23. Piano B

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Il giorno del gala, purtroppo, era arrivato. La mia premeditata fuga in Guatemala era fallita prima ancora di iniziare, perché mia mamma mi aveva sgamato i bagagli. Quindi ero condannata. Dio, che fine orribile.

«Smettila di fare la drammatica e tira indietro la pancia.» mormorò Cressida che, dietro di me, cercava disperatamente di chiudermi la zip. «Gesù, questo vestito ti entrava fino a una settimana fa. Che è successo?»

«Ho annegato i miei dispiaceri nel tiramisù.» scrollai le spalle.

La mia migliore amica riuscì a chiudere il vestito, e finalmente mi lasciò andare.

«Dove sono i tuoi trucchi?»

«Nah, non mi trucco.»

«Cami, sei... sei impossibile!» esclamò esasperata.

Sorrisi fra me e me, ma alla fine, senza dare troppo nell'occhio, mi passai una linea di eyeliner sulle palpebre. Cressida mi vide comunque e, alzando gli occhi al cielo, mi porse un rossetto bordeaux abbinato al mio vestito. Che, per inciso, era l'unica cosa positiva di quella serata. Era bellissimo, lungo, con una gonna morbida di tulle e un corpetto in pizzo senza spalline che mi metteva in risalto le bocce. I capelli, invece, li avevo raccolti in uno chignon basso, in modo da lasciare scoperta la schiena.

Sì, lo ammetto, mi sentivo figa.

Cressida invece era vestita di rosa. Un rosa pastello, abbinato ai fiori che aveva intrecciato nei capelli. Pensai a Mike, e al fatto che sarebbe morto non appena l'avrebbe vista.

Qualcuno suonò alla porta, al piano di sotto. Sentii delle voci indistinte. Poi, come per il resto della serata, mia madre si mise ad urlare.

«Cami, ci sono zio Nash, zio Jason e Feng!» 

Io mi voltai di colpo verso Cressida. Ci scambiammo un'occhiata complice e, dopodiché, entrambe ci catapultammo ad aprire la porta della mia stanza. Feng era già lì dietro, con la mano sospesa a mezz'aria, come se fosse stata sul punto di bussare.

Portava i capelli raccolti in una treccia sulla spalla, e indossava un abito lungo color smeraldo. 

«Ehi.» abbozzò un sorriso a metà tra il nervoso e il sollevato.

Io le feci cenno di entrare, per poi richiudere la porta alle sue spalle. La ragazza iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro lungo il perimetro della stanza, senza sapere bene dove posare lo sguardo.

«Ragazze, io... vi devo delle scuse. So di essere sparita, ultimamente.» proruppe.

«Beh, in effetti...» mormorò Cressida. Non c'era accusa nel suo tono, ma Feng si ritrovò a stringere le braccia al petto, come in posizione di difesa.

«Lo so, e mi dispiace. Davvero.»

Cressida sorrise, scrollando il capo.

«Non preoccuparti, Fee. E' stato un periodo pesante un po' per tutti.» la tranquillizzò.

In quel momento la voce di zia Riley, che al piano di sotto stava aiutando mia madre con i preparativi, ci interruppe.

«Cress, tesoro, potresti venire un attimo?» 

Quest'ultima sbuffò, per poi uscire dalla stanza. Non appena la porta si fu richiusa alle sue spalle, io mi voltai verso Feng, incrociando a mia volta le braccia al petto.

«Okay, ora dimmi cos'è successo.»

Lei esitò, ma non provò a ribattere. Annuì, per poi sedersi sul mio letto.

«Qualche settimana fa io... sono andata a letto con uno.»

«Cosa?» esclamai. «Chi?»

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora