24. La festa in spiaggia

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Una cosa era certa: non avevo più l'età per le sbronze. 

Avrei smesso di bere?

Probabilmente no.

Quando aprii gli occhi e la luce chiara del mattino si infiltrò sotto le mie palpebre sentii l'irrefrenabile desiderio di afferrare le forbici sulla mia scrivania, infilarmele nelle orbite e cavarmi gli occhi. Sarebbe stato sicuramente meno doloroso.

Poi una lampadina si accese nella mia testa dolorante.

Mi alzai di colpo - una pessima idea, fra parentesi - e portai lo sguardo sulla scrivania. E poi sul tappeto. E sul letto.

Come diamine c'ero arrivata in camera mia?

Cercai di ripercorrere con la mente la sera precedente, ma c'era come una grande macchia nera che mi impediva di ricordare. C'era Nick. E Cressida. E Scott. Avevamo ballato. Eravamo usciti nel gazebo, avevamo bevuto e...

Sgranai gli occhi.

«Oh porco cazzo.» mormorai, con la voce di una drag queen dalle corde vocali lesionate.

Scattai giù dal letto. Barcollai e mi risedetti sul materasso, portando una mano sulla testa che continuava a pulsare. Presi un respiro profondo, cercando di spingere indietro il dolore, e mi rialzai più lentamente. Uscii dalla mia stanza, per poi scendere le scale reggendomi al corrimano. Trovai i miei genitori in vestaglia in sala da pranzo, nel pieno della colazione.

«Buongiorno principessa.» mi sorrise mio padre, versando il caffè nella tazza di mia madre.

Io sbattei le palpebre un paio di volte.

«Che... che è successo ieri sera?» chiesi esitante.

La donna diede un morso al cornetto che teneva in mano.

«Hai bevuto un po'.» scrollò le spalle.

«Già. Ho notato.» annuii. «Ma... non ricordo molto. Come sono tornata a casa?»

Lei scrollò le spalle, prendendo un altro morso.

«Il nipote di Blake...»

«Scott?»

«Sì, Scott.» annuì. «Ci ha aiutati a caricarti in macchina, dopo la festa. Poi non se la sentiva di guidare, quindi Feng l'ha riaccompagnato con la macchina di Mike.»

Io aggrottai la fronte.

«E Mike?»

Mia madre scrollò le spalle.

«Lui e Cressida se ne sono andati via insieme.»

Boccheggiai. Troppe informazioni. Troppo mal di testa. I miei genitori sembravano non farci neanche caso.

«M-mi dispiace per essermi ubriacata.» farfugliai.

«Ma scherzi? Ci hai fatto il regalo di anniversario migliore di tutti.» sorrise mio padre.

«In che senso?»

«Dormivi così profondamente che non ci siamo neanche sentiti in colpa a fare sesso nella stanza accanto alla tua.» spiegò mia madre con nonchalance.

«Ew.» aggrottai la fronte. «Disgustoso. Bene, io vado a rinchiudermi nella mia stanza per il resto dei miei giorni. Addio.»

Detto questo, tornai di corsa in camera mia. Crollai di nuovo sul letto, premendomi il cuscino contro il viso.

L'avevo fatto di nuovo. Come quella sera a casa mia dopo il colloquio. Ma questa volta, sentivo una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

Presi il cellulare e cercai nella rubrica il numero di Feng. Rispose dopo alcuni squilli.

Questa non è una storia d'amore Where stories live. Discover now