69 - Levante, 5 anni e 109 giorni fa (III)

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Il drago seguiva Utukur nei meandri della steppa; il soldato correva, mentre Tseren procedeva lentamente, acquattato nel terreno melmoso, voltandosi di tanto in tanto per controllare che nessuno li seguisse.

Aveva aperto le ali affinché Agata potesse finalmente respirare; la ragazza stranamente aveva smesso di attanagliare il suo collo squamato in una stretta disperata e Tseren si chiese se avesse preso confidenza con l'idea di cavalcare la sua forma di drago. Quello che prima era un pensiero ripugnante, portare in groppa un essere umano, ora gli riscaldava il cuore. Purché fosse lei.

Non era chiaro come Utu riuscisse a orientarsi con tanta facilità, il paesaggio pareva invariato da quando si erano allontanati dal campo di battaglia; quel giovane era davvero pieno di sorprese. Il soldato si fermò a prendere fiato e si tolse il mantello di cotta per porgerlo a Tseren, non aveva senso che l'altro continuasse a fuggire tramutato in drago, sarebbe stato solo più facile individuarli nella prateria.

Corsero a perdifiato per un tempo che ad Agata parve infinito, finché non raggiunsero la riva di uno stagno. Due struzzi ciclopi alti un paio di metri bevevano indisturbati l'acqua torbida, ma appena sentirono i passi dei nuovi arrivati fissarono due iridi lucide su di loro, scuotendo la lingua bagnata.

Lakitaii stava parlando con l'altro milite che sarebbe fuggito con loro, un uomo imponente tatuato sulla guancia alla maniera degli abitanti delle isole di Levante. Non appena li scorse, Kita accennò un applauso facendo tintinnare i bracciali che le ricoprivano le braccia. Non corse incontro al suo amante, mantenne i suoi modi pacati, ma non appena Utu fu abbastanza vicino lo baciò con passione e fece un leggero inchino verso Tseren e Agata, per indicare che era contenta che fossero anche loro sani e salvi.

«Cosa hai fatto alle mani?» Tseren afferrò i polsi della sua Ascendente per osservare meglio i palmi arrossati.

«È successo quando hai sputato fuoco, ero appoggiata al tuo collo e...» spiegò la ponentina mentre il Drago la guardava preoccupato.

«Ti fa molto male?» chiese ancora il ragazzo sentendosi in colpa; aveva sempre più l'impressione di non essere in grado di prendersi cura di Agata.

L'altra scosse il capo. Intanto Kita aveva raggiunto uno dei due struzzi e stava armeggiando con i bagagli.

«Fortunatamente ho portato alcuni impacchi medicinali, nell'eventualità che qualcuno si fosse ferito in battaglia» spiegò la donna e spalmò con delicatezza una pomata sulla pelle bruciata. La ponentina percepì immediatamente una sensazione di sollievo e ringraziò la nuova amica, chiedendo subito quali fossero gli ingredienti della sostanza curativa. Era curiosa di sapere se la medicina tradizionale della zona sabbiosa avesse qualcosa in comune con quanto imparato da Xhoán tra i monti di Levante.

Dopo le presentazioni, il gruppetto decise che sarebbe stato meglio non posticipare ulteriormente la partenza: dovevano allontanarsi rapidamente dal campo di battaglia, prima che Thuulun si rendesse conto che il nipote aveva disertato.

Il ragazzo Drago apprezzò che Utukur avesse deciso di condividere lo struzzo con il milite di nome Taupo, invece che con Lakitaii. Indossati un paio di pantaloni, aiutò la sua Ascendente a liberarsi dell'armatura e a salire dietro la levantina; poi partì di corsa al fianco dei due volatili.

Avevano cominciato a inoltrarsi nella zona stepposa e gli acquitrini si erano asciugati; le piante tipiche delle praterie avevano bisogno di poca acqua e abbracciavano tutte le tonalità del giallo, sottilissimi steli su cui si arrampicavano minuti fiorellini lilla, celesti e bianchi.

Dopo che si fu abituata al trotto martellante dello struzzo, Agata riuscì, per la prima volta da quando avevano lasciato il villaggio ai piedi del monte Ariun, a tirare un sospiro di sollievo. Non le sembrava vero, era fatta: si erano liberati del vecchiaccio.

Sicuramente Thuulun avrebbe sguinzagliato qualcuno del suo seguito, ma i loro nuovi compagni di viaggio non sembravano sprovveduti e sarebbe stato molto difficile per il colonnello scovarli nella vastità del continente. La ponentina allungò un braccio e lasciò che l'erba alta le solleticasse il dorso della mano.

