13. Sepolte nella cenere

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- Potreste venire da me -.

Quelle parole erano bastate per farci voltare stupiti. Non eravamo mai stati da Josh in tutti quegli anni. La sua villa era un tabù. Sua madre era morta quando era un bambino e lui viveva da solo con suo padre in quella austera casa a due piani. Gli avevo addirittura chiesto se fosse sicuro, tanto la sorpresa. Mi ero sentita una sciocca, ovviamente.

- Certo che non me la ricordavo così lontana - sbuffò Lisa con le mani sul volante. Era buio pesto e non si riusciva a vedere niente in quella strada appena fuori città. Pioveva a dirotto e i vetri continuavano a ricoprirsi d'acqua. Lisa non era brava a guidare neanche in una mega strada senza altre auto, figuriamoci lì.

- L'avevo detto che era meglio che la macchina la prendevo io - si lamentò Bryan, sporgendosi dal sedile posteriore. - Oh, ma statti zitto, maschilista! - lo rimbeccò la bionda, cercando di evitare le buche.

- Wendy, come hai fatto a convincere i tuoi genitori? - mi chiese subito dopo, ignorandola completamente. Sorrisi attraverso lo specchietto. - Semplicemente, gli ho detto che era la prima volta che Josh ci invitava e che sarebbe stato maleducato non venire -.

Gli occhi scuri di Bryan si illuminarono divertiti. - Le vecchie buone maniere dei Jones... -.

Io e Lisa ridacchiammo divertite.
- Ma Dylan? - chiesi poi con tranquillità. Continuavo a tenere gli occhi sull'asfalto, pregando che la mia migliore amica non andasse fuori strada.

Non ascoltai nemmeno la sua risposta, terrorizzata dalla guida di Lisa. Sbandò nel tentativo di svoltare a destra verso la villa di Josh. Mi trattenni per non urlare, mentre le ruote giravano a vuoto nel fango.

- Non ci aveva mai invitati, doveva invitarci per forza oggi? - si lamentò. - Provo a spingerla - disse Bryan, scendendo dal veicolo. A pochi metri di distanza, sotto le gocce d'acqua che continuavano a ricoprire il parabrezza, si intravedeva la nostra meta.

Lisa girò la chiave e pigiò il piede sull'acceleratore. - Non ci riesco! - urlò Bryan, cercando di sovrastare lo scrosciare continuo della pioggia.

Aprii la portiera e mi lanciai sotto la pioggia battente. Era così forte da farmi male sulla testa.

Aggirai l'auto e affiancai il biondo. - Ti aiuto - dissi.

- Uno, due... - annunciò - Tre! -.

Le ruote ripresero a girare nel fango, che ci schizzò in faccia e sui vestiti. Mi armai di tutta la forza che avevo per spingere e, quando stavo per arrendermi, l'auto sembrò sollevarsi. Mi sbilanciai in avanti, perdendo quasi l'equilibrio. - Andiamo! - urlò Bryan.

Corsi verso l'auto e mi ci fiondai dentro, scappando dalla violenza di quel temporale. Ero fradicia. I capelli gocciolavano dappertutto, i vestiti erano così bagnati da non volersi scollare dalla mia pelle.

- Merda, ho pure le mutande bagnate - imprecò il biondo. Strinsi le labbra. - Anch'io -.

- Okay, ce la possiamo fare - sussurrò Lisa tra sé e sé. Strinse le mani sul volante e con una lentezza allucinante ci portò fino alla casa.

- Ragazzi, sbrigatevi! - urlò Josh da sotto il portico. La porta era spalancata  e i vetri completamente appannati.

Scattammo fuori come razzi e raggiungemmo di corsa la porta. - Che serata... - brontolò Bryan, passandosi una mano fra i capelli fradici. - Sul divano ci sono gli asciugamani - ci informò chiudendo la porta.

Era davvero una bella casa. Stanze ampie e soffitti alti. Arredamento classico, caratterizzato da legno scuro e enormi lampadari. Un grande camino padroneggiava nel salotto, accanto ad esso un televisore enorme.

Come la peceWhere stories live. Discover now