19. Rotture

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Il suono della chiave nella serratura gettò il mio cuore nel vuoto, facendomi svegliare di soprassalto.

Il ronzio della Tv mi distrasse dalla causa del mio risveglio. Fissai lo schermo dalla luce celeste con gli occhi ridotti a due fessure.
Dove sono?

Mi sollevai su un gomito, facendo scivolare i capelli su un lato, e mi guardai intorno. Pian piano riacquistai la sensibilità in ogni parte del corpo e, mentre la mente cominciava a svegliarsi, percepii un corpo vicino al mio. Avevo trovato Aiden prima ancora di chiedermi dove fosse finito. Spostai lo sguardo a sinistra, vedendolo dormire con la testa sul bracciolo del divano. Era seduto, ma continuava a dormire nella posizione più scomoda che avessi mai visto. Abbassai gli occhi e vidi le sue gambe dove prima c'era la mia testa.

- Ciao, ragazzi -.

Sgranai gli occhi, restando bloccata per l'imbarazzo. Mi voltai a scatti, forzando uno dei miei sorrisi. Sentii Aiden muoversi alla mia sinistra, segno che si fosse svegliato anche lui.

Mi misi subito a sedere sotto lo sguardo di Amanda, sua madre. Aveva i capelli un po' in disordine, ma il trucco era impeccabile. - Salve, signora - la salutai, ma da quelle parole uscì fuori solo un verso gracchiato. Andò via senza nemmeno sforzarsi di ridere o dire qualcosa. - Vado a casa - dissi frettolosamente ad Aiden. Avevo paura che suo padre comparisse da un momento all'altro.

Non rispose, ma quando lo scorsi di sfuggita con la coda dell'occhio notai che rideva sotto i baffi. - Togliti quella faccia - lo minacciai, mettendomi il giubbotto.

Alzò le mani in segno di resa, allargando però il suo sorriso. Mi accompagnò alla porta.
- Scusa se mi sono addormentata - aggiunsi prima di andare via.

- Non importa -.

Gli sorrisi. - Ci vediamo domani -.

Attraversai il vialetto e raggiunsi il cancelletto.

- Wendy! - mi chiamò. Mi voltai immediatamente, guardandolo in tutta la sua bellezza. Da appena sveglio, con i capelli scompigliati e gli occhi arrossati, sembrava diverso. Era come se avesse tolto la sua maschera, quella che lo difendeva dal mando esterno e lo rendeva un ragazzo così forte e temuto. - Vieni con me a scuola, domani? -.

Feci un sorriso a trentadue denti, prima di incamminarmi verso casa mia.

***

- Non mi piace affatto questa situazione - disse mia madre, sedendosi per fare colazione con il suo tailleur blu. - È un bravo ragazzo -.

- I vicini parlano, però. Sei stata tutta la sera da lui - continuò e io non risposi. Mi sentivo in colpa a dare quelle preoccupazioni ai miei genitori, anche se non era successo davvero nulla. - Non è che credi alla voci che girano su di lui? -.

In realtà nessuno parlava di Aiden come il presunto assassino da settimane. Le notizie del nuovo arrivato e dell'omicidio stavano già passando di moda. Tutti avevano già dimenticato chi fosse il rosso e facevano finta di non sapere che un adolescente era stato assassinato appena un mese prima.

- No, tesoro -.

Annuii, finendo il mio latte. - Posso andare con lui a scuola? -.

Mia madre restò paralizzata per qualche secondo, non riuscendo a digerire l'ennesima novità.

- Non in macchina, spero - parlò ad un tratto mio padre con uno sguardo ammonitore. Mi trattieni dallo sbuffare solo perché erano i miei genitori. - Va bene. Gli dirò di andare a piedi -.

Come la peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora