71 - Levante, 5 anni e 105 giorni fa (II)

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«Che razza di gioco è?» sbottò Taupo, che di giochi se ne intendeva.

«Beh lo chiamiamo gioco, ma è più un momento di riflessione, un modo per conoscerci meglio. Ci aiuta a capire qualcosa di noi stessi e delle persone con cui viviamo» rispose uno dei ragazzi che non aveva ancora parlato.

«Appunto, non è un gioco» precisò l'isolano sbuffando.

«Pifeii, qui,» e Zaafat indicò il giovane con gli occhiali, «ha appena condiviso con noi che il suo desiderio più grande è che la FSI trovi una cura per la malattia che gli sta portando via la vista».

«Spero i vostri desideri siano un po' più allegri!» rise forzatamente Pifeii e, tolte le spesse lenti, mostrò loro che la pupilla dell'occhio destro era quasi sparita del tutto.

«Mi dispiace che la tua patologia continui a peggiorare, Pif» disse Utukur scuotendo il capo. L'altro lo guardò a lungo in silenzio.

Si sentiva un vociare soffocato provenire dalle altre stanze della casa, chissà quante persone vivevano in quella comune. Ad Agata venne spontaneo paragonarla al suo dormitorio accogliente, nel capoluogo della zona costiera di Ponente; ripensò a com'era stato tutt'altro che facile abituarsi al ritmo di vita di altre sette persone. C'era chi si svegliava presto la mattina e chi invece era un animale notturno; chi amava cucinare anche per le altre e chi saltava i pasti senza farsi troppi problemi; chi amava ripetere per gli esami a voce alta e chi aveva bisogno di silenzio... Quanto le mancavano quei momenti di tranquillità seduta accanto al camino, quando l'unica preoccupazione era preparare l'esame successivo.

«Allora, chi vuole cominciare?» chiese Zefaat per risollevare gli animi, e prevedibilmente si rivolse a Latikaii, alla quale aveva rivolto più di un'occhiata astiosa.

«Comincio io?» sorrise l'altra, quella ragazzina molto più giovane di lei stava forse cercando di metterla in difficoltà? Ridicolo. «Vediamo... Il mio desiderio più grande, oggi, è possedere la vita eterna».

«Non devono essere desideri realizzabili?» intervenne Agata, convinta di aver frainteso qualcosa.

«E chi dice che il mio non lo sia! Non avete sentito i pettegolezzi sulla FSI?» ribatté Kita facendo ondeggiare la frangia.

«Se non riescono a curare la mia malattia, figurarsi se hanno veramente trovato la ricetta per la vita eterna! Sono tutte stupidaggini» commentò Pifeii spingendosi gli occhiali sul naso.

Tseren masticava la glassa appiccicosa, osservando con sospetto quel gruppo bizzarro di persone. Come al solito si sentiva fuori posto e non capiva cosa ci fosse di interessante nell'ascoltare le lagne di un gruppo di sconosciuti. O a condividere le proprie. Forse non avevano niente di meglio di fare oppure era lui che, essendo cresciuto digiuno di momenti sociali, non coglieva il senso di quella chiacchierata serale.

«Bando alle ciance, e tu che cosa desideri oggi, affascinante isolano?» ridacchiò Zefaat rivolta a Taupo.

L'altro si passò la mano sul tatuaggio tribale che svelava la sua provenienza a chiunque conoscesse un po' le usanze di Levante. «Avere talmente tanti soldi da non poterli mai perdere tutti» rispose senza un attimo di esitazione.

«Perdere come?» fu l'altra ragazza a intervenire, una levantina dal fisico muscoloso.

«Abbiamo un giocatore d'azzardo tra noi, non è evidente?» si intromise l'uomo seduto al suo fianco, grattandosi la folta barba castana.

