05. Sei più bipolare di una me mestruata.

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Oggi è il mio secondo giorno di lavoro, se così si può definire, dato che non vengo pagata.

Alla fine ieri sera, dopo il mio "incidente" con i tacchi conosciuto anche come grandissima figura di merda, io e Carly abbiamo deciso di tornare a casa.
È stato difficile convincerla a rimandare "la nostra serata in cui ci ubriachiamo fino a scambiare i pali della luce in persone famose con cui scattiamo un selfie da pubblicare su tutti i nostri social con la didascalia Oh mio Dio ho finalmente incontrato una star, che gioia! per poi essere presa per il culo a vita".

In pratica una serata fantastica.

Ma con la scusa del "con tutto quel tirare la mia povera caviglia, adesso mi fa male. E i tacchi non aiutano" sono riuscita a convincerla a tornare.

Abbiamo passato il resto della serata a guardare su Netflix la serie Pretty Little Liars e ingrassando di almeno dieci chili a causa di tutte le schifezze ingurgitate insieme.

Evviva l'amicizia.

Prendo uno dei miei album da disegno, dove ci ho disegnato una marea di cose.
Partendo dai paesaggi, alcuni colorati con gli acquarelli e altri con i gessetti.
Continuando con oggetti di vario tipo: un fiore, una pianta, la Torre di Pisa vista in foto; praticamente tutto ciò che mi ispirasse in quel momento.
Proseguendo poi con i ritratti di persone o animali, che ho sempre lasciato in bianco e nero per paura di non riuscire a catturare la giusta sfumatura o la giusta tonalità di colore, e quindi di non riuscire a rendere giustizia al disegno.
Terminando poi con i disegni di frasi che mi avevano particolarmente colpito o che rappresentavano il mio stato d'animo di quel preciso momento.
Ogni frase presente in questo album è stata disegnata con uno stile diverso e curata nei minimi dettagli.

Da un lato sono felice di mostrare al mio "gentilissimo" capo alcuni dei miei disegni, perché sono fiera di ciò che ho racchiuso in ogni mio singolo album.
Ma dall'altro ho paura di mettermi in gioco, di espormi così tanto.

Ho iniziato a disegnare principalmente per noia.
Ero nel periodo "ragazza fangirl fissata con Harry Potter convinta di vedere un gufo entrare dalla finestra della propria camera che portava la lettera per Hogwarts".
Non sapevo come far passare il tempo, così avevo deciso di provare a disegnare Edvige, e così avevo pure scoperto di essere incredibilmente brava nel disegno.

Metto l'album da disegno dentro uno zainetto e poi vado verso il lavoro.

*****

Appena apro la porta noto che cade il cellulare della ragazza che non ho ancora conosciuto.

Paul mi guarda sconcertato. «Ma allora è una maledizione, la tua.»

Ignoro ciò che ha detto e guardo negli occhi la ragazza. Supplicante le parlo. «Dimmi che non si è rotto e che non devo ripagartelo, anche se tecnicamente non sarebbe colpa mia. Come per il quadro.» ci tengo particolarmente a sottolineare l'ultima frase, che la dico mentre guardo il mio capo.

Lui non fa attendere molto prima di replicare. «Se non fosse stata colpa tua non saresti qui.»

Alzo un sopracciglio. «Infatti non è colpa mia. Quel quadro sarebbe potuto cadere in qualsiasi momento e con una qualsiasi persona.»

Paul sospira. «Hai portato dei disegni?»

Annuisco impercettibilmente. Tiro fuori il mio album da disegno e glielo porgo con mani quasi tremanti.

Ed ecco che il mio sarcasmo va in pausa caffè ed entra in gioco l'ansia, quella piccola bastarda.

Mentre guarda attentamente ogni mio disegno e ogni suo dettaglio posso dire di sentire quasi quel ticchettio fastidioso delle lancette di un orologio.

Ogni volta che gira pagina trattengo il fiato, quasi ad avere paura che possa esclamare "questo disegno fa schifo" e darmi come compito quello di pulire.
E, per carità, non ho nulla contro chi fa questo lavoro, ma se mia madre non si fida a lasciarmi in mano un'aspirapolvere perché l'ultima volta sono riuscita a bruciare un impianto elettrico e non mi fa nemmeno lavare i pavimenti perché l'ultima volta, per pulire le scale, ho direttamente svuotato il secchio pieno d'acqua sugli scalini, e papà ci è scivolato sopra perché dopo un'ora erano ancora bagnate.
Insomma, se non si fida mia madre a farmi pulire casa, come può fidarsi Paul di farmi pulire il negozio?

Semplice, non può.

Appena finisce di sfogliare l'album lo chiude e me lo restituisce, ed io lo metto nello zaino.

Paul non ha ancora detto una parola, e non so se dovrei preoccuparmi o avere paura.

Poi fa una cosa inaspettata. Sorride.

Cioè, lui sa sorridere?

E poi fa una cosa ancora più inaspettata. Mi fa un complimento.
«Brianna, fattelo dire, il tuo è vero e proprio talento.»

Sbatto le palpebre, sorpresa e sconcertata. «Lei sa sorridere.» dico incredula. «E sa anche cosa sono i complimenti. E me ne ha appena fatto uno. Incredibile.»

Lui ritorna improvvisamente serio. «Non ti ci abituare, non succederà più. E ora tutti a lavoro.» e sparisce nel suo ufficio.

La ragazza che non ho mai conosciuto mi si avvicina e mi porge una mano.
«Ciao, sono Skyler, ma chiamami Sky.»

Stringo la sua mano. «Brianna.»

Nel negozio entra il primo cliente.

Dopo un quarto d'ora in cui la signora ha fatto un giro di parole assurdo per dirmi che dovevo disegnare due bambini stilizzati, un maschio e una femmina, con le iniziali dei loro nomi sotto di loro, ho già deciso che all'uscita mi butto sotto un'auto mentre va. Oppure chiedo a mio padre di accompagnarmi di nuovo a lavoro mentre è in ritardo.

*****

Parecchi clienti dopo posso dire di non sentire più il polso della mia mano destra.
Paul e Skyler se ne sono andati alla pausa pranzo, e siamo rimasti solo io e James. Non ci siamo rivolti mai la parola.

Mentre sistemiamo le ultime cose prima che James possa chiudere il negozio, lui si avvicina sospirando.
«Senti, Brianna, mi dispiace per come mi sono comportato ieri. Era stata una giornata "no" a casa e mi sono sfogato su di te. Scusa, non dovevo e non volevo. Ricominciamo?» propone.

Lo guardo confusa. «Sei più bipolare di una me mestruata.» gli dico. «E, senza cibo, io non perdono nessuno.»

James mi sorride. «Hai impegni adesso?» mi chiede.

Lo guardo confusa. «No, perché?»

«Andiamo, ti offro un gelato.»

Cerco di reprimere un sorriso. «Vengo solo perché ho fame, sia chiaro.»

Mai andare dal tatuatore se la sfiga ti perseguitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora