43. Quel non detto...

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Come dicevo, ho sempre odiato i dottori.

Seduta sulla sedia del ginecologo mi guardai attorno, passando lo sguardo sui macchinari dall'aria raccapricciante. Al fondo della stanza, su un tavolo, c'era un modellino di un bambino nella pancia della madre. Mi ritrovai a rabbrividire.

Incominciai a desiderare che Scott fosse lì con me, a tenermi la mano. Perché avevo paura e ne avevo bisogno. Ma era dal giorno prima che ignorava le mie chiamate, e io mi ero detta che avrei fatto meglio a lasciargli un po' di tempo per pensare.

Mi passai fra le mani la spazzola che avevo preso in prestito - okay, rubato - a casa sua. Il dottore aveva detto che probabilmente era troppo presto per capire chi fosse il padre, e che non era sicuro avessero strumenti per ricavare il DNA dai capelli, ma suppongo che l'espressione sul mio viso fosse così disperata che aveva evitato di insistere troppo.

Erano venti minuti che lo aspettavo, ormai. Quando la porta si aprì e l'uomo comparve sulla soglia per poco il cuore non mi saltò fuori dal petto. Teneva lo sguardo sulla cartella che aveva in mano, e sembrava preoccupato.

Gesù.

«Okay dottore, non mi tenga sulle spine. Dica quello che deve dire e facciamola finita. Il DNA... corrisponde? E'... é lui il padre?» chiesi, sull'orlo di una crisi di nervi.

L'uomo aggrottò la fronte, guardandomi con quell'espressione che era una via di mezzo fra il "povera ragazza" e "zoccola".

«No.» pronunciò, alla fine.

Sentii la nausea aumentare improvvisamente.

No. Non poteva essere vero. Non poteva essere di Nick, io... cos'avrei fatto? Chiamarlo, così dal nulla, dopo settimane che non mi facevo viva, e sganciare una bomba del genere? E Scott...

Non mi avrebbe mai più rivolto la parola. L'avrei distrutto, e il solo pensiero distruggeva anche me.

Sentii le lacrime riempirmi gli occhi e il dottore, davanti a me, si agitò.

«No, non volevo dire quello. Intendo dire che lei non è incinta, signorina Cooper.»

E a quel punto, tutto si fermò.

Lo guardai confusa, portandomi istintivamente una mano sulla pancia.

«C-cosa?»

L'uomo riprese la cartelletta e si mise a scorrere i risultati.

«Sì, lei non è incinta.» ripetè, «Mi dispiace, signorina Cooper. A volte i test di gravidanza si sbagliano.»

«Ma... le nausee. E i mal di testa continui...»

L'uomo annuì.

«Questa era l'altra cosa che volevo dirle. Dalle analisi risulta che ci sono dei valori sballati nei suoi campioni, ma non è chiaro ancora a cosa siano dovuti. Ora chiamerò il medico generale dell'ospedale in modo che le facciano altre analisi. C'è chiaramente qualcosa che non va, ma fino ad allora non deve preoccuparsi. La chiameremo noi quando avremo i risultati.» sorrise, cercando di rassicurarmi.

Io ero ancora in stato di shock. Rimasi immobile per i minuti seguenti, senza sapere veramente cosa pensare.

«N-non sono incinta...» ripetei.

Il dottore annuì, poggiandomi una mano sulla spalla.

«No, non è incinta.»

Uscii dalla stanza ancora scioccata. Mia madre e i miei amici mi aspettavano nella sala d'attesa, e quando mi videro arrivare scattarono subito in piedi.

Questa non è una storia d'amore Where stories live. Discover now