38. Vuoi essere la mia calamita per la sfiga?

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Sto per avere un infarto.

Ho il respiro accellerato, le mie mani tremano, sento il rivolo di sudore scendere dalla fronte e sono sicura di essere bianca in faccia.

Più bianca del solito, s'intende.

James mi ha chiesto di uscire per un vero appuntamento, e quando ho letto il messaggio il cuore a momenti non mi usciva dal petto per quanto batteva forte. L'appuntamento è a casa sua, - menomale che almeno uno dei due sa cucinare – e non idea di come andrà a finire.

Ma non è per questo che sono agitata. Quando mi è arrivato il messaggio di James ero in cucina con i miei genitori, e quando mi hanno vista sorridere allo schermo, mi hanno chiesto spiegazioni.

Ma ora la mia unica domanda è: ma perché ho detto a mia mamma che l'appuntamento sarebbe stato a casa sua?

Ora, dopo aver chiamato Julie e aver discusso con lei la nostra "relazione", è convinta che noi due finiremo a rotolarci tra le lenzuola, dato che avremo casa libera per tutto il weekend.

Ma non siamo ancora arrivati al peggio. Perché la parte peggiore è che ora mi trovo in camera mia, seduta sul letto, con i miei genitori che stanno in piedi di fronte a me, parlandomi di quanto siano importanti i profilattici.

In realtà è mia madre a tenere il discorso, mentre sono sicura che mio padre sia stato trascinato qui con un ricatto. Basta guardarlo in faccia per capire che vorrebbe sentire di tutto tranne discorsi su sua figlia che si diverte con un ragazzo.

«E poi, tesoro, sta già per arrivare un bambino in questa casa. Due sarebbe un omicidio nei confronti del sonno.»

Omicidio nei confronti del sonno? Siamo seri?

Decido di aver sentito anche fin troppo, così caccio i miei genitori dalla stanza.

Mi giro verso Carly e Jace, che hanno riso tutto il tempo vedendomi in imbarazzo, e punto un dito contro di loro. «Ora voi mi scegliete l'outfit, un paio di scarpe, come mi dovrò truccare e come dovrò tenere i capelli!»

Mio cugino rabbrividisce, inorridito. «E poi? Dobbiamo sceglierti anche l'intimo?»

A quella frase la mia migliore amica batte le mani, felice. «Ci penso io! James non riuscirà a tenere le mani a posto!»

Mio cugino la guarda male. «Ci deve solo provare a toccare la mia cuginetta ed è un ragazzo morto.» Poi le punta un dito contro. «E vedi di non incoraggiarlo!»

Alzo gli occhi al cielo vedendo quei due che discutono, e vado in bagno a farmi una doccia.

Spero solo che mio cugino non obblighi la mia migliore amica a scegliere un piumone per farmi uscire.

E per Jace non sarei comunque abbastanza coperta.

*****

Mio cugino mi ha accompagnata a casa di James e poi se n'è andato, dicendo che non voleva vedere niente che gli avrebbe fatto commettere un omicidio.

Suono il campanello, e ad aprirmi è Julie, che tiene in braccio la piccola Aisha. Quando mi vede fa un sorriso enorme, e poi si gira verso le scale. «James, tesoro, è arrivata la madre dei miei futuri nipoti!»

Lei e mia madre si sono proprio trovate.

Arriva tutta la famiglia al completo e, dopo avermi salutata, mi lasciano sola con James.

«Ti piace la carne, vero?» mi chiede, leggermente preoccupato.

Sorrido. «Mangio praticamente di tutto.»

Lui scoppia a ridere. «Sai, non me n'ero per niente accorto. Insomma, quando ho dormito a casa tua e per colazione avevo fatto i pancakes, te non te n'eri mica mangiata la maggior parte.»

Gli faccio la linguaccia e gli tiro una manata sul braccio. «Ehi! Io non mangio tanto, avevo il ciclo!»

«Certo, è comodo per voi ragazze usare questa scusa, vero?!»

Non mi lascia replicare che mi prende per i fianchi e mi avvicina a sé, per poi darmi un bacio a stampo.

Io non realizzo subito, ma ho un sorriso stampato in faccia che non si vuole proprio togliere.

James mi guarda con dolcezza, mordendosi il labbro per non sorridere troppo. Mi bacia di nuovo e poi mi lascia andare, andando verso la cucina. «Dai andiamo a mangiare.»

Con ancora il sorriso stampato in faccia, prendo la rincorsa e gli salto sulla schiena, urlando: «This is Sparta!»

Preso alla sprovvista per poco non cade, e mette le mani sulle mie cosce per reggermi.

«Non sei per niente delicata. Capisco perché cadono oggetti o persone quando apri una porta» borbotta.

«Stronzo. Il quadro era maledetto.» Scoppio a ridere, seguita subito dopo da lui.

«Certo, Bry. Certo.»

«Sarà stata la tua gemella. A proposito, come sta la cara e per niente brutta suora?» chiedo, sarcastica.

«Ora chi è la stronza?»

*****

Appena finita la cena ci siamo spostati in salotto per vedere un film, ma non ne abbiamo seguito nemmeno un minuto.

Uscire per un vero e proprio appuntamento sembra aver demolito la nostra idea di non voler essere qualcosa di più che migliori amici, perché è da quando siamo su questo divano che non riusciamo a smettere di baciarci e di sorridere.

Mi stacco a malincuore da lui per riprendere fiato, e noto che James ha le labbra rosse e gonfie, e i capelli tutti spettinati.

Non è mai stato più bello.

«Mi dispiace fermarti, ma i miei polmoni stano chiedendo pietà.»

Lui annuisce, ma mi lascia comunque un bacio sulle labbra, prima di mettere un po' di distanza e di girarsi a guardare la televisione.

Il suo petto si muove velocemente, e una volta che il respiro gli è tornato regolare, si gira verso di me.

Si morde il labbro, cosa che ha fatto spesso stasera e che fa ogni volta che è particolarmente felice, e sorride. In realtà non sono sicura che abbia mai smesso.

«Resti a dormire qui? Domani mattina cucino di nuovo i pancakes.»

Annuisco, poi mi ricordo delle cose dette da mia mamma e da Julie. «Basta che non mi metti incinta, però.»

Lui fa finta di avere il cuore spezzato. «Vuoi infrangere in questo modo i sogni della donna che mi ha messo al mondo? Domani, quando la vedrai, vorrai davvero dirle che tra nove mesi non diventerà nonna?»

Scoppiamo a ridere.

Mi avvicino a James e lo bacio. Lo faccio lentamente, assaporando il momento, e soprattutto le sue labbra.

Si stacca da me e si alza dal divano, poi si inginocchia. «Brianna, vuoi essere la mia calamita per la sfiga?»

Scoppio a ridere e annuisco. «Sì, lo voglio.» Faccio finta di asciugarmi le lacrime.

James si alza in piedi e mi bacia, dopodiché si abbassa e mi carica sulla sua spalla.

«Che diavolo stai facendo?»

«Penso che la serata debba continuare nel mio letto.»

Rido. «Avevi detto che non mi avresti messo incinta.»

«Oh, lo so. Ma non ho mai detto che avrei tenuto le mani a posto.»

Mai andare dal tatuatore se la sfiga ti perseguitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora