25. Un nuovo inizio

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INIZIO SECONDA PARTE

Molti di voi mi hanno chiesto cosa questo significhi. Ecco, QNEUSDA non avrà un sequel, però dallo scorso capitolo a questo c'è un salto temporale, e la narrazione cambia. Questo è il motivo per cui ho deciso di dividerla in due. Dallo scorso capitolo a questo sono trascorsi ben tre mesi. Ed è anche il motivo per cui ho aspettato un po' a pubblicare.

Inizia finalmente la nostra discesa scoscesa verso la fine della storia.

Love you <3

Qualcuno bussò alla porta, ed io mi ritrovai costretta a distogliere lo sguardo dallo schermo del computer. Solo allora mi resi conto che il sole era da tempo tramontato, e il mio ufficio era calato nell'oscurità più totale.

«Avanti.» mormorai.

La porta della stanza si aprì, e il viso dell'uomo comparve nella penombra. Il signor Murphy mi sorrise, facendosi avanti.

«Camille...»

«Lo so.» lo interruppi subito, riprendendo a digitare velocemente sulla tastiera. «Giuro che ho finito. Ora me ne vado.»

«L'ultimo pullman è passato da tempo.» mi fece notare.

«Chiederò un passaggio ad Harry.»

«Harry se n'è andato da ore. Siamo rimasti solo noi, Camille.»

Le mie dita si bloccarono di colpo. Lanciai un'occhiata all'orologio. Dio, era tardi perfino per me.

Alzai lo sguardo sul mio capo che, dall'uscio della porta, mi sorrise.

«Coraggio. Vieni, ti accompagno io.»

Io non replicai.

Aiutai il signor Murphy a spegnere tutte le luci dell'ufficio, chiudemmo il portone d'ingresso e uscimmo nel parcheggio. La sua auto sportiva era rimasta l'unica nel piazzale.

Non ci fu bisogno di dargli indicazioni. Non era la prima volta che mi riaccompagnava a casa a quell'ora.

«Ho risolto con il responsabile della sede a Chicago. Domani abbiamo un incontro con l'ambasciatore coreano a San Francisco, ho già programmato la riunione. Poi ti ho prenotato una visita con il medico, e ho chiesto ad Adrien di passare a prendere le tue medicine per il cuore in farmacia, domani. Poi Harry ha detto-»

«Camille, ti prego, smettila.»

«Ma-»

«Lo so, okay?» sorrise, osservandomi con la coda dell'occhio. Quel giorno i capelli bianchi erano perfino più spettinati del solito. «Perché non ti prendi un giorno di pausa? Mi sento come se in questi ultimi tre mesi tu abbia fatto il lavoro di tutti. Ho paura che il tuo fisico non possa reggere.»

Io boccheggiai.

«Sono felice di dare una mano. Amo questo lavoro.»

Lui ridacchiò.

«Già, ho notato. Credo che abbia fatto più progressi tu negli ultimi mesi che qualunque altro impiegato negli ultimi anni.»

«Te lo avevo detto che non ti saresti pentito.» sorrisi.

Lui annuì. Osservai la sua espressione. Era strana, più cupa del solito. Sembrava quasi... triste.

«Che succede?»

Lui esitò.

«Ci sono altre cose oltre al lavoro, Camille.»

Io sospirai. Non era la prima volta che me lo diceva.

Questa non è una storia d'amore Where stories live. Discover now