30. Ma tu lo ami

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Quando quella mattina entrai nel bar di zio Hunter e i campanelli tintinnarono sopra la mia testa, per un secondo desiderai seriamente di essere morta.

L'emicrania era tornata. E questa volta non avevo neppure bevuto. Quale diavolo era il problema?

Presi un respiro profondo e, muovendo lo sguardo attorno a me, cercai di mettere a fuoco il volto di Feng fra quelli di tutti i clienti del bar. La individuai quasi subito, seduta al bancone, con una tazza di cappuccino davanti e gli occhi fissi sullo schermo del cellulare che teneva fra le mani.

Mi avvicinai a lei, per poi sedermi sullo sgabello vuoto alla sua destra.

«Ehi Cami.» mi sorrise, alzando lo sguardo di me. «Zio Hunter ti sta preparando la solita cioccolata. Vuoi anche dei biscotti o...»

Si interruppe, notando l'espressione che avevo stampata sul viso.

«Che succede?» chiese, aggrottando la fronte.

Io strinsi le labbra. C'era una sola ragione se le avevo chiesto di incontrarci ad un orario così totalmente indecente del mattino. Avrebbe dovuto aspettarselo. 

Estrassi dalla borsa la lettera che avevo trovato il giorno prima e gliela porsi, lasciandola scivolare sul bancone.

All'inizio parve confusa, ma poi, non appena ebbe capito di cosa si trattava, sbiancò. Si voltò verso di me con gli occhi sgranati, boccheggiando alla ricerca di qualcosa da dire.

«C-Cami... io...»

«Quando mi hai detto di aver fatto sesso con uno impegnato non è esattamente questo che mi aspettavo.»

La sua pelle passò dal bianco al rosso, e abbassò lo sguardo.

«Non giudicarmi.» mormorò.

«Non ti giudico. Non completamente. Solo... potevi dirmelo. Soprattutto se avevate intenzione di usare il mio indirizzo.» replicai.

Ma lei scosse la testa.

«Non pensavamo avrebbero inviato qualcosa. Non potevo mettere indirizzo di casa dei miei, né dei genitori di Mike. Ti immagini?»

«Okay, ma perché non me l'hai detto?»

«Voi avevate appena litigato. E poi lui aveva ammesso di essere innamorato di Cressida. Non... non volevo farla diventare una cosa più grande di quanto non fosse.»

«Tu lo ami?» chiesi, tenendo lo sguardo fisso su di lei.

«No.» rispose subito. Poi mi guardò, e la sua espressione vacillò. «Voglio dire... forse. Non lo so, Cami. E' Mike, per l'amor di Dio!»

Feci finta di trattenere un conato di vomito.

«Oddio. Non riesco ad immaginarmi Mike che fa sesso. E' come immaginare mio fratello che fa sesso con mia sorella. Incesto, Feng! Incesto!»

Lei alzò gli occhi al cielo.

«Andiamo, sei stata tu la prima a dire che dalla fine delle superiori era diventato un gran figo!» mi fece notare.

«Sì, ma è come quando mia nonna mi dice che sono una bella signorina. E' completamente asessuato.»

«Beh, non c'era niente di asessuato, fra di noi.» ribatté, rossa in viso. «E' stata la sera della festa anni ottanta. Avevamo bevuto. Tanto. Siamo andati via dalla festa. Stavamo flirtando, sai, quelle battutine sceme che fai quando bevi un po' troppo. Non credevo fosse niente di serio. Sentivo lo stomaco caldo, ma pensavo fosse solo colpa dell'alcool. E poi, quando siamo arrivati nel parcheggio, io mi sono avvicinata all'auto per aprire la portiera, ma mi sono resa conto che eravamo entrambi troppo ubriachi per guidare. Così mi sono girata per dirglielo, e lui... mi ha baciata. Mi ha afferrato per i fianchi, mi ha spinta contro la portiera e ha premuto le labbra sulle mie. Io volevo spingerlo via, ma... non c'è l'ho fatta. Il modo in cui mi ha fatta sentire... non mi ero mai sentita così, Cami. Nessun bacio mi era mai sembrato così giusto come quello, prima d'ora.»

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora