4. Dov'è andato?

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Dopotutto la festa era andata bene, tralasciando quello che mi era successo in cortile. Lisa era una delle poche persone a sapermi tirare su il morale quando non riuscivo a farlo da sola e probabilmente era per questo che la consideravo la mia migliore amica. Ovviamente era una che ti sapeva anche ascoltare e consigliare, a modo suo. Obiettivamente, però, era permalosa. Riuscivo ad  avere una pazienza allucinante e a piantare una bandiera bianca anche nei litigi altrui. Probabilmente tutto ciò era dovuto all'educazione che mi avevano dato i miei genitori, ma essere così mi aveva sempre fatto sentire bene.

O forse era semplicemente questione di carattere.

Mi alzai fino a sedermi e appoggiai la schiena ai cuscini. Mi ero appena svegliata e non mi ero ancora alzata dal letto. Presi il cellulare dal comodino e accesi la connessione. Feci scorrere la bacheca di Instagram, prima di alzarmi e rifare il letto.

Continuavo a pensare a quello che mi era successo la sera precedente. Sentivo un fastidioso bruciore dove le sue mani avevano toccato la mia pelle e fui immediatamente travolta da un senso di nausea. Cosa sarebbe successo se non fosse arrivato Aiden?

Una lacrima scivolò dall'angolo del mio occhio ed ebbi la maledetta tentazione di guardare fuori dalla finestra.

La finestra di Aiden era spalancata, ma non vedevo se lui era all'interno della stanza. Mi voltai, decidendo che fosse meglio non farsi notare anche se le tende erano tirate. Mi aveva fatto ben capire di non gradire la mia presenza e io avevo deciso di non disturbarlo più. Volevo essere solo una vicina gentile e fargli sapere che se aveva bisogno di qualcosa poteva rivolgersi a me, ma a lui non importava, come non era importato a sua madre.

Mi chiedevo se quella persona così altezzosa e monotona lo avesse rimproverato per come si era fatto conciare. Io volevo semplicemente ringraziarlo per avermi difesa, ma a lui non interessava nemmeno questo. E poi, come aveva detto lui: l'ha fatto perché doveva.

Volevo assolutamente capire se si fosse fatto almeno qualche amico, ma i ragazzi del mio gruppo non ne parlavano mai. Lisa non ne aveva parlato molto, come faceva quando conosceva per la prima volta una nuova persona. Lei sapeva sempre tutto di tutti e lo dimostrava con i pettegolezzi che grugniva tra un like ed un altro.

Aprii la porta ed uscii fuori dalla mia camera. Le scale erano invase da un profumo delizioso di cioccolato e zucchero a velo. Quel profumo invadeva la nostra casa ogni sabato mattina. Era l'unico giorno in cui mia madre non lavorava di mattina e così ne approfittava per riempirci di pancake.

Quando arrivai in cucina, trovai mia madre con il cellulare in una mano e una tazza di caffè nell'altra.

- Buongiorno - la salutai dolcemente, sedendomi a tavola. Mio padre era già uscito per andare a lavoro e lei aveva già passato qualche ora da sola.

- Buongiorno, lì ci sono i pancake ancora caldi - mi informò, indicando un piatto bianco al centro del tavolo. Al suo interno vi erano impilati tre o quattro fette di pancake. Me ne misi due nel piatto e le cosparsi di cioccolato e granella di nocciole, come facevo sempre.

- Vuoi il succo? - mi chiese alzando gli occhi dal cellulare. - Sì, lo prendo io -.

Mi alzai e presi il succo dal frigo e un bicchiere di vetro.

- Com'è stata la festa ieri sera? -.

Mi sedetti a tavola con i miei pancake e il mio succo davanti, e lei lasciò stare la bacheca di Facebook per ascoltarmi.

Come la peceWhere stories live. Discover now