CAPITOLO UNDICESIMO - parte 1

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"Strappa gli occhi ai cadaveri".
La ragazza rimase impietrita. Sentiva il cuore accellerare il battito nel suo petto, le mani tremare, la testa girare...
Non poteva essere lui.
Il datore di lavoro di Tyler non poteva essere il padrone.
L'assassino che strappa gli occhi non poteva essere lei.
Strinse le mandibole, imponendosi di mantenere la calma. Doveva solo chiedere che faccia avesse, doveva solo trovare la forza di parlare.
La paura di scoprire che si trattasse del padrone era immensa, così come il disagio che provava adesso, scaturito da quel dubbio.
Doveva sapere.
Doveva chiederglielo.
-Che..- balbettò con voce spaventosamente tremante -Che faccia... Che faccia ha... Il tuo datore di lavoro?-.
Non appena terminò la frase, ebbe l'impressione di lasciar cadere un macigno dalle sue spalle. Ce l'aveva fatta. Doveva solo attendere la risposta.
Tyler la guardò con aria confusa, poi abbassò lo sguardo. -Beh... Non posso darti una descrizione troppo precisa- disse -Ma è un uomo sui quaranta, magro, ed ha.. ha un tatuaggio a forma di croce sul collo-.
Rouge si sentì quasi svenire.
Era davvero lui.
Stava parlando del padrone.
Trattenne un conato di vomito e si alzò di scatto in piedi. Aveva bisogno d'aria. Doveva uscire subito.
-Va tutto bene?- le chiese Tyler notando la sua strana reazione.
Lei annuì frettolosamente e disse: -Devo solo... Prendere un pò d'aria-. Si fiondò sulla porta e premette la maniglia con forza, per poi lanciarsi in una corsa folle giù dalle scale.
-Rouge aspetta!- echeggiò la voce di Tyler contro alle pareti spoglie. Ma la ragazza era già uscita dal palazzo.
Corse come una pazza lungo la strada, senza guardare nemmeno in quale direzione stesse andando. Rischiò più volte di essere investita, sbattè contro ai passanti, si inciampò, ma non smise mai di correre. Nemmeno lei sapeva da cosa stesse scappando.
Dal suo passato? Dal dolore? Da Tyler? Dal senso di colpa?
Tuttavia non aveva bisogno di una ragione, adesso. Sentiva semplicemente il bisogno di correre lontano, di sfuggire alla morsa che le stritolava il petto.
Quando finalmente si fermò e riprese fiato, poggiando i palmi sulle ginocchia con la testa chinata, una marea di pensieri attraversarono la sua mente.
Che cosa ci faceva il padrone con gli occhi?
Non se lo era mai domandato, ed aveva sempre dato per scontato che li collezionasse semplicemente. Ma il fatto che avesse Tyler, che cela tutti gli omicidi, dava da pensare..
Li vendeva forse?
No. Il padrone vendeva droga.
Ma... A pensarci adesso, Rouge si rendeva conto di non aver mai visto la droga. Tutto ciò che vedeva era lo zaino chiuso che lui si metteva in spalla prima di uscire per affari.
Quello zaino conteneva gli occhi.
Era fin troppo ovvio adesso.
Il padrone aveva architettato un piano perfetto. Usava Rouge per recuperare gli occhi e Tyler per nascondere gli omicidi di Rouge. Poi gestiva le vendite. Forse si era creato un giro d'acquirenti, probabilmente tutti psicopatici, e ricchi. Ecco perché ogni volta voleva occhi di colore diverso: erano i clienti a chiederli.
Rouge sentì le gambe crollare, e si ritrovò a terra, stesa sul marciapiede. Capire tutto soltanto adesso era come ricevere una mazzata sul collo.
Fino ad ora credeva di sapere, ma si sbagliava di grosso.
Il colpo più duro, tuttavia, arrivò un secondo dopo, quando una domanda nacque nella sua mente:
"Quindi sono stata io ad uccidere Giusy?".

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now