17. Cedimenti

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- Wendy... - sussurrò qualcuno. Mi rigirai nel letto, non riuscendo ad aprire gli occhi. Mi rilassai, riprendendo subito sonno.

- Wendy, - la voce fu netta e forte questa volta, ma non sgarbata - ci sono Lisa e Bryan al piano di sotto -.

Il cuore mi si strizzò in petto. Balzai sul letto, con il fiato corto e il cuore galoppante. Perché erano venuti senza avvertirmi?

- Che ore sono? -.

Mia madre aveva acceso la luce, segno che si fosse fatto buio. Quanto avevo dormito?

- Li faccio salire? - domandò, battendo la punta del piede sul pavimento. Probabilmente li aveva lasciati da soli. Mi alzai, toccando il pavimento bagnato con i piedi nudi. Ero in condizioni indecenti. - Okay, però faccio schifo - mi lamentai, senza realmente rivolgermi a mia madre. Mi sistemai i capelli alla meno peggio e mi strofinai gli occhi, ancora troppo assonnata. Che ore erano? Presi il telefono. Cinque chiamate di Lisa e due di Bryan. Erano le otto. Avevo dormito quattro ore?!

Mi posai una mano sulla fronte. Avevo dimenticato di impostare la sveglia prima del mio sonnellino. Non pensavo che avrei dormito tutto quel tempo, al massimo due orette. Come avevo fatto?

Sentii bussare alla porta, così mi voltai, ancora seduta. Lasciai cadere il telefono sul letto e studiai i miei migliori amici. - Potevi dirci che saresti andata in coma, no? -.

Fulminai Lisa e mi appoggiai al cuscino, mentre lasciavo che invadessero la mia stanza. Lisa chiuse la porta e aprì la finestra, Bryan si lasciò andare sulla poltrona. - Ho dimenticato la sveglia. Come mai siete qui? -.

- Se ti diamo fastidio ce ne andiamo - scherzò Bryan, dondolandosi sulla sedia girevole. Sorrisi. Lisa si accese una sigaretta, appoggiata al davanzale e buttò fuori il fumo in una piccola spirale. - Dylan andava a cena con la squadra, Josh era al Tina's. Ha detto che in caso ci raggiunge, ma mi sembrava impegnato -.

Annuii, stringendomi le gambe al petto. Era venerdì, sarebbero venuti a buttarmi giù dal letto in qualsiasi momento.

Dalla finestra entrava vento freddo, che mi pizzicava le guance. Ogni tanto Lisa fumava una sigaretta nella mia camera, così mi ero attrezzata. Tenevo uno spray per ambienti alla peonia nel comodino, da spruzzare quando finiva.

Aveva i capelli chiari raccolti in una coda scarmigliata, messi in risalto dal giubbotto di pelle nera. - Andiamo a farci un giro? - domandò Bryan. Annuii, alzandomi a rilento per recuperare le scarpe da ginnastica.

Le indossai, infilando i lacci dentro e scesi al seguito dei miei migliori amici, lasciandomi dietro una scia di spray alla peonia.

- Esco un po' - avvertii i miei genitori. Mio padre stava leggendo un libro, in tuta e con gli occhiali, e mia madre stava scorrendo la bacheca di Facebook.

- Dove vai? -. Bryan e Lisa si fermarono sull'uscio, facendo entrare l'aria fresca e pulita. - A fare un giro in macchina -.

- Ciao, divertiti - mi salutò mio padre, accompagnato dal sorriso di mia madre. Riuscivo a parlargli a malapena. Seguiva Carrie e il signor Bolton nella lista dei sospettati. Forse avrei dovuto cancellare la prima. Non avevamo più avuto motivo di sospettare di lei. Forse dovevamo lasciarla in pace. In fondo, era stato pur sempre il ragazzo che amava.

- A che pensi? - chiese Bryan, salendo in macchina. Lisa si sedette dietro senza fare tante storie e aprì il finestrino. Avevamo delle abitudini strane quando ci mettevano in macchina. Aprivamo tutti i finestrini e mettevamo la radio al massimo. Era una strana sensazione, i polmoni e le orecchie riempiti allo stesso tempo. Era la più semplice forma di spensieratezza che conoscessi, tutti lo avrebbero dovuto provare almeno una volta nella vita. Mi voltai a guardarlo, aspettando una risposta. I suoi occhi erano su di me, mentre metteva in moto.

Come la peceWhere stories live. Discover now