CAPITOLO SETTIMO - parte 1

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Tyler alzò gli occhi, e scrutò il cielo scuro che si allargava come un grosso telo nero sopra le loro teste. Poche stelle lo punteggiavano.
-Devo andare- disse Rouge alzandosi in piedi di scatto.
-Di già?-.
La ragazza non rispose ed iniziò a camminare, voltandosi di schiena. Non poteva più restare lì, le sembrava di fare una cosa enormemente sbagliata.
Aveva bisogno di riordinare le idee, di mettere a posto i tasselli nella sua mente.
-Spero di incontrarti ancora- disse Tyler, mentre guardava la ragazza allontanarsi con la testa bassa.
Non le credeva neanche un pò. Sapeva che quella ragazza aveva bisogno d'aiuto.
Ripensò alla notte precedente, in cui l'aveva incontrata: era sporca di sangue, armata di artigli e coperta da quella raccapricciante strana maschera. Era probabilmente una specie di assassina, o una ladra, o magari apparteneva ad una qualche setta; questo faceva di lei una persona forte ed impassibile, ma... Qualcosa non andava.
Nei suoi occhi aveva visto paura, terrore, tristezza.
Forse era costretta da qualcuno a fare quella vita.
La cosa che maggiormente lo incuriosiva era il fatto che usasse degli artigli per uccidere, anziché armi più comuni. Questo dettaglio lo spingeva a credere che doveva far parte di una qualche setta, o magari era solo sottomessa ad un criminale folle.
In ogni caso, Tyler era del tutto deciso ad aiutarla. Non era riuscito ad impedire la morte di sua figlia dieci anni prima, e non avrebbe fallito ancora.
La sua piccola Giusy...
Aveva solo tredici anni quando fu uccisa...
Un brivido gli percorse il corpo. Nonostante fossero passati dieci anni non aveva mai smesso di soffrire per lei. La perdita di un figlio non è cosa che si dimentica, nemmeno in una vita intera.
Si alzò in piedi, sospirando, e si incamminò verso casa.

...

Rouge entrò nell'appartamento del padrone dalla stessa finestra che aveva usato per uscire, con passi scaltri e leggeri, senza fare alcun rumore.
Atterrò sul pavimento freddo con un lievissimo tonfo, e non appena fece un passo avanti i suoi occhi catturarono un movimento.
C'era una figura avvolta nell'oscurità, in piedi affianco al letto.
Il padrone.
L'uomo alzò un braccio e premette il tasto dell'interruttore; immediatamente la stanza si inondò di luce.
Il suo volto era piegato in un ghigno di profonda rabbia; osservò Rouge con occhi carichi d'odio per una manciata di secondi, poi disse:
-Dove sei stata?-.
La ragazza rimase immobile, senza sapere che cosa dire. Era terrorizzata, e non riusciva più neanche a muoversi.
-Io mi fidavo di te- continuò l'uomo -Ti ho salvata e cresciuta, ti ho dato ciò di cui avevi bisogno, e tu.... E tu mi ringrazi così?!!- gridò.
Avanzò rapido verso di lei e la spintonò facendole sbattere la schiena contro al muro.
Le sferrò un pugno in faccia, esclamando: -Merdoso cane ingrato!-. Poi le afferrò i capelli, strattonandoli, ed avvicinò il proprio volto al suo.
-Farò in modo che non ti venga più in mente di fuggire!- gridò.
Le sferrò un pugno nello stomaco, facendola piegare dal dolore, e la sbattè a terra.
Un calcio.
Un altro.
Un altro ancora.
Rouge emetteva lievi lamenti, soffocati dalle lacrime.
La picchiò per diversi minuti, sfogando su di lei tutta la frustrazione che aveva accumulato. Quando smise di colpirla, Rouge non riusciva più neanche a muoversi. Ogni centimetro del suo corpo pulsava e bruciava. Sentiva il sapore ferroso di sangue nella bocca.
Il padrone si fermò. Ma con lei ancora non aveva finito.
Le sfilò i vestiti, e la violentò.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now