Poco più in basso, vicinissimo, Tseren schizzava tra le piante ocra. Anche la sua era una corsa liberatoria. Erano successe talmente tante cose nel corso degli ultimi due giorni, che non c'era stato tempo per valutare le conseguenze: il segreto dell'esistenza dei Draghi, rimasto celato per secoli, era stato scoperto da un numero troppo grande di persone, e presto il fatto che a Levante esistesse una razza semi-umana sarebbe stato di dominio pubblico. E se ne esisteva una, potevano esisterne altre.

Tseren ripensò agli Gnomi nascosti nelle profondità delle Paludi, alla grande ricchezza che tenevano nascosta sotto le loro buffe cuffiette e alla poca fiducia che riponevano negli uomini. Sua madre gli aveva parlato di altre specie, creature dalle caratteristiche talvolta semi-umane che popolavano le leggende levantine. Sperò che la loro sventatezza non mettesse in pericolo altre popolazioni.

Raggiunsero finalmente un paesello fuori dalle tratte più battute e si fermarono lì la notte per far riposare le bestie.

Le poche anime che vivevano in quella comunità di pastori guardavano con diffidenza quel gruppetto insolito: una ponentina, un levantino delle montagne con gli occhi blu, un isolano, una donna del deserto sabbioso e un giovane il cui modo di parlare sembrava contaminato da tutti gli accenti di Levante.

Taupo si allontanò per dare da bere agli struzzi e i ragazzi decisero di fare il punto della situazione. Accesero un piccolo falò poco distante e si avvolsero nelle coperte di lana che avevano preso in prestito da una signora impietosita dal loro abbigliamento inadeguato alle temperature; erano vicini alla frontiera tra la zona stepposa e la zona degli altopiani e l'aria si era rinfrescata.

«Avete deciso dove andare, ragazzi?» chiese Utukur.

«Voi?» ribatté Tseren che non amava gli interrogatori.

«Ma nella capitale, ovviamente!» Fu Lakitaii a rispondere. «Non c'è posto migliore dove sparire: tra migliaia di persone che non sono minimamente interessate al prossimo!» rise la donna.

«È proprio così, la gente neanche ti guarda in faccia» confermò il giovane soldato, «Tra l'altro, è la città dove ho più contatti, per noi è il luogo giusto dove cominciare una nuova vita».

«Stavolta insieme» precisò Kita facendo passare la mano lungo la nuca e tra i capelli del compagno. Lui parve gradire quel gesto e le sorrise furbescamente.

Il Drago e l'Ascendente si scambiarono uno sguardo eloquente. E loro? Dove si sarebbero stabiliti? Abitare nei pressi del monte Ariun era fuori discussione, sarebbe stato il primo posto dove Thuulun li avrebbe cercati, ma Xhoán era lì e chiarirsi con il padre era al momento la priorità per Tseren.

«Non sembrate molto decisi» esordì di nuovo Utu. «Perché non venite con noi nella capitale? Temporaneamente. Siamo solo a un paio di giorni di cammino e una volta lì almeno potrei darvi qualche soldo... Ho il sospetto che siate completamente al verde. Inoltre da lì ci sono collegamenti veloci per tutte le zone di Levante, se ci dovesse essere un posto che avete premura di raggiungere prima di Thuluun...»

«Non abbiamo bisogno di soldi!» intervenne immediatamente Tseren. Accettare denaro dagli altri non era mai stato un problema per lui, ma con Utukur era diverso. Al suo fianco si sentiva perennemente un ragazzino incapace di cavarsela da solo, nonostante avessero pressappoco la stessa età. Ed essere trattato in quel modo davanti ad Agata era un'umiliazione difficile da mandare giù.

«Non sto pensando a chissà quanti soldi, Tseren. Un gruzzolo per proseguire il viaggio... Oppure potreste lavorare nella capitale per un po' e mettere da parte qualcosa».

Agata valutò la proposta di Utukur, non le sembrava una cattiva idea e poi la possibilità di visitare la capitale di Levante l'allettava molto, sognava di passeggiare nei bazar colorati e assistere agli spettacoli a cielo aperto praticamente da sempre. Era così vicina, perdere quell'occasione le sarebbe dispiaciuto da morire.

«Agata, decidi tu» disse infine il Drago guardando serio la sua Ascendente; si era ripromesso di assecondare i suoi desideri e quello gli parve un buon momento per cominciare a farlo.

L'ultimo dei Draghi [completata]Where stories live. Discover now