«Tocca a me!» Zefaat fece cenno ai due amici di farla finita, non era il caso di mettere il dito nella piaga. «Quello che più desidero, in questo periodo, è diventare professoressa di ruolo all'università. Le selezioni sono tra una settimana» spiegò guardando intensamente Utukur, «E adesso che Utu è qui, sono sicura di avere qualche chance in più!»

Proprio in quel momento alcune persone si fermarono a discutere di fronte alla porta di ingresso alla casa. «Ecco che ci risiamo» commentò Pifeii alzando gli occhi al cielo.

Una voce femminile esageratamente acuta stava accusando un uomo di averle mentito e le recriminazioni furono seguite da singhiozzi e urla disumane. La zuffa si spense poco dopo, repentinamente come era iniziata, e otto paia di occhi fissarono curiosi Agata, in attesa che la ponentina condividesse con loro le sue aspirazioni più profonde.

Non appena aveva sentito in cosa consistesse quel gioco, un pensiero aveva attraversato fulmineo la sua mente. Sapeva bene cosa desiderava più di ogni cosa al mondo, lo desiderava da mesi, ma mai e poi mai avrebbe ammesso di fronte a quel gruppo di sconosciuti di essere innamorata di Tseren. Quello che provava diventava ogni giorno più totalizzante, tanto che quando erano soli non faceva altro che rimuginare sulla speranza che il Drago potesse, un giorno, ricambiare i suoi sentimenti.

«Il mio desiderio...» esordì arrossendo lievemente, «È poter visitare tutte le zone di Ponente e Levante» concluse abbassando lo sguardo.

«Sono sicura che ne vale la pena!» le sorrise Latikaii, con l'aria di aver capito che c'era ben altro nel cuore della ponentina. «È il tuo turno, Tseren. Sarebbe molto romantico se il tuo desiderio fosse uguale a quello di Agata...»

«Se Agata vuole visitare tutte le zone dei due continenti, le visiteremo. Abbiamo un sacco di tempo a disposizione» rispose l'altro alzando le spalle.

L'Ascendente si stupì che Tseren si fosse degnato di rispondere alla frecciatina della donna. «Il mio desiderio è semplicemente avere una vita normale» aggiunse il Drago.

«La tua vita non è normale, ora?» domandò Zefaat.

«Decisamente no!» ridacchiò Kita.

Questa volta fu Utukur a intervenire, non gli piaceva la piega che la conversazione stava prendendo e si era accorto degli sguardi allarmati di Agata.

«Come si può avere una vita normale quando si è il nipote di uno dei personaggi più in vista di Levante? Adesso che ti sei liberato del fardello della tua identità, Tseren, vedrai che il tuo desiderio non è affatto irrealizzabile» e con uno sguardo eloquente intimò a Latikaii di non incuriosire oltre Zefaat. «Sono rimasto solo io, quindi» aggiunse.

Agata moriva dalla voglia di sapere quale fosse il desiderio più grande di Utukur. Forse tornare all'università? O magari vendicarsi del padre?

«Vorrei poter rivivere tutto dall'inizio. Tutta la mia vita» disse infine l'erudito levantino.

Era un desiderio irrealizzabile quanto l'immortalità di Latikaii, e fu proprio la sua compagna la prima a parlare.

«Faresti scelte diverse?» domandò la donna. Utukur si voltò a guardarla, ma il suo sguardo la trapassò come se l'altra non fosse neanche lì. L'espressione solitamente trasparente di Utu era una maschera indecifrabile. Cosa scuoteva a tal punto il suo animo?

«No, farei esattamente le stesse scelte. Ma con la giusta consapevolezza» rispose infine.

Quel commento era criptico tanto quanto il suo desiderio e nessuno se la sentì di indagare.

***NOTA***
E voi che fareste se vi ritrovaste nella stessa situazione? Condividereste i vostri desideri più profondi con degli sconosciuti (tanto sono degli sconosciuti!) oppure vi inventereste qualcosa di abbastanza credibile?

Anzi, facciamo una prova: qual è il vostro desiderio più grande, oggi?  ;)

L'ultimo dei Draghi [completata]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