CAPITOLO QUATTORDICESIMO - parte 1

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Tyler parcheggiò l'auto sotto al gruppo di palazzi. Senza pensarci troppo, afferrò il borsone e se lo caricò in spalla, poi si incamminò verso la porta del piccolo appartamento del datore di lavoro. Ricordava bene quale fosse: piccola, di legno, posta sul retro del palazzo sulla destra.
Mentre si avvicinava sentiva le pulsazioni del suo cuore aumentare velocità ed intensità, e l'adrenalina invadere il suo corpo.
Questo era il momento che aveva atteso per dieci anni.
Ed era adesso.
L'uomo si fermò davanti alla porta ed estrasse il fucile dal borsone, impugnandolo saldamente con le mani sudate.
Sapeva che lui era oltre quel muro, e l'odio che gli bruciava dentro si amplificò improvvisamente.
"Ucciderò quel bastardo e poi cercherò Rouge. Non può essere scappata così lontano" pensò muovendosi nervosamente.
Raccolse coraggio e indietreggiò di tre passi, per poi avanzare di scatto. Con una forte spallata ben assestata buttò giù la porta, e prontamente alzò il fucile all'altezza della mascella, puntandolo davanti a sé.
Il piccolo corridoio spoglio che gli si parò davanti era mal illuminato, e non sembrava esservi nessuno. Tyler si immobilizzò subito ed ascoltò attentamente, ma non riuscì ad udire alcun rumore.
Qualcosa non andava.
Possibile che lui non fosse lì?
L'uomo avanzò ancora con un punto d'insicurezza, fino a che non raggiunse una porta aperta. Puntò la canna del fucile all'interno, poi avanzò. Era il salotto, ed era anch'esso vuoto.
Vi era un divano, un tavolinetto da fumo, una vecchia tv, un mobile di legno scuro pieno di libri e oggetti sparpagliati, ed infine due quadri appesi al muro. Uno ritraeva una donna nuda, l'altro una croce disegnata.
Tyler girò su sé stesso, poi tornò nel corridoio.
C'era talmente tanto silenzio che poteva sentire solamente il lieve rumore dei suoi passi.
Avanzò lentamente fino a che non raggiunse una seconda porta aperta, questa volta nel lato opposto del muro. Avanzò di scatto puntando l'arma all'interno, ma anche questa stanza era vuota. Si trattava di un piccolo bagno dall'aspetto piuttosto sporco. C'era una doccia, un gabinetto, ed un lavandino su cui vi era poggiato uno spazzolino ed un flacone di crema dopobarba.
Tyler uscì anche da quella stanza e proseguì il cammino lungo il corridoio. Restava una porta sulla destra, due sulla sinistra ed una infondo, proprio dritta davanti a lui. Si sporse oltre quella a destra, che scoprì essere la cucina. Vi era un tavolino circolare posto al centro, un banco con i fornelli ed il lavabo sul lato destro, ed un frigorifero su quello sinistro.
L'uomo tornò ancora una volta indietro e si diresse verso una porta posta sul lato opposto; questa, come quella infondo, era chiusa.
Poggiò la mano sulla maniglia, e la premette. La porta si spalancò verso l'interno, e ciò che si parò davanti agli occhi di Tyler era una scala che scendeva in quella che sembrava essere una cantina. Nonostante da lassù non riuscisse a vedere un gran che, Tyler notò le ampolle contenenti forse più di venti coppie di occhi. Probabilmente si trattava di affari ancora da concludere.
L'uomo piegò la bocca in un'espressione disgustata, e fece un passo lungo i grandini per scendere; ma proprio in quel momento, udì un rumore.
Anzi, non un rumore: un lamento.
Proveniva dalla porta infondo al corridoio.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now