20. Vecchio giocattolo

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Quella era stata ufficialmente la giornata peggiore della mia vita. Mi sentivo psicologicamente a pezzi e non riuscivo davvero a capire perché stesse capitando tutto così in fretta e proprio a me.

Mia madre doveva per forza nascondermi qualcosa. Si era inventata una scusa qualsiasi per giustificare la visita di Amanda Evans e mi aveva anche detto che le era sembrata snob come sempre. Era ridicola.

Voleva quasi farmi credere che avessero parlato del più e del meno, di prodotti per la casa e della loro soap opera preferita.

Aiden non si era fatto sentire per tutta la giornata. Non mi aveva salutata a scuola e non si era degnato di mandarmi un messaggio per scusarsi. C'era da aspettarselo avendo a che fare con Aiden Evans. Era proprio uno stronzo.

Si era preso gioco di me. Forse era il suo piano fin dall'inizio. E io ero solo stata una povera sciocca che voleva farlo integrare, che lo ha difeso contro i propri amici.

Che stronzo, pensai amaramente.

Tracciai una linea gialla con l'evidenziatore per sottolineare il libro di storia. Non riuscivo a studiare con tutti quei pensieri per la testa. Non riuscivo più a fidarmi della mia famiglia.

Sospettavo che mio padre fosse coinvolto nell'omicidio di Stephen Sanders e avevo sentito parlare mia madre di rischi con la nostra nuova vicina. C'era qualcosa che andasse per il verso giusto?

Chiusi il libro e lo riposi nella cartella. Quando mi alzai per farlo lanciai uno sguardo alla finestra. La stanza di Aiden era al buio.

Spensi la luce e recuperai il cellulare prima di mettermi a letto. Era presto per andare a dormire, ma non avevo nessuna voglia di scendere in salotto e stare con i miei genitori.

Passai mezz'ora sulla bacheca di Instagram, fino ad esaurire tutte le foto. Poi mi decisi a posare il telefono e a prender sonno. L'operazione mi risultò particolarmente impossibile. Mi trovai a contare le pecore e a rigirarmi nel letto inutilmente. Come si poteva dormire con tutti quei pensieri per la testa?

Presi il telefono e cercai il numero di Bryan in rubrica. Magari potevo andare a fare un giro con lui. Quando però non mi rispose al secondo tentativo lasciai perdere. Bryan era scomparso dopo scuola, senza più farsi sentire.

Sbuffai, abbassando le braccia e bloccando la trapunta sotto di esse. Mi arrivò un messaggio e lo lessi subito immaginando che fosse Bryan.

"Giretto? Non riesco a dormire".

Lessi il mittente e sorrisi. Erano passate da poco le dieci, potevo ancora uscire, no?

"Sto scendendo".

Uscii fuori dal letto e rovistai nell'armadio pescando un paio di jeans e un maglione qualsiasi. Li indossai e legai i capelli in una coda un po' disordinata. Tanto non dovevo essere formale con la mia migliore amica.

Presi le Stan Smith consumate che mia madre odiava e controllai che i miei genitori fossero già a letto. Mio padre dava le spalle alla porta, mia madre leggeva un libro con gli occhiali sulla punta del naso e l'abat-jour accesa.

- Che c'è Wendy? - mi chiese, abbassando il libro sulle cosce. - Lisa mi ha chiesto se posso fare un giro in macchina con lei - cercai di essere il più convincente possibile.

- A quest'ora? -.

Feci spallucce e la guardai implorante.

- Tra mezz'ora a casa. Ti aspetto sveglia -.

Annuii con un sorriso a trentadue denti e scesi di corsa le scale. Presi le chiavi e scappai fuori. Lisa non era ancora arrivata e speravo che facesse in fretta.

Come la peceWhere stories live. Discover now