32. Boschi e grigliate

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Finii di bere il mio frullato, per poi guardare l'ora. Erano già le cinque. Stavo pensando a Lisa, alla sua situazione. Mi ero seduta accanto a lei per pranzo, controllando che mangiasse. Mi aveva sorriso e ci aveva provato, poi era scappata di corsa in bagno senza potersi trattenere. L'avevo seguita, aspettando che uscisse, e le avevo ricordato che se voleva, poteva smettere. Poi ci eravamo abbracciate. Dopo scuola era andata con gli altri alla pista da skate.

Mi aveva chiesto se io e il rosso stavamo insieme. Le avevo risposto di sì, che almeno credevo fosse così.

Mia madre stava parlando al telefono con una sua cliente. Era il momento perfetto per andare via senza che mi sottomessi ad un suo interrogatorio. Sapevo bene che mi avrebbe proibito di andare a casa di Aiden, che disapprovava qualunque cosa ci fosse sempre stata fra di noi.

Uscii dalla cucina, notando come continuasse a fare avanti e indietro dietro al divano. Le feci un cenno con la mano, per farle intendere di stare per uscire.

Mi ignorò, continuando la sua conversazione. Dall'altra parte la voce della donna era abbastanza acuta e irritata.

Uscii di casa in fretta, godendomi il piacevole clima di quel periodo. I raggi erano tiepidi e quel pomeriggio non c'era un soffio di vento. Attraversai il mio giardino, poi quello degli Evans, fino ad arrivare alla porta. Suonai il campanello, sentendo il cuore battere forte nel petto.

La porta si aprì e davanti i miei occhi comparve Aiden. Indossava dei pantaloncini da basket e una t-shirt. Mi passò le chiavi dell'auto in mano. - Aspettami in macchina -.

Aggrottai le sopracciglia, annuendo a stento. Girai i tacchi, sentendolo rientrare, e camminai fino alla sua auto. Perché non mi aveva fatto entrare?

Pensai che dovevano esserci i suoi a casa e mi chiesi qual era il motivo per cui non potevo comunque entrare.

Non salii in auto, ma rimasi ad aspettarlo appoggiata alla portiera con le braccia incrociate.

Cinque minuti dopo lo vidi uscire, facendo le scale di corsa. Si era cambiato i vestiti.

Gli passai nuovamente le chiavi, studiando la sua espressione mentre aggirava il veicolo per salire. Entrai nell'abitacolo e mi allacciai la cintura.

- Pensavo che saremmo rimasti a casa -.

- Mia madre non lavora oggi e non mi aveva avvertito - mi informò, mettendo in moto e schiacciando l'acceleratore.

- Ah. E dove stiamo andando? -.

Si girò verso di me sorridendo beffardo.

- Non lo so -.

Scoppiai a ridere, prima di rilassarmi sul sedile. Accesi la radio, cercando qualcosa di orecchiabile e fermandomi quando sentii la voce di Katy Perry sulle note di TGIF.

Ci fermammo a prendere due caffè da portare via e poi tornammo a compiere il nostro viaggio senza alcuna destinazione.

- Ti capita mai di sentirti sopraffatto da quello che ti circonda? - riuscii a chiedergli dopo una manciata di minuti in cui mi frullava in testa quell'idea.

- Sì, a volte -.

- Dylan si comporta come uno stupido, Lisa ancora peggio e io non so come aiutarli -.

- Lisa è la tua migliore amica, le basta averti vicino - mi suggerii.

- Magari... - sospirai - Ma è in un casino bello grosso -.

- Quando mi capita di sentirmi così... - alzò le spalle - me ne vado -.

- Te ne vai? Aiden Evans, non si dovrebbe fuggire dai problemi - lo rimproverai in tono scherzoso.

Come la peceWhere stories live. Discover now