CAPITOLO UNDICESIMO - parte 2

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Rouge strinse forte le mascelle tra i palmi delle mani.
Non poteva essere vero.
Non poteva aver ucciso Giusy.
Il solo pensiero la faceva impazzire. Non riusciva più a ragionare, aveva del tutto perso il controllo di se stessa.
Restò stesa a terra per un tempo indefinito, poi pian piano riacquisì lucidità.
"Calma, calmati" pensava. "Non può essere".
Infatti, i conti non tornavano. Seppur non potesse negare di aver ucciso anche diverse bambine nella sua orribile carriera di assassina, non poteva essere stata lei ad uccidere Giusy. Tyler aveva detto che sua figlia era morta dieci anni prima, ed ora Rouge ne aveva venti; la sua famiglia era stata uccisa quando aveva undici anni, ed il padrone le aveva concesso di uscire ad uccidere solo all'età di diciassette. Quindi, Giusy era stata uccisa quando Rouge aveva dieci anni, ed ancora una vita normale. Allora abitava a casa con i suoi amati genitori.
La ragazza sospirò lentamente e la sua mente si alleggerì, ma non riuscì comunque a sentirsi meglio: restava il fatto che lei fosse una delle maggiori complici del padrone.
Non poteva tornare da Tyler come niente fosse. Sapeva di averlo appena tradito, e con che faccia adesso sarebbe tornata da lui per farsi proteggere?
In preda al panico tornò ad alzarsi in piedi, e cercò la maschera per coprirsi il volto.
Ma non c'era.
Era rimasta a casa di Tyler, assieme ai guanti artigliati.
La ragazza si girò più volte su se stessa, spaesata. Senza la maschera e gli artigli si sentiva debole e spoglia; e adesso, più di ogni altra cosa, avrebbe voluto avere quegli oggetti con sé.
Scosse il capo e si impose di camminare, imboccando una piccola strada periferica. Doveva trovare un luogo nascosto ove sedersi e pensare.
Mosse velocemente le gambe magre lungo un marciapiede pieno di cartacce e mozziconi di sigaretta, e girò l'angolo. Poi scelse una delle vie che si trovò davanti, valutando quale di queste sembrasse meno frequentata, per poi proseguire il suo cammino.
Le faceva male la testa, come se venisse schiacciata da un grosso sasso, e lo sconforto che provava le rendeva difficile perfino sincronizzare il movimento delle gambe.
Cercò di respirare lentamente, e continuò ad avanzare lungo la via silenziosa.
Poi udì un rumore.
Un rumore che non aveva nulla a che fare con quello che Rouge aveva intorno.
Non era il clacson di una macchina.
Non era il rumore di una porta.
Non era lo sbattere di una finestra.
Non era la marmitta di una moto.
Era una voce. Una voce che non avrebbe dovuto udirsi lì.

-Cane!-.

Era la voce del padrone.
Rouge si girò di scatto, con il sangue gelato nelle vene. Fece appena in tempo a scorgere il volto dell'uomo, piegato in un ghigno di rabbia, prima di avvertire un forte colpo alla nuca e svenire.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin