4. Cadute, tartarughe giganti di Aldabra e occhi da stupro

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Lo ammetto: non ero un'amante delle feste.

Non mi piaceva il rumore troppo forte, quel continuo strusciardi di corpi, e tolleravo appena il sapore dell'alcool.

Eppure ogni venerdì sera, da ormai dieci anni, mi ritrovavo catapultata in un luogo di perdizione e caos totale, solo perché non ero stata abbastanza astuta da scegliermi degli amici con tendenze da eremita come me.

Quindi quella sera, non appena ebbi rimesso piede in casa, ebbi giusto il tempo per fare una doccia, portare fuori Rhett e indossare qualcosa di decente, che qualcuno, in strada, aveva iniziato a suonare un clacson all'impazzata.

Ma si, come se io non avessi dei vicini.

Spalancai la finestra e individuai l'auto rossa parcheggiata accanto al vialetto.

«Se non la piantate di fare questo baccano giuro che vengo giù e vi prendo a calci in culo!» sbraitiai.

I miei amici scoppiarono a ridere.

«Bonsoir finesse.» mi salutò Cressida in tono sarcastico.

Io le risposi con una linguaccia, da brava ragazza matura quale ero.

«Andiamo Cami, datti una mossa! Non staremo qui tutta la sera ad aspettare quel tuo culone flaccido.» gridò Michael.

Io feci loro il dito medio e chiusi la finestra, ovattano così le loro risate. Afferrai la mia borsetta e, dopo aver infilato un paio di scarpe da ginnastica, iniziai a scendere le scale.

Ero arrivata quasi a metà quando, ad un tratto, sentii dietro di me un forte boato. Non feci in tempo a girarmi che vidi Darcy passarmi fra le gambe di filato, atterrando in fondo alle scale con la sua agilità felina. Ma poi, alle mie spalle, arrivò chiaro e forte l'abbaiare di Rhett e, prima che potessi rendermene conto, il pastore mi fu addosso.

Iniziai a rotolare per le scale, fino a quando non sentii la mia testa sbattere violentemente contro il parquet dell'ingresso. Rhett ricominciò a correre dietro Darcy, mente io rimasi lì, stesa a terra, con la testa che rimbombava.

Per un secondo, tutta la stanza attorno a me iniziò a girare. Chiusi gli occhi, cercando di riprendermi, e, quando li riaprii, la luce parve accecarmi. Piano piano riuscii a mettere a fuoco il soffitto sopra di me e, ancora più lentamente, mi rialzai in piedi.

La testa mi girò ancora per qualche secondo, così mi appoggiai al bancone davanti alla porta per cercare di riprendermi. Mi passai le mani lungo il corpo.

Ero tutta intera? Niente di rotto? Tutto bene?

Tirai un sospiro di sollievo, rilassando leggermente le spalle.

Mio padre e mia madre erano sdraiati sul divano a guardare una replica di Harry Potter, sembravano non essersi accorti di niente. Mi avvicinai lentamente e subito i loro sguardi saettarono su di me.

«Esci?» chiese mia madre.

Io annuì lentamente, ancora stordita dalla botta.

«Divertiti.» ridacchiò la donna.

Abbozzai un sorriso, avvicinandomi alla porta.

«Si ma non troppo!» aggiunse mio padre, mentre quest'ultima si richiudeva alle mie spalle.

Okay, tutto a posto.

Attraversai il vialetto sotto agli sguardi divertiti dei miei amici e salii sul sedile posteriore, accanto a Feng.

«Sei pronta a fare festa?» mi scrollò la mia amica per le spalle, con fare euforico.

Io la fulminai con lo sguardo.

Questa non è una storia d'amore Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang