67 - Levante, 5 anni e 109 giorni fa (I)

3.9K 512 233
                                    

Con estrema difficoltà, Jiek aiutò la giovane ponentina a infilare l'armatura. Non riusciva a capire come mai volesse a tutti costi scendere sul campo di battaglia, né tanto meno perché si fosse impuntata per indossare quel vestito elegante sotto la cotta di maglia di acciaio intrecciato. Con i suoi soliti modi saccenti, la ragazzina si era limitata a dire "è il mio abito portafortuna" chiudendosi il gilet di pelle scamosciata con una spilla a forma di drago.

Il colonnello Thuluun si era dimostrato ancora una volta pieno di risorse, era sparito per più di un anno, senza degnarsi di dare mezza spiegazione, ed era tornato con una sorpresa simile: un nipote mezzo uomo mezzo drago. Il vecchio mercante era davvero un uomo eccezionale agli occhi di Jiek, un condottiero e un modello di vita come pochi.

Agata era infastidita dalla lentezza dello "schiavetto personale del vecchiaccio", come lo chiamava tra sé e sé. Spesso quel soldato esageratamente servile, quando non era occupato a rigurgitare falsità, si imbambolava, perso in chissà quali voli pindarici della sua mente. Il suo pensiero fisso era probabilmente inventare nuovi modi per adulare Thuluun.

«Siamo pronti, signorina Agata» sibilò infine l'uomo e fece un passo indietro per ammirare l'opera.

L'Ascendente si sentiva ridicola e tutto il tempo della vestizione aveva guardato di sottecchi Tseren, che invece pareva alquanto divertito dallo spettacolo del goffo inserviente che si arrabattava per far entrare la ponentina in quella veste chiaramente disagevole. D'altro canto la sicurezza veniva prima di tutto; se avesse potuto, Tseren avrebbe rinchiuso Agata direttamente in una palla di ferro da tenere legata al collo, per essere certo che nessuna freccia la raggiungesse. Si era dovuto però accontentare di quell'abbigliamento grottesco che gli uomini indossavano per andare in battaglia.

Il Drago non riuscì a trattenere un altro ghigno nel vedere Agata sollevare faticosamente i piedi per muoversi e si alzò, pronto ad afferrarla al volo qualora fosse inciampata. La sua Ascendente era instabile già in condizioni normali, quell'ulteriore difficoltà rendeva i suoi passi, se possibile, ancora più vacillanti.

Avevano deciso di accettare l'offerta di Utukur e della sua amante Lakitaii. L'idea era approfittare del loro piano per fuggire, ma, una volta lontani dall'accampamento militare, ognuno sarebbe andato per la propria strada. Un altro soldato disertore si sarebbe unito alla fuga: un amico di Kita che aveva contratto un po' troppi debiti di gioco nell'accampamento. A Tseren non piaceva l'idea di mettersi nelle mani di tre perfetti sconosciuti, ma sapeva che rimanere ancora accanto a Thuulun era troppo rischioso. Si sentiva a tutti gli effetti un burattino nelle mani del mercante, la sua astuzia diabolica intesseva di giorno in giorno una rete appiccicosa da cui sarebbe stato sempre più difficile liberarsi.

**********

Agata si fissò le ginocchia ricoperte di quel materiale freddo, chiedendosi se le gambe avrebbero retto. Una volta che furono all'aria aperta, nel vedere attorno a sé quei soldati tutti uguali nelle loro armature pesanti, si ripromise che non si sarebbe mai più messa in una situazione simile. Pensò alla sua famiglia: i genitori che ignari calavano le reti come ogni giorno, il battibeccare della nonna e della zia, le risate isteriche dei fratellini quando i pescetti sgusciavano loro dalle mani. Chissà come stavano Holly e Greg, cosa avrebbe dato per trascorrere un pomeriggio con loro e vedere quanto erano perfetti insieme.

Che cosa avrebbero detto i suoi cari se avessero saputo che era in procinto di rischiare la vita? Una serie di decisioni impulsive, dettate prevalentemente dai suoi sentimenti per Tseren, l'aveva condotta a quel momento. Lontana da casa e invischiata in una faccenda più grande di lei, qualcosa che a Ponente le sarebbe costato una pena pluriennale, almeno dieci lustri in carcere. Il solo pensiero di prendere parte ad atti bellici era infatti considerato un tradimento nei confronti della legge cardine del continente: la pace. Perché, al di là delle montagne, la pace era una vera e propria legge.

Il drago blu le appoggiò il muso su una spalla, soffiandole tra i capelli. L'Ascendente rispose a quel gesto di incoraggiamento accarezzandolo tra gli occhi e si guardò intorno. Nessuno aveva il coraggio di accostarsi, ma anzi i soldati nelle vicinanze, già in posizione di attacco, sembravano preoccupati dalla bestia accucciata tra i loro ranghi tanto quando dai nemici, i cui stendardi emergevano dall'erba della steppa.

Senza un motivo preciso, il silenzio calò improvvisamente sul battaglione e subito dopo anche i rumori distanti si ammutolirono, incluso il brusio dell'esercito alleato della Setta, un vociare agitato portato dal vento.

In quel silenzio tombale, Agata cercò di aggrapparsi a qualche memoria felice, qualcosa che le desse il coraggio per affrontare la paura. I ricordi della sua vita a Ponente le sembravano lontani, offuscati, e così ricostruì nella propria mente un'immagine più recente. L'erbetta brillante punteggiata di fiorellini gialli adornava il pavimento delle montagne; era seduta sulla pietra tiepida, intenta a rimestare gli ingredienti della medicina per il mal d'ossa, mentre, al suo fianco, Tseren sonnecchiava placidamente. Xhoán, poco distante, strimpellava una melodia malinconica.

Sarebbe voluta essere lì, nel villaggio ai piedi del monte Ariun, insieme allo sciamano eremita, a Kheni, a Oyun, a Nara. Sperava di rivederli un giorno, sperava con tutta se stessa che il tentativo di fuga andasse a buon fine e che il tempo l'avrebbe aiutata a dimenticare quello cui avrebbero assistito di lì a poco.

Il lamento di un corno si propagò nell'aria pesante delle paludi, risuonò con vigore lungo quella striscia di terra morbida che segnava il confine con la zona stepposa. E poi un altro corno e un altro ancora, come a rincorrersi. Erano gli olifanti dei due eserciti che facevano a gara a sopraffarsi, così come sarebbe accaduto di lì a poco tra le milizie.

Utukur aiutò Agata a salire in groppa al drago e non appena l'Ascendente si accomodò alla base del collo, Tseren le chiuse attorno le ali, in una posizione che doveva essere per lui alquanto scomoda.

Dalle sottili fessure create tra le ali e la nuca ricoperta di scaglie, la ponentina poteva vedere qualcosa, ma presto preferì chiudere gli occhi di fronte alla violenza con cui le frecce si conficcavano nei corpi dei soldati vicini. La facilità con cui quegli uomini si strappavano la vita a vicenda la disgustava profondamente. E così, sotto le palpebre serrate, Agata scelse di vedere di nuovo le montagne di Levante che si stagliavano pure e sicure nel cielo terso.

L'ultimo dei Draghi [completata]Where stories live. Discover now