CAPITOLO PRIMO - parte 2

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Rouge aprì gli occhi.
A giudicare dal colore della luce che filtrava attraverso i piccoli fori della persiana, dedusse che era mattina.
Un fascio giallo si infrangeva contro al muro spoglio della stanza, creando dei giochi d'ombre sul pavimento.
Si tirò a sedere sul letto e sbadigliò, sropicciandosi gli occhi. Si sentiva ancora stanca, ma sapeva bene che il padrone non gradiva quando restava a letto troppo a lungo. Legò i capelli con un elastico ed uscì dalla camera, dirigendosi in cucina.
Il padrone era seduto al tavolo di legno posto vicino ai fornelli, e sorseggiava una tazza di caffè. Alla vista della ragazza la salutò con un cenno del capo, e le indicò con la mano la caffetteria ancora calda. Rouge versò il liquido caldo dentro ad una delle tazze più piccole e si sedette a sua volta al tavolo, inspirandone l'inebriante profumo.
Poggiò il gomito e sorseggiò il caffè, osservando lo sguardo del padrone. Sembrava più nervoso del solito, forse aveva bisogno di altri occhi.
Rouge spostò lo sguardo oltre il vetro della piccola finestra. Il cielo era leggermente oscurato dalle nuvole grigiastre, ma non sembrava minacciare pioggia.
-Poi lava le tazze- disse l'uomo alzandosi dal tavolo; un ghigno di rabbia ed irritazione era ben visibile sul suo volto sbarbato.
Si diresse in salotto, e si sdraiò sul divano per vedere un pò di sport, compiendo movimenti svogliati. Non aveva un vero e proprio lavoro; vendeva droga, ma solo ad un certo giro di clienti e solo al fine di guadagnare i soldi che gli avrebbero permesso di pagare le bollette. La casa l'aveva ricevuta dalla madre, dopo la sua morte.
Rouge tornò nella sua stanza dopo aver obbedito all'ordine che le era appena stato impartito, e si sdraiò nuovamente nel letto, fissando il soffitto bianco sopra di sé.
I suoi occhi si soffermavano ad osservare le macchie di umidità che si erano create a causa della lunga settimana di pioggia che era passata.
Quella casa era vecchia, ed avrebbe tanto avuto bisogno di qualche lavoro di manutenzione.
-Dov'è il mio cane?!- sbraitò il padrone dall'altra stanza, dopo alcuni minuti di completo silenzio.
Rouge si alzò prontamente e raggiunse l'uomo.
Così la chiamava: il suo cane. Aveva trasformato quella ragazza in ciò che voleva, l'aveva cresciuta e sottomessa rendendola esattamente come voleva fosse.
Un essere obbediente. Pronto a fare qualsiasi cosa per compiacere il proprio padrone.
Rouge si fermò davanti a lui, ancora era sdraiato sul divano con la televisione accesa.
-Mettiti sul divano- ordinò premendo il tasto rosso sul telecomando.
La ragazza obbedì senza obbiettare, come le era stato insegnato.
Il padrone non era mai gentile con lei, ed era una persona maledettamente sadica.
Amava ferirla sul petto e sulle braccia mentre abusava di lei; diceva che leccare il suo sangue accresceva in lui il piacere. Per questo il corpo di Rouge era pieno di tagli e lividi.
I primi tempi, diversi anni prima, aveva sofferto molto di quella situazione così estrema; ma col tempo aveva imparato addirittura ad apprezzare la vita che faceva.
Continuava a ripetersi che aveva una stanza dove dormire, e cibo caldo di cui nutrirsi.
Le cose sarebbero potute andare anche peggio.
Fu proprio grazie a questa convinzione che Rouge, negli anni, riuscì a sopravvivere.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now