7. Se la vita ti offre gentiluomini, tu mandali a quel paese

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«Il tuo amico se n'è andato?»

Per poco non mi prese un colpo. Mi strinsi la scopa al petto, voltandomi verso Scott, che era appena comparso dietro di me.

«Cristo, mi hai fatto venire un infarto.» sbuffai, passandomi una mano sul viso.

Il mio capo ridacchiò, per poi riportare lo sguardo sul plico di fogli che teneva in mano. Si sedette al bancone, sfogliando le pagine, mentre con le labbra giocherellava con la punta della penna che teneva in mano.

Dio, ma è legale avere delle labbra così?

Placa gli ormoni, bimba.

Distolsi lo sguardo, riprendendo a pulire il pavimento con la scopa.

Nota per me: trovare un modo per liberarsi della vocina nella testa prima di impazzire.

Senti le voci, non ti reputi già abbastanza pazza?

Nota per la vocina: vai a farti fottere.

«Quindi? Il tuo amico?» riprese Scott, senza alzare lo sguardo.

Io sbuffai.

«Oddio, no, non è mio amico. E per rispondere alla tua domanda: sí, se n'è andato. E certo non grazie a te, mister non so leggere i segnali.» borbottai.

«Segnali? Quali segnali?» chiese lui, voltandosi finalmente nella mia direzione.

Alzai un sopracciglio, per poi avvicinarmi allo stanzino degli attrezzi per rimettere via la scopa. Sentii gli occhi di Scott seguirmi per tutto il tempo.

«Mh, non saprei, forse come quando mi sono nascosta sotto al bancone cercando di non farmi vedere? Ma tu no, "certo, è qui sotto". E ti prego, non dimentichiamoci del fantastico "forse è meglio se vi lascio soli". » lo scimmiottai.

Il ragazzo mi guardò confuso, e io mi battei mentalmente la mano sulla fronte.

Dio, ma allora gli uomini sono davvero più stupidi di quello che sembrano.

«Beh, se avessi colto i segnali ora non mi ritroverei costretta ad uscire con quel mezzo punk uscito male.» sbuffai, chiudendo a chiave lo stanzino.

«Aspetta, devi uscire con lui? Credevo di aver capito che non ti andasse a genio...» mormorò.

Alzai gli occhi al cielo, slacciandomi il grembiule. Lo riposi nell'armadietto, per poi togliere la matita dai capelli, lasciandoli scivolare sulle spalle. Di colpo, sentii il dolore alle tempie diminuire.

«Lascia perdere, è una storia lunga.» tagliai corto.

Afferrai la mia borsa, sistemando la tracolla sulla spalla. Scott seguii ogni mio movimento con lo sguardo, per poi voltarsi sorpreso verso l'orologio.

«È già orario di chiusura? Non me n'ero accorto.» disse.

Io gli passai accanto, lasciandogli una pacca sulla spalla.

«Un altro punto da aggiungere alla lista di cose che non vedi. Questo, e i segnali. Spero almeno che riuscirai a vedere la mia vendetta. Perché arriverà, fidati. E sarà lenta. Lenta e inaspettata.» sussurrai.

Lui ridacchiò, alzando gli occhi al cielo divertito.

«Spero passerai una buona serata, Willow.» rimarcò, afferrando uno zaino dall'armadietto. Se lo caricò in spalle e spense le luci, per poi precedermi verso l'uscita.

«Ecco, sì, a questo proposito. Non scherzava la mia amica, oggi. Non chiamarmi Willow. Mai. Davvero. Non farlo.»

Uscimmo nel parcheggio, e Scott chiuse a chiave la serranda dietro di noi.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora