CAPITOLO SESTO - parte 2

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Le strade erano deserte e semiavvolte nell'oscurità, e le luci nelle case erano tutte spente. Nell'aria regnava un silenzio surreale, nonostante il parco si trovasse nel centro della città.
Erano circa le tre del mattino, quando Rouge vi arrivò. Riuscì a sgattaiolare fuori dalla finestra senza che il padrone se ne accorgesse, ma solo dopo che quest'ultimo si era chiuso nella sua stanza per dormire. Per la prima volta, inoltre, era uscita senza guanti né maschera, seppur questo la mettesse piuttosto a disagio.
La ragazza si guardò intorno: un vialetto di sassi rifletteva la debole luce della luna e si addentrava nel piccolo parco, poco frequentato ad ogni ora del girno e piuttosto malmesso. L'erba non veniva tagliata quasi mai, e così era molto lunga e dava all'ambiente un aspetto per nulla accogliente. C'erano due panchine, poste a quattro o cinque metri l'una dall'altra, accanto alle quali erano posti due lampioni. Uno non funzionava, mentre l'altro emetteva una luce galla quasi fastidiosa. Seduto su quella panchina, con la testa tra le mani, c'era Tyler.
Rouge lo riconobbe subito seppur non potesse vedere il suo volto.
Avanzò verso di lui, e quando i suoi scarponi schiacciarono una figlia secca, l'uomo si voltò di scatto.
-Ah, sei tu- disse tornando ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia -Dai, diediti-.
Rouge scrollò la testa. -Non voglio-.
-Come vuoi- rispose lui -Non intendo certo costringerti-.
La ragazza avanzò di un passo ma continuò a tenersi a debita distanza.
-Mi piace la città di notte- disse Tyler alzando gli occhi al cielo -Sembra più bella quando l'oscurità la divora... Il buio copre i difetti...-. Si voltò verso Rouge. -Non credi?-.
-Cosa volevi da me?- chiese fredda lei, ignorando del tutto la domanda. Non aveva certo voglia di discutere con lui il senso della vita.
-Volere? Io? Assolutamente niente- rispose -Solo parlare-.
La ragazza aggrottò la fronte.
-Parlare?-.
-Si, certo- disse ancora Tyler -Dai siediti!-.
Questa volta Rouge gli diede ascolto, e seppur con una certa indecisione, si avvicinò alla panchina e si sedette accanto a lui, più distante che poté.
-In realtà c'è una cosa che vorrei chiederti- disse Tyler abbassando lo sguardo ai suoi piedi.
Rouge tacque, ma guardò l'uomo con aria interrogativa.
-Vedi... Io...- balbettò lui -Ieri, quando ti ho incontrata, ho avuto l'impressione che avessi bisogno d'aiuto. È così?-.
La ragazza si bloccò, e le si strinse un nodo alla gola.
Non sapeva nemmeno cosa rispondere.
Aveva bisogno d'aiuto?
Certo che sì.
Ma voleva davvero tradire il padrone?
Era giusto che lo facesse?
-No- rispose secca. Non avrebbe potuto tradire il padrone, aveva troppa paura per farlo.
-Sei sicura?- le chiese lui ancora, puntando i suoi occhi scuri in quelli di lei.
Rouge annuì.
-Sai, mia figlia, Giusy, era una ragazza scontrosa e curiosa proprio come te. Non le somigli solo fisicamente...-.
Rouge non disse nulla, ma rimase in silenzio ad ascoltare.
-È morta dieci anni fa... Quest'anno avrebbe dovuto compiere ventitrè anni..-. Si fermò per sospirare, poi riprese a parlare. -Sono stato ingiustamente incolpato della sua morte, ma solo io so cosa accade davvero... È stata in parte colpa mia, e per questo non mi fa rabbia che la polizia mi reputi un assassino, ma non sono stato io ad ucciderla-.
Rouge intrecciò le dita delle mani, e sollevò lo sguardo sui lunghi ciuffi d'erba scura davanti a sé, bagnati dalla guazza.
-Ho fatto un errore, e non sono stato in grado di salvarla... Per questo, adesso, vorrei salvare almeno te, che le somigli così tanto..-.
Rouge tornò a posare gli occhi su Tyler. Adesso capiva.
Ma questo non cambiava niente, non aveva nè la forza né il coraggio di disobbedire al padrone.
Non poteva raccontare la verità.
-Io non ho bisogno d'aiuto- disse.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now