28. Così per sempre

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Andare a cena fuori con i miei genitori era stato divertente. Mio padre ci aveva portate in un ristorante messicano e la serata era andata come speravano.

Per quel paio d'ore mi ero dimenticata di tutti i miei dubbi e delle mie incertezze. Sembrava che gli Evans non fossero mai venuti ad abitare nella casa disabitata accanto alla nostra, che Stephen Sanders non fosse mai stato trovato impiccato. Sembravamo i vecchi Jones di un tempo, seduti ad un tavolo qualsiasi di un locale qualsiasi di West Chester.

Sorrisi al pensiero di quella cena tranquilla, mentre mi infilavo una t-shirt sgualcita. Uscendo dal bagno, mi passai una mano fra i capelli, sentendoli gonfi e aridi, mentre con l'altra scrissi un messaggio a Lisa per sapere come stava.

Dal piano inferiore proveniva il suono della tv accesa. Mia madre stava seguendo qualche programma culinario probabilmente. Era una sua abitudine serale che non aveva mai cambiato.

Spinsi la porta della mia camera, leggendo il messaggio provocatorio di Bryan.

Ci stavate dando dentro oggi, eh?

Arrossii al pensiero di quella scena e automaticamente alzai gli occhi verso la finestra.

Sbiancai quando mi mancò il respiro. Aiden era inaspettatamente seduto sul suo davanzale a leggere un libro. Indossava esclusivamente dei pantaloni della tuta, senza curarsi di chi lo avrebbe potuto vedere.

Forse era questo che mi piaceva di lui. Aveva sempre quell'aura di mistero attorno che lo faceva apparire diverso. Eppure, giorno dopo giorno, mi concedeva di conoscere una piccola parte di lui.

Presi coraggio e aprii la finestra, sedendomi anch'io nella sua stessa posizione.

Abbassò il libro che teneva in una mano e mi lanciò uno sguardo.

- Com'è andata? - chiese.

Annuii prima di rispondere. - È stato bello. - mi bloccai per inspirare - Anche se ultimamente sto dubitando della loro sincerità, li voglio bene -.

- Cercano solo di proteggerti -.

- Come fai a saperlo? -.

- Tutti i genitori cercano di proteggere i loro figli -.

- Certo, tu lo sai perché sei padre di quattro bambini - lo presi in giro. Sapevo che aveva ragione, ma non mi andava di ammetterlo. I miei -e anche i suoi- genitori ci stavano nascondendo qualcosa, qualcosa che rischiava addirittura di saltare in aria.

Si riportò il libro all'altezza del petto, decidendo di ignorarmi. Odiavo quel suo atteggiamento.

- Anche i tuoi ti stanno mentendo - aggiunsi tardiva. - Vuol dire che ne hanno motivo -.

Alzai gli occhi al cielo. Quella visione mi distrasse dai miei pensieri.

Sopra le nostre teste vi era una distesa blu puntellata di piccole luci bianche che illuminavano le facciate delle case.

- Guarda che... - cominciai, prima di rendermi conto che Aiden avesse già gli occhi su di me. Aveva abbandonato il libro per rilassare la schiena contro il legno e studiarmi.

- Perché mi fissi? - sussurrai. Il mio tono di voce si era abbassato d'un colpo.

- Mi piace farlo -.

Aiden e la sua schiettezza. Già...

***

Spensi il mixer, controllando che il frullato avesse la giusta consistenza.

- Dylan non me la racconta giusta - esordì Lisa, posando il telefono sul bancone.

- Perché? -.

Come la peceWhere stories live. Discover now