2 - Ponente, 6 anni e 27 giorni fa (I)

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Agata fu svegliata dall'odore pungente del caffè. Si trattava senza dubbio dell'aroma della miscela dell'isola Termale. Dopo tre anni in dormitorio aveva imparato a riconoscere quale delle sue compagne di camerata stesse preparando la colazione a seconda degli odori. Caffè dell'isola Termale, Giuditta. Ciambelle alla banana, Astrid. Frittata di vongole, profumo di casa, Holly Dee. E così via.

Quella mattina Giudy era già in piedi e mangiucchiava sfogliando nervosamente un quaderno. Dal suo letto, accostato alla parete opposta, Agata aveva una visuale perfetta del tavolone: l'area della sala sotto la finestra era infatti la zona comune. Si tirò su e, come ogni mattina, lo sguardo le cadde sulla mappa di Levante appesa alla parete di fronte; sotto la cartina aveva incollato un secondo poster che confrontava le linee storiche dei due continenti.

La timeline di Ponente era una linea retta dalla preistoria all'epoca moderna, intervallata da una manciata di date significative. Quella di Levante, invece, si articolava in rami e sottorami, un albero che non accennava a ridimensionarsi. Appena sveglia, il rituale di Agata era sempre lo stesso: si avvicinava alla parete, chiudeva gli occhi, girava un po' di volte su se stessa e posava l'indice sul muro, aprendo poi gli occhi per vedere che punto del poster avesse toccato. Quel giorno si trattava di una data piuttosto recente sulla linea di Levante: nascita FSI.

Mentre si preparava Agata ripassò a mente tutto ciò che ricordava di quell'evento. La Fondazione Scientifica Internazionale era nata circa sessantacinque anni prima. Fondata da uno dei più grandi scienziati del secolo precedente, di cui si conosceva solo lo pseudonimo A-8Z8, l'associazione aveva l'ambizione di investigare qualsiasi fenomeno relativo alle leggi naturali che regolavano il mondo conosciuto.
La FSI aveva compiuto scoperte che avevano cambiato il corso della storia: tra tutte la più rilevante era stata sicuramente la prova dell'esistenza dell'energia vitale.
La sede principale della Fondazione era nella capitale di Levante; a Ponente c'era un gruppo di appena duemila persone dedicato a molteplici progetti di ricerca; quasi tutti, per ovvie ragioni, segretissimi.

***

Quando Agata si sedette al tavolone per fare colazione, gran parte delle ragazze era già in piedi: alcune stavano mangiando, altre finivano di prepararsi. Osservando i volti tirati e le espressioni spensierate era veramente facile intuire chi avesse già finito gli esami e chi ancora no.

«Qualcuno deve passare in segreteria a consegnare il progetto per gli extra-crediti?» domandò Agata sorseggiando il caffè. «Holly Dee?» aggiunse cercando la sua migliore amica. La maggior parte delle coinquiline si limitò a fissarla con uno sguardo eloquente: extra-che?

«Holly è andata a correre con Isaba» rispose una delle ragazze dal fondo della sala.

Quando Agata si decise a uscire, era già mattina inoltrata. Il sole caldo e accecante le ricordò che era il primo giorno d'estate e la ragazza, una volta entrata nel parco dell'università, approfittò del bel tempo per passeggiare un po' all'ombra delle chiome appesantite dai frutti prima di dirigersi verso gli uffici del dipartimento. Proprio sul sentiero che congiungeva la mensa alla segreteria centrale, Agata si imbatté in un corteo. Un chiassoso serpente di studenti procedeva lentamente; dalla sua posizione, la ragazza non riusciva purtroppo a sentire gli slogan provenienti dalla testa della coda. Mentre si faceva largo tra i manifestanti per superarli, riuscì a leggere alcuni dei cartelli: "FSI: furbastra setta internazionale"; oppure "FSI trasparente o via dal continente!"; e infine "Niente sperimentazioni umane? FSI dacci le prove!"

