6. Let me touch the stars

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«Papà allora mi accompagni tu?» chiedo mangiando l'ultimo pezzo di torta.
«Io non riesco» lo guardo di sfuggita prima di posare lo sguardo su mia mamma.
«Mamma?» chiedo sperando in una risposta positiva.
«Ti avevo già detto di no, tesoro. Devo ancora finire un documento importante per domani» risponde lei guardando mio padre in malo modo.
Si, lo guarda così perché era lui che doveva portarmi.
«E adesso come ci vado da Kessie?» domando cercando di mantenere la calma.
«Non puoi chiederle di venirti a prendere?» chiede mio papà come se nulla fosse.

Certo! Faccio venire i suoi perché i miei genitori sono degli irresponsabili.
L'altro giorno mamma mi aveva detto che mi avrebbe portata papà, ma ha omesso il fatto che papà non lo sapeva.
Che nervoso quando fanno così!

«No papà. Dovevi portarmi tu! Prenderò il pullman» dico alzandomi dal tavolo furiosa.
Odio fare delle scenate e il fatto che il mio nuovo vicino di casa stia assistendo mi fa innervosire ancora di più.
«Ti porto io» la voce profonda di Tyler ferma i miei passi verso le scale.
«Non vogliamo disturbarti Tyler. Tranquillo, Jack la porterà» mia mamma si rivolge a papà e lo guarda con quello sguardo. Quello che fa paura a tutti.
«Non si preoccupi. È un piacere» si alza e con passi lenti si allontana dal tavolo.
«Grazie Tyler» gli sorrido sinceramente e osservo i suoi occhi per un istante di tempo.
Sono così belli.

È stato gentile.
Wow.
Una cosa piuttosto stramba per lui.

«Ti aspetto qui» mi dice e io annuisco precipitandomi in camera mia.
Afferro il borsone che avevo preparato e corro di sotto, ma proprio quando sto per arrivare vicino a lui inciampo sull'ultimo gradino finendo così con la faccia premuta contro il pavimento.

Aia!
Che male, porca trota.
Sono un caso perso.

«Cazzo!» sbraito alzandomi sulle ginocchia. Mi massagio i polsi per la caduta brusca e afferro di nuovo il borsone.
Credo di essermi slogata un polso.
Mi brucia tantissimo e si è arrossato.

«Ti sei fatta male? Stai bene?» chiede Tyler venendomi incontro. Mi strappa il borsone dalle mani e lancia uno sguardo veloce alla mia figura per vedere se sono ancora intera.
«Si...sto bene» sussurro sorpresa per il suo comportamento fin troppo premuroso.
«Andiamo» dice dirigendosi verso la porta di casa mettendosi la bretella di stoffa sulla spalla.
Saluto velocemente i miei, che non si sono nemmeno accorti del mio bacio dato al pavimento, dopodiché lo raggiungo in macchina dato che è già al posto di guida.

Imbarazzante.

Peggio che in chiesa, cavolo.
Secondo me non sta neanche respirando. Giuro.
Non sento i suoi respiri.

Mi volto per vedere se è ancora vivo e lo becco tutto concentrato a guidare.
Sta guardando la strada mentre una mano è premuta sul volante e l'altra è posata sulla coscia.

Ok è vivo.

Senza pensarci allungo una mano verso la radio e la accendo.

Cosa cosa cosa?
Quest'essere ascolta Chris Brown?
Sul serio?
E io che pensavo non fosse in grado di respirare, figuriamoci di ascoltare dell'ottima musica.

«Ti piace sul serio questa canzone?» domando scioccata voltandomi nella sua direzione.
«Perchè me lo chiedi con quella faccia?» chiede lanciandomi un'occhiata veloce.
«Beh... perchè parla di... amore. Nel senso... non che tu non possa amare, ma non credo che un tipo come te... sai cosa intendo... io credo che tu con quei modi... okay sto zitta»

YoungbloodWhere stories live. Discover now