29. La cassetta della posta

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«Mi ha lasciato vincere, Cress. Non si è neanche sforzato.»

La mia amica prese a raschiare il fondo della scatola dei noodles con le bacchette.

«E non è un bene perché...?»

Sbuffai, bevendo l'ultimo sorso di coca. Iniziai a raccattare le confezioni del cinese take-away che io e Cress avevamo preso per pranzo, per poi gettarli in un sacco che avevo messo in un angolo. Aveva ragione Feng, dovevo iniziare a comprare dei mobili.

«Perché è strano. Era determinato a farmi la guerra, e improvvisamente si è tirato indietro.» continuai.

«Magari si è reso conto di aver sbagliato e voleva farsi perdonare.» tentò la mia amica.

«Non credo. Non ha cercato di rimangiarsi quello che mi ha detto quella sera.» replicai. Sollevai una confezione di ravioli ancora piena. «Questi li vuoi tu?»

La ragazza non rispose. Mi voltai verso di lei e notai che era intenta a fissare lo schermo del suo cellulare. Io alzai un sopracciglio. Mi avvicinai a lei senza farmi vedere e mi chinai per vedere cosa stava guardando.

«Cressida! Ma... quello è Harry?» esclamai.

La mia amica sobbalzò, e il cellulare volò a terra. Si precipitò subito a raccoglierlo, rossa come un pomodoro.

«Ha iniziato lui a seguirmi su Instagram.» cercò di giustificarsi.

«Non dirmi che ti piace.»

«No. Cioè, è carino...»

«Cressida!»

«Dai Cami, tanto non lo conosco neanche.»

«Dio. Pensavo che non fossi pronta dopo quello stupido mangia-baguette.»

Lei alzò gli occhi al cielo.

«Calmati. Ho solo detto che è carino, non che voglio sposarlo.» sbuffò. «Però...»

Io alzai un sopracciglio.

«Però...?»

Si alzò da terra, prendendo a camminare nervosamente avanti e indietro lungo la stanza.

«Però... voglio innamorarmi, Cami. So che io e te siamo diverse e tu non lo capisci, ma io ho voglia di avere un ragazzo, e fare tutte quelle cose che fanno le coppie. Mia madre aveva la mia età quando lei e papà si sono sposati. Lo voglio anche io. Sono pronta. Però sembra quasi che nessuno sia pronto a farlo con me.»

«Cress...» iniziai, cercando le parole giuste. Dio, odiavo dover dare consigli d'amore. «Non sono un'esperta, ma non dovresti volerti mettere con qualcuno perché vuoi una relazione, ma dovresti volere una relazione perché ti piace qualcuno.»

«Fa differenza?» chiese, frustrata.

Odiavo vederla così. Ero consapevole quanto l'amore fosse importante per lei. Fin da quando eravamo piccole io giocavo a fare la donna d'affari, rubando la ventiquattrore della mamma, mentre lei inventava storie d'amore con le bambole. Era nella sua indole.

Mi avvicinai a lei sospirando e le poggiai una mano sulla spalla.

«Se è questo quello che vuoi allora dovresti buttarti. Trova il primo ragazzo che ti piace e provaci. Se ti va bene hai trovato quello che stavi cercando, e se ti va male pazienza, passerai al prossimo. In fondo tentar non nuoce, no?»

Cressida alzò lo sguardo su di me, annuendo.

«Ora devo andare. Ci sentiamo sta sera, okay?» sorrise, chinandosi per raccogliere la sua borsa.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora