CAPITOLO DICIASSETTESIMO - parte 1

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Rouge pensò a lungo, mentre in silenzio stringeva nei pugni i lembi della coperta; alle nove di sera, grazie ai tranquillanti, tornò ad addormentarsi.
Quando riaprì gli occhi era già mattino.
-Come sta, signorina?- disse il medico, che solo adesso la ragazza realizzava essere nella stanza. Sollevò la schiena di scatto, ma lui prontamente la bloccò afferrandola per le spalle. -Non si muova, stia tranquilla- le disse sorridendo -Nessuno qui vuole farle del male-.
Rouge smise di agitarsi e tornò ad appoggiare la schiena sul materasso, sospirando. Sapeva di essere al sicuro nelle mani dei medici, ma non poteva fare a meno di agitarsi quando un uomo le si avvicinava. Era un impulso irrazionale.
-Adesso controllo la pressione- disse ancora il medico afferrandole una mano. Inserì il dito indice della paziente in un piccolo apparecchio per alcuni secondi, poi lo sfilò. -È buona-.
-Potrò alzarmi oggi?- chiese la ragazza con voce debole.
-Beh, sarebbe preferibile di no-.
-Ma devono interrogarmi..- mugolò.
-Ah, giusto...beh, farò presente ai poliziotti che per la sua salute sarebbe preferibile svolgere l'interrogatorio qui in stanza. Non si preoccupi-.
Rouge annuì e sorrise lievemente. Lo nascondeva, ma era molto preoccupata. Non sapeva cosa avrebbe dovuto dire ai poliziotti e cosa no, ed aveva paura di causare involontariamente l'arresto decisivo di Tyler; la sua sorte dipendeva da ciò che lei avrebbe dichiarato.
La ragazza chiuse gli occhi e riposò per altre due ore, fino a che gli agenti non entrarono in stanza.
-Buongiorno, signorina. Come si sente?- chiese uno di loro.
-Sto bene- rispose lei, fredda.
-Bene. Allora possiamo cominciare?-.
L'ispettore si mise a sedere accanto al letto, con un blocco per gli appunti stretto nella mano sinistra. I suoi occhi furbi e pungenti scavavano in quelli di Rouge, per estrapolarle più informazioni possibili.
-Il signor Tyler Connett ha dichiarato che tutto è successo nell'appartamento di Via Ferri. A seguito della dichiarazione i nostri uomini sono entrati a valutare la situazione, ed hanno rinvenuto un cadavere. Pare si tratti di un uomo di mezza età, magro, con un tatuaggio a forma di croce sul collo. Lei conosce quest'uomo?-.
-Sì- rispose Rouge con la voce tremante.
-Che rapporti aveva con lui?-.
-È stato lui a...a...farmi tutto questo-. La ragazza trattenne a stento i singhiozzi.
-È stato lui a ferirla?-.
Rouge annuì.
-Chi lo ha ucciso?- chiese il detective mentre scriveva qualcosa sul blocchetto.
La ragazza rispose in ritardo. Vide ancora nella sua testa quella scena, e le sembrò di riviverla. -L'ho ucciso io- disse.
-È stata lei?-.
-Si. Con un coltello-.
-Perché? Cosa stava accadendo?-.
-Lui mi stava ammazzando di botte-. Nel dire questa frase, non riuscì più a trattenere le lacrime. Scoppiò a piangere, singhiozzando. -Lo...lo faceva sempre...l'ha fatto per anni...-.
-Lui era un suo parente?-.
-No...mi....mi aveva presa dalla strada, quando avevo undici anni e...da allora mi ha...-. Le parole le morirono in gola.
-E che mi dice di Tyler Connett?-.
-Lui è un mio amico...mi...ha salvata-.
-Cosa ci faceva lì?-.
-Sapeva che quell'uomo mi stava picchiando e...-.
-Come lo sapeva?- la interruppe il detentive.
-Non lo so...-.
-Come poteva essere a conoscenza dell'indirizzo?-.
-Io...non so...però-.
-Che lei sappia, esisteva un qualche collegamento tra il signor Connett e l'uomo di cui parla?-.
-Non lo so!- gridò Rouge esasperata -Tyler voleva solo aiutarmi!-.
-La prego di calmarsi. Ancora un paio di domande, se la sente?-.
La ragazza si asciugò le lacrime ed annuì.
-Sulla scena del crimine sono state rinvenute tre armi: una pistola, un fucile ed un coltello. Lei sa a chi appartengono?-.
-No-.
-Ok, bene...E mi dica, come si sono svolti esattamente i fatti? Può raccontarmi tutto quello che è successo?-.
-La signorina ha bisogno di riposare- intervenne il medico, che nel frattempo stava rientrando nella stanza.
-Non abbiamo ancora finito- fece presente il detective.
-Sono spiacente, ma dovrete concludere l'interrogatorio e riprendere domani-.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)On viuen les histories. Descobreix ara