17. Vaffanculo te e la tua idea di cambiare locale!

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Il volume della musica è davvero alto, talmente tanto che penso di poter diventare sorda appena uscita da qui.

Io e Jase siamo venuti in discoteca, come facciamo ogni terzo venerdì del mese.
Ormai è diventata una specie di nostra tradizione.

Jase mi tira da un braccio e insieme andiamo verso il bancone.

Mai affrontare una serata del genere senza alcol.

Dietro al bancone c'è una ragazza con i capelli neri, che si avvicina subito a noi non appena ci sediamo sugli sgabelli.

Ci sorride. «Cosa volete?»

Mio cugino Jase la squadra senza vergogna da capo a piedi, per poi farle un occhiolino e passarsi la lingua sul labbro superiore. «Te, se possibile.»

Stupidi ormoni.
Jase sembra una ragazza in sindrome pre-mestruale che ha gli ormoni a palla.

La ragazza lo guarda con sufficienza, poi il suo sguardo si sposta su di me.
«Cosa posso portarti, bellissima?» Detto questo apre un paio di bottoni della sua camicetta per mettete in risalto il seno, e in tutto questo sta guardando me e non Jase.

Jase è scioccato.
Io sono scioccata.
E anche il ragazzo seduto accanto a me, che stava fissando la ragazza dietro al bancone, è scioccato.
La stiamo guardando tutti e tre con la bocca spalancata.

Vedendo che nessuno risponde continua a parlare lei. «Abbiamo tutti i tipi di alcolici. Poi se non vuoi ubriacarti ci sono i the, oppure me, in una camera, a tua disposizione.» Mi fa un occhiolino.

La fisso, sbattendo ripetutamente le palpebre e accertandomi di aver sentito bene. Rido nervosamente. «Due...», mi schiarisco la voce, «due Mojito andranno più che bene.»

La ragazza con i capelli neri non nasconde la sua delusione. «Se ti accontenti con poco.» Si gira e va a preparare i nostri cocktail.

Quando ritorna ci mette i drink davanti e poi mi fissa, appoggiando i gomiti sul bancone, e tenendo la testa sui suoi pugni chiusi, e mettendo di nuovo in evidenza il suo seno, e penso che abbia aperto altri due bottoni.
Di questo passo va a finire che inizia a girare in reggiseno.

Ma dove sono capitata?

Sbuffa. «Perché non vuoi venire a letto con me? Insomma, ho delle belle tette, un culo fantastico e sono strafiga. Tu sei bella, e una cosetta veloce con te me la sarei fatta. Quindi perché non vuoi venire con me in una delle stanze al piano di sopra?»

Oddio, non me l'ha chiesto davvero.

Apro e richiudo la bocca un paio di volte, non sapendo cosa dire.

Mio cugino Jase cerca di trattenersi dal ridere. «A lei piace il cazzo.» Lo dice diretto, senza giri di parole.

Gli tiro uno scappellotto dietro la testa.

La ragazza torna a guardarmi. «E perché sei in questo locale?»

La guardo confusa, dopodiché alzo il bicchiere contenente il mio Mojito che non sono ancora riuscita a bere. «Sono qua per ubriacarmi e per fare da spalla a questo deficiente qua accanto, che sarebbe mio cugino Jase.»

La ragazza adesso guarda mio cugino, con l'aria di una che ha appena capito ogni cosa. «Ah, quindi sei tu quello gay.»

Jase spalanca gli occhi. «Io sono etero!» Lo dice in fretta. Vedendo lo sguardo duro della ragazza, sospira e si corregge. «Non fraintendermi, non ho niente contro i gay, ma a me piacciono le ragazze, per questo ci stavo provando con te prima.»

Lo sguardo della ragazza dietro al bancone torna confuso, ma poi si illumina, e torna a guardare me. «Ma quindi tu non volevi venire a letto con me perché non ti piacevo, ma perché hai gusti sessuali differenti! Per un momento ho pensato di aver perso il mio fascino. Comunque se cambi orientamento sessuale non esitare a chiamarmi.» Termina con un sorriso malizioso.
Poi ci guarda entrambi. «Comunque avete sbagliato locale, ragazzi.»

Sono confusa. «In che senso abbiamo sbagliato locale?»

«Questo è un locale per persone gay. Le ragazze ci provano con altre ragazze e i ragazzi ci provano con altri ragazzi.»

Oh. Oh.
Ora capisco.
Però devo ammettere che guardandola per un momento ho dubitato della mia eterosessualità.
Rimorchio meglio con le ragazze che con i ragazzi.

Ci sorride e poi allontana per servire altri clienti.

Mi giro di scatto verso mio cugino, e gli tiro uno schiaffo sulla nuca. «Deficiente. Cos'è che avevi detto?» Provo a imitare la sua voce. «Andiamo in un altro locale, proviamo posti nuovi, sarà divertente, tanto l'alcol c'è in ogni posto!» Gli tiro un altro schiaffo sulla nuca. «Vaffanculo te e la tua idea di cambiare locale!»

Si passa una mano sulla zona colpita, massaggiandola. «Ahi, smettila di menarmi per ogni cosa. E comunque ci divertiremo lo stesso, solo che stasera non rimorchierò nessuna, ma possiamo sempre ubriacarci.»

Beviamo contemporaneamente tutto in un sorso i nostri Mojito e poi chiediamo alla ragazza di prima un altro giro.

Nel frattempo un ragazzo si avvicina a Jase e gli mette una mano sulla spalla, spostandola poi per tutto il braccio.
«Ehy, bel maschione, vuoi farti un giro con me al parco divertimenti?» Il ragazzo allude alle stanze al piano di sopra di cui parlava prima la ragazza dai capelli neri, di cui non so il nome.

Jase è come paralizzato, poi sgrana gli occhi e si gira di scatto verso di me. «No, non ci divertiremo, avevi ragione tu Brianna. Ora aiutami, ti prego.» La sua faccia è supplicante.
Il ragazzo nel frattempo ha preso a palpargli i pettorali, nonostante i ripetuti tentativi di Jase di torgliersi la sua mano di dosso, ma lo sconosciuto è determinato a divertirsi con lui.

Scoppio a ridere alla scena e mi avvicino al ragazzo sconosciuto. Gli picchietto l'indice sulla spalla e quando si gira a guardarmi inizio a parlare. «Scusa, non vorrei infrangere i tuoi sogni, ma a mio cugino piace metterlo dentro e non sentirselo dentro. Non so se mi spiego.»

Lo sconosciuto mi fissa. «Ho capito tutto.»
Si gira verso mio cugino e gli sorride malizioso. «E quindi ti piace dominare eh? Ma tranquillo, tu puoi fare l'attivo e io il passivo. Mi piace l'idea di farmi dominare da te.» Termina con un occhiolino, e Jase lo guarda scioccato.

Non ha capito proprio un cazzo.

Jase si alza di scatto e si toglie la mano del ragazzo con forza.

Lo sconosciuto sorride. «Mi piacciono i ragazzi rudi. Li trovo così sexy!»

Jase sgrana di più gli occhi, se possibile, e spalanca la bocca. «Io sono etero, okay? Etero!» Si mette ad urlare.

Poi si gira verso di me e mi tira per un braccio fino all'uscita. «Basta, da adesso in avanti andremo sempre nello stesso locale, e non lo cambieremo fino a quando non lo raderanno al suolo!»

Scoppio a ridere.

Solo noi possiamo finire in situazioni del genere!

Mai andare dal tatuatore se la sfiga ti perseguitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora