27. Pool party

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- Tesoro, ma che ti succede? - mi chiese mia madre. Mi ero seduta a tavola per fare colazione con la mia famiglia dopo chissà quanto tempo.

Sospirai. Mi stavo comportando nel peggiore dei modi. Avevano fatto sacrifici per tutta la vita per non farmi mancare mai nulla. Probabilmente mi avevano accontentata fin troppo ed era per questo che mi ritrovavo a disobbedirgli.

- Mi dispiace - sussurrai. Quelle parole mi erano veramente venute dal cuore. Sebbene odiassi i loro impedimenti e il loro comportamento, dovevo comunque rispettarli.

Mio padre si versò il caffè americano nella tazza senza dire nulla. - Sono seria, mi dispiace essermi comportata in questo modo -.

- Ciò che conta sono i fatti, Gwendolyn - intervenne nella discussione.

- Da adesso proverò a dimostrarvelo - misi fine alla discussione e mi alzai da tavola. Avevo solo bevuto un bicchiere di succo, così presi una mela. Avevo bisogno di mettere qualcosa sotto i denti.

I miei non risposero, forse stavano semplicemente pregando che fosse davvero così.

Il motivo per cui mi impedivano di vedere Aiden non lo conoscevo ancora, ma nel mentre cercavo di portargli rispetto.

- Ciao, ci vediamo dopo - li salutai, uscendo di casa.

***

Inserii le monete nella macchinetta e selezionai il numero, vedendo scendere il mio KitKat.

- Cavolo... - mi lamentai, vedendo il pacchetto rosso incastrarsi.

Dieci un colpo secco al vetro, non vedendo alcun movimento. - Bisogno di aiuto? -.

Trattenni un sorriso, prima ancora di girarmi. Aiden era alla mia destra, con i capelli spettinati e quella faccia di chi avrebbe voluto solo essere baciato per l'eternità. Era fin troppo bello ed io fin troppo fortunata ad avere anche solo l'opportunità di essere sua amica.

Amica...

Dopo quel bacio, quel sei la prima a farmi questo effetto, non potevamo più essere semplici amici.

Quei pensieri scorrevano velocemente nella mia testa mentre Aiden, ignaro, strattonava la macchinetta con una spallata. Si abbassò a recuperare il KitKat e me lo porse.

Ci spostammo di lato per permettere ad un'altra ragazza di prendere qualcosa da mangiare. - Tutto bene? - mi chiese a voce bassa.

Annuii in fretta, scartando il cioccolato.

- Non sembra - continuò senza staccarmi gli occhi di dosso. Inspirai e alzai lo sguardo verso il suo volto. - Hai presente i buoni propositi del primo gennaio? -.

Annuì, guardandomi perplesso.

- Oggi è il giorno di rispettarli -.

Sollevò un angolo della bocca, guardandomi di sottecchi. - E pensi che oggi sia anche il giorno di studiare un po' di matematica? -.

Quasi non gli scoppiai a ridere in faccia, ma non potei farei a meno di ridacchiare. - Vuoi? - gli offrii la merendina.

Scosse la testa, incamminandosi al mio fianco verso l'uscita. Era appena suonata l'ultima campanella della giornata e io mi sentivo libera più che mai.

Fuori, con quel sole alto nel cielo, si moriva già dal caldo. I nostri amici erano tutti riuniti in un cerchio disordinato nel parcheggio davanti l'auto di Josh.

- Ehi, stavamo aspettando voi - esclamò Lisa.

- Josh dice di andare da lui - ci informò Bryan.

Come la peceWhere stories live. Discover now