Era una manifestazione contro la FSI; già per la seconda volta, quella mattina, la Fondazione Scientifica Internazionale si insinuava tra i suoi pensieri e Agata la reputò una coincidenza alquanto bizzarra. Non aveva un'opinione vera e propria sul ruolo della prestigiosa organizzazione nella società. Indubbiamente le scoperte scientifiche mandavano avanti il progresso, non se ne poteva fare a meno; e l'accusa di fare sperimentazioni sugli esseri umani non era stata mai comprovata. Se avesse dovuto decidere con chi schierarsi, così su due piedi, avrebbe probabilmente preso le parti dell'associazione che aveva scoperto come curare ben ventinove malattie e non di una banda di studenti esaltati che aveva scelto proprio l'ultimo giorno della sessione d'esame per protestare.

Consegnò in segreteria sia il proprio progetto che quello che aveva preparato per Holly Dee. Non le pesava minimamente aiutare l'amica a guadagnare qualche extra-credito visto che ciò le dava l'occasione di approfondire un argomento in più. Holly Dee riusciva a sdebitarsi in mille modi; la loro amicizia funzionava in quel modo, fin da quando erano bambine, ed era perfetta così.

Lasciato il campus universitario, Agata decise di fare un giro in centro per cercare un vestito da indossare al primo appuntamento con Gregor. Ci avrebbe messo molto meno tempo a scegliere se Holly Dee fosse stata lì a consigliarla, ma l'altra era ancora sotto esame e così la ragazza si era rassegnata ad andare per negozi da sola.

Più di una volta, nel corso della giornata, ebbe l'impressione di essere seguita. Non le era mai successo prima, era come se qualcuno la osservasse da dietro ogni angolo. Gironzolò un po' a vuoto e finì per comprare uno spiedino di calamari ricoperto di salsa verde, porzione doppia, sul lungomare. Si sedette sulla staccionata che separava la strada pedonale dal bagnasciuga, lo sguardo puntato su un peschereccio in lontananza. Suo padre e sua madre erano probabilmente a bordo di un'imbarcazione simile proprio in quel momento; non li sentiva da settimane...

Fu in quell'istante che si accorse che qualcuno si era avvicinato. Si voltò perplessa e incontrò lo sguardo smarrito di un ragazzo dai tratti esotici. Il giovane aveva la carnagione olivastra e gli occhi a mandorla dei popoli di Levante. Gli occhi. Occhi di un colore simile non esistevano, neanche a Levante: erano di un blu intenso con scaglie ambrate e sembravano racchiudere la storia del mondo.

Il forestiero indossava l'abbigliamento tipico della Zona Montuosa: una camicia di seta blu con decorazioni dorate, una casacca smanicata di pelle di camoscio, pantaloni scuri e la vita fasciata da una fusciacca giallo oro. Era la prima volta che Agata si trovava faccia a faccia con un levantino e per la sorpresa scivolò giù dalla staccionata. Il ragazzo la sorresse afferrandola per le spalle e lei gli rovesciò una quantità imbarazzante di salsa verde sui vestiti.

«Ti sei fatta male?» chiese lui.

Agata si sorprese che dopo qualche settimana di studio già capisse il levantese. A pensarci bene, era più sensato che fosse lui a parlare il ponentese e non lei a capire una lingua di cui conosceva a malapena una ventina di parole.

«Parli il ponentese?» chiese seguendo il filo dei propri pensieri.

«No» rispose lui. «Mi dispiace di averti graffiato, non l'ho fatto apposta».

Agata guardò distrattamente dove lui l'aveva afferrata per evitare che cadesse e notò dei graffi superficiali su entrambe le braccia; non se ne curò perché stava ancora processando il fatto che lui non parlasse ponentese. Era dunque veramente lei a capire il levantese? Alzò lo sguardo e fissò dubbiosa il ragazzo di Levante.

«Ti ho trovata» disse lui lasciando andare un sospiro di sollievo. «Appena in tempo».

L'ultimo dei Draghi [completata]On viuen les histories. Descobreix ara