31. Verità a galla

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Il getto d'acqua calda mi rilassò così tanto da farmi sentire rinata. Sentivo i muscoli rilassarsi sotto i polpastrelli mentre di passavo addosso il bagnoschiuma ai frutti di bosco. Quell'aroma mi ricordava l'estate, i pomeriggi passati con i miei amici, le giornate in piscina, le colazioni con Lisa.

Solo allora mi ricordai di lei. Non capivo proprio il motivo perché i suoi dovevano considerare Dana migliore di lei. Lisa era una fantastica persona. Era leale, onestà e soprattutto buona. Non riusciva mai a dire di no e si affezionava facilmente a chi la circondava. Il suo unico difetto era temere il giudizio degli altri.

Odiava non riuscire ad essere una brava alunna in tutte le materie, soprattutto davanti ai nostri compagni.

Così, mi costrinsi a uscire da quel metro quadrato di paradiso per mettermi la tuta addosso e tornare da lei. Mi asciugai i capelli con il phon in fretta e furia, lasciando le punte umide. A sistemarli ci avrei pensato il giorno dopo.

Lisa non ha portato lo zaino, mi venne in mente.

La sua intenzione era quella di saltare la scuola anche il giorno seguente? Avevamo un altro test ed era già grave che ne avesse saltato uno, figuriamoci due.

Entrai in camera, pronta a chiederle cosa avesse intenzione di fare e a farle una bella ramanzina. Le discussioni adolescenziali con i suoi non dovevano influire con la scuola e di conseguenza con il suo futuro.

Lisa era rannicchiata sul mio letto con la bocca semiaperta e i vestiti ancora addosso. Si era tolta le scarpe per stare più comoda e doveva essersi addormentata senza rendersene conto. Sua madre aveva risposto al messaggio.

Dille di tornare a casa.

Alzai lo sguardo su quel volto rilassato sul mio cuscino. Non aveva senso svegliarla, soprattutto perché sarebbe rimasta a dormire lì in un modo o nell'altro.

Così, camminando in punta di piedi e senza far rumore, riordinai la camera, ripassai le ultime cose per il test di chimica e misi i libri nello zaino. Quando finii, Lisa aveva solo cambiato posizione.

Tirai bene le tende lilla, sperando che Aiden non venisse a bussare, e scesi al piano di sotto.

Mia madre era seduta al tavolo della cucina con i suoi occhiali da vista sulla punta del naso e una serie di scartoffie sotto gli occhi. Sollevò velocemente gli occhi, per poi tornare a guardare i suoi fogli.

- Lisa? -.

- Sta dormendo - le risposi. Aprii il frigo e tirai fuori una bottiglia del latte.

- Stiamo per cenare - disse.

- Voglio assaggiare i biscotti - le risposi, prendendo il piatto che li conteneva e una tazza.

- Che è successo a Lisa? -.

- Ha litigato con i suoi - risposi. Non mi andava affatto di raccontarle come si sentiva la mia migliore amica e quello che le stava succedendo.

- Sanno che dorme qui? -.

- Già chiamati - sbuffai, innervosita da tutte quelle domande. Avevo solo voglia di mangiare quei maledetti biscotti al burro.

Mi sedetti di fronte a lei, mi riempii la tazza di latte e inzuppai un biscotto, per poi morderlo. L'impasto si scioglieva in bocca. Erano buonissimi.

In quel momento la porta di casa si aprì. Passarono un paio di minuti prima che mio padre venisse in cucina per salutarci.

Mi diede un bacio fra i capelli, chiedendoci com'era stata la nostra giornata.

- Bene. Alla fine il test è andato bene - risposi, prima di prendere l'ennesimo biscotto. Si sbottonò i primi due bottoni della camicia, per poi riempirsi un bicchiere d'acqua fresca.

Come la peceDonde viven las historias. Descúbrelo ahora