40. Appuntamento romantico is the new imboscarsi in un parcheggio a pomiciare

16.3K 951 966
                                    

Trovo che sia così bello quando dopo tanto tempo le cose, finalmente, iniziano ad andare per il verso giusto.

Quella mattina entrai in ufficio particolarmente allegra, neanche la pioggia riuscì ad abbattere il mio buonumore. Lasciai come al solito il mio ombrello all'ingresso, per poi avvicinarmi alla scrivania di Harry. Solo allora mi accorsi di un ragazzo che stava in piedi accanto a lui, e che mi osservava nervoso.

«Ehi.» salutai il mio collega, per poi lanciare un'occhiata interrogativa al ragazzo.

Era alto. Molto alto. Capelli castani chiari, occhi verdi, sorriso impaziente. Era giovane, avrà avuto sì e no diciotto anni.

«Cami, questo è Leo. E' appena arrivato dall'Italia, farà uno stage qui da noi per un paio di mesi.»

«Oh, okay. Ciao Leo, piacere.» sorrisi verso il ragazzo, porgendogli la mano.

«Piacere mio. Mi hanno detto che lei è molto brava nel suo lavoro, quindi spero di imparare il più possibile.» esordì lui, con un accento quasi inesistente.

Io sorrisi, per poi voltarmi verso Harry.

«Di cosa si occuperà?»

«In realtà sarà il tuo assistente personale.» ribattè lui.

«Cosa? Non ne ho bisogno...» mormorai, aggrottando la fronte.

Ma lui scrollò lo spalle.

«L'ho detto a Adrien, ma lei ha insistito.»

Sbuffai, ma alla fine annuii. Buonumore. Sempre un grande buonumore.

Rivolsi un altro sorriso a Leo e gli feci cenno di seguirmi. Prendemmo l'ascensore, ed io premetti il pulsante per il terzo piano.

«Allora... cosa ti porta qui?» domandai, giusto per rompere il silenzio.

«Mia sorella studia qui vicino, starò da lei per qualche settimana.» rispose lui, pronto.

«E sei interessato all'ambito commerciale?» chiesi ancora.

Lui scosse la testa, sorridendo imbarazzato.

«In realtà no, per niente. Ma studio economia nella mia scuola in Italia, e visto che farò un po' di assenze ho proposto ai miei insegnanti di farmi valere questo periodo come alternanza scuola-lavoro. E' una cosa che mi serve per diplomarmi, quindi...»

Io annuii. Le porte si aprirono e lo precedetti lungo il corridoio.

«E cosa vorresti fare, allora?»

Il ragazzo poggiò la propria tracolla piena di fascicoli accanto alla scrivania davanti al mio ufficio.

«Vorrei fare lo scrittore, a dire il vero.»

«Lo scrittore?» ripetei sorpresa.

Lui annuì, rivolgendomi un sorriso.

«Okay, beh Leo... ora penserò a dei compiti da darti, okay? Intanto sistema pure la tua postazione.»

Il ragazzo annuì, e io mi infilai nell'ufficio. Mi lasciai ricadere sulla sedia girevole della scrivania e lanciai i tacchi alti in un angolo, sospirando di sollievo. Erano belli, ma erano più dolorosi degli schiaffi che mi diede mia nonna quando scoprì che avevo fatto il piercing al naso.

Mi misi sotto a lavorare, visto che avevo alcuni documenti arretrati da visionare e firmare. Chiesi a Leo di fare delle fotocopie da tenere in archivio. Quella mattina mi sentivo propositiva, così riuscii a portarmi avanti con il lavoro dell'intera settimana.

Verso mezzogiorno sentii bussare alla porta del mio ufficio, e Leo si affacciò oltre l'uscio.

«C'è il signor Altman per lei.» disse, cercando di tenere un tono formale a cui, era chiaro, non era abituato.

Questa non è una storia d'amore Where stories live. Discover now