sono così belle.
Osservo quelle perle preziose brillare alla luce della luna e delle stelle come se fossero fuoco vivo.

Sposto lo sguardo imbarazzata dal mio stesso comportamento.
«I miei non ci sono» dico semplicemente avvicinando la sigaretta alle labbra.
«E tu? Come mai solo soletto il venerdì sera?» domando spegnendola sul marmo accanto ai miei piedi.
«Non avevo voglia di uscire oggi» si muove di nuovo facendo scontrare per un secondo le nostre ginocchia.

Dio...
Lo fa apposta?

«E tu non esci?» chiede allungandosi per spegnere anche lui la sigaretta, proprio tra la mia e la sua scarpa.
«Non sono in vena oggi» ammetto posando l'indice sul mio ginocchio facendolo poi girare lentamente.

Passano secondi di silenzio in cui credo si sia alzato e se ne sia andato.

«Come mai?» chiede all'improvviso e quasi mi ritrovo a chiede a che cosa sia riferita la sua domanda.
«Ho litigato con i miei» sussurro osservando il buio davanti ai miei occhi.

Fa quasi paura.
Non riesco a vedere niente oltre al cancello di casa.

«Anche io quando avevo la tua età litigavo spesso con i miei» lo sento dire e sorrido amaramente.

Quando avevo la tua età...
Sembra stia parlando di decenni fa.
È come se mio nonno stesse raccontando della sua gioventù.

«Sai cosa?» alzo il tono della voce facendolo trasalire leggermente.
«Mi sono stufata cazzo!» dico alzandomi di scatto.
«Piantala di farmi capire che sono troppo piccola anche solo per vivere su questo pianeta. Non mi importa per niente che tu abbia 26 anni e io 16, cazzo!» mi piazzo davanti a lui e lo osservo dall'alto mentre sta in silenzio osservandomi senza alcuna espressione.

Lo odio quando fa così.
Si dimostra ancora più stronzo di quanto già lo sia.

«In realtà non capisco neanche per quale dannato motivo tu stia parlando con me. Ti devo ricordare come è andata l'ultima volta che siamo "usciti" ?» marchio bene le virgolette dato che lui odia tanto il fatto che io possa pensare che quello fosse un appuntamento.

«Ti sei comportato da vero stronzo per tutta la serata facendomi sentire una...stupida. E poi hai pensato di aggiustare tutto con un complimento del cazzo. Francamente mi domando come mai tu, essere superiore a me, mi stia parlando» dico finendo per restare con il fiato corto.

Dovevo liberarmi. Dovevo dirglielo o sarei affogata nel groppo che avevo in gola.

Lo osservo con la mascella contratta, ma lui non si muove di un millimetro.

«Stammi alla larga» sputo offesa dal suo menefreghismo dopodiché lo supero pestando per terra per scaricare la rabbia che ho in corpo.
Prendo con ira le chiavi di casa dalla tasca della felpa e le infilo nella serratura dopo un paio di tentativi andati a vuoto.

«Lo penso davvero. Non l'ho detto tanto per dire» la sua voce profonda e roca penetra nelle mie ossa.
«Io...» sospiro, «Tyler è meglio se non ci vediamo più» parlo dandogli le spalle perché sarebbe troppo complicato guardarlo di nuovo.

«Emma» mi richiama e io mi mordo le labbra per come ha pronunciato il mio nome.

Questo è giocare sporco.

«Posso entrare?» domanda e sento il suo fiato sul retro del mio collo.
Non dico niente, ma apro la porta in silenzio permettendogli di entrare in casa mia.
Non so nemmeno io perché l'ho fatto.

«Ehy» la voce di Tyler giunge alle mie orecchie accompagnata dalla sua mano sul mio braccio.
Mi volto a testa bassa.
«Cosa c'è che non va?» chiede lasciando la presa su di me.
«La mia famiglia non va» sospiro.
«I miei non ci sono mai. Sono sempre a lavoro e io non pretendo che stiano a casa perché lavorano per me e i miei fratelli, ma vorrei soltanto passare più tempo con loro. Tutto qui» mi libero dall'enorme peso che tenevo sul petto e solo adesso mi rendo conto di essermi sfogata con Tyler.

«Penso che tu abbia una bella famiglia Emma. Si vede che i tuoi ti vogliono bene. Credo che avere dei figli sia difficile e a volte si può sbagliare, ma anche noi figli sbagliamo e anche tanto» mi volto nella sua direzione per guardarlo negli occhi, per capire se queste parole le ha dette lui.
«I tuoi... i tuoi come sono?» domando scostandomi i capelli dal viso accaldato.

Osservo come gli occhi di Tyler si dilatino alla mia richiesta.
Tentenna per un secondo così piccolo che mi sembra di essermelo immaginato, ma subito il suo autocontrollo ha la meglio e si ricompone come se nulla fosse successo.
Ma io l'ho visto.
Io l'ho sentito quel sospiro.

«Sono meravigliosi. Sono davvero stato fortunato ad avere dei genitori così» la sua mente è altrove mentre ne parla e io guardo i suoi occhi perdendomici dentro come se fossero un vortice.

«Ti va un gelato?» le sue labbra si muovo con armonia e io mi maledico per quello che sto pensando in questo istante.
Sono cose che una sedicenne non dovrebbe pensare su un ventiseienne.
Dio.... smettila Emma.
«Lo stai facendo davvero?» chiedo dopo aver realizzato quello che mi ha chiesto.
«Si. Lo sto facendo davvero» mi sorride leggermente dopodiché si sofferma sui miei occhi.
«Dovrei cambiarmi prima» dico imbarazzata per i vestiti che indosso.
«Stai bene così. Andiamo» mi porge una mano che io osservo sotto shock.
Allungo le mie dita magre verso le sue e afferro la sua mano che mi conduce verso la macchina come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Vorrei che questa notte non finisse mai.





Note:
Ciaoooo❤️
Ho deciso di aggiornare più spesso prima dell'inizio della scuola.
Quindi eccomi qui💘

Cosa ne pensate?
Questo capitolo mi sta molto a cuore❤️
Lo trovo estremante importante perché ci fa conoscere un po' di più sia Tyler che Emma.
Cosa credete che succederà nella loro 2ª uscita?
Mmmmmh vedremoooo🙊.

Kisses for all my babies💖

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