32. Okay? Okay.

12.8K 774 142
                                    

Brianna

Panico.
Panico, panico, panico.

È da quando mi sono svegliata, quindi da circa due ore, che continuo a pensare a cosa sia successo ieri sera.
E soprattutto al perché.

Io e James ci siamo baciati.
Certo, solo un bacio a stampo, ma è pur sempre un bacio.

E non mi sento emozionata o felice o altro, ma spaventata.
Ho paura che la nostra amicizia sia rovinata.

Ci conosciamo da troppo poco per poter provare qualcosa di diverso l'uno per l'altro, e non sappiamo nemmeno un granché di noi.

Quindi, sì, ho tremendamente paura.
Paura che le cose possano cambiare.
Paura di perderlo come amico.

Perché nonostante il poco tempo, è diventato una costante e uno dei miei migliori amici.

Mentre rifletto su come potrei uscire da questa situazione, mi preparo la seconda tazza di caffè della giornata, metto lo zucchero e continuo a girare il cucchiaino, assorta nei miei pensieri.

Cosa potrei fare?
Scappare in Messico? No, troppo prevedibile. Scappano tutti in Messico, che abbiano messo incinta la propria ragazza, che abbiano ucciso qualcuno o venduto droga ad un poliziotto sotto copertura.
Meglio andare in Tanzania? No, troppo sole. La mia pelle non mi permetterebbe di sopravvivere.
Forse sarebbe meglio la Foresta Amazzonica, però li ci sono troppi insetti.
Che schifo gli insetti.

Scuoto la testa, rendendomi conto dell'assurdità dei miei pensieri, e decido di farmi coraggio.

Prendo il cellulare, cerco The Best, - James si è salvato così,- e lo chiamo.

Appena risponde vado dritta al punto, con la frase più temuta dall'umanità. «Dobbiamo parlare.»

C'è un attimo di silenzio, in cui sento il battito del mio cuore accelerare e rimbombare nella testa, prima che risponda. «Lo penso anche io. Sei da sola a casa?»

Sbatto le palpebre, confusa dalla domanda. «Sí, perché?»

«Un quarto d'ora e sono da te» e riaggancia.

Bah. Okay.

Poi rifletto sul tempo che ha detto... e a quel punto sputo il caffè.
Mi alzo di scatto dal tavolo, che dovrò pulire più tardi, e svuoto nel lavandino il rimasuglio di bevanda nella tazza, per poi riempirla d'acqua.
Corro su per le scale e mi fiondo in bagno, lavandomi la faccia e i denti, per poi correre in camera a vestirmi di fretta, con i primi vestiti puliti che trovo.
Appena ho fatto mi fiondo giù per le scale, - è un miracolo che non mi sia rotta l'osso del collo,- e torno in cucina.
Bagno una spugna e pulisco il mio caffè sputato, e faccio in tempo ad asciugare prima di sentire il campanello suonare.

Oh Gesù, Giuseppe e Maria.
Fate che la nostra amicizia non finisca e non cambi.
Sarebbe strano non avere più James per casa quando gli dico che mi sto annoiando.
Non avrei più nessuno che mi rinfacci il mio rapporto di odio e sfiga con le porte.
Non avrei più il mio migliore amico.

Faccio un respiro profondo, ignoro il cuore che batte all'impazzata per l'ansia, e vado ad aprire la porta.

James mi rivolge un piccolo sorriso che in parte mi tranquillizza, e che ricambio con piacere, e lo faccio entrare in casa.

Mai andare dal tatuatore se la sfiga ti perseguitